ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 28 maggio 2011

Vento dello Spirito? o dell'alcool?


Svolta nei rapporti tra Vaticano e islam. In Libano il primo raduno tra vescovi e imam

Un vento nuovo soffierà presto sulla bonaccia dei rapporti tra Vaticano e islam. Se fino a oggi la diplomazia della Santa Sede ha faticato, a causa principalmente dell’inafferrabilità dell’interlocutore islamico – il cardinale francese Jean-Louis Tauran, diplomatico di razza, molto preparato soprattutto circa i risvolti sociali, politici e culturali del medio oriente, ha canali aperti al Cairo con l’antica Università Al-Azhar ma ne ha pochi altrove – da domani potrebbe iniziare un percorso diverso, grazie all’iniziativa di monsignor Béchara Boutros Raï, nuovo patriarca di Antiochia dei maroniti e cioè dell’unica chiesa orientale sempre rimasta fedele a Roma.

CHIESA E PEDOFILIA:

 LA PUNTATA DI MATRIX (VIDEO INTEGRALE)


La puntata di Matrix dedicata alla Chiesa ed alla pedofilia. Via Raffaella blog. Molto approfonditi i commenti:

http://www.video.mediaset.it/video/matrix/full/228136/chiesa-e-pedofilia.html#tf-s1-c1-o1-p1

venerdì 27 maggio 2011

Primavera dello Spirito?

Il “golpe” che ha cambiato il volto della Chiesa Cattolica mediante il concilio Vaticano II...

IL GOLPE TACIUTO

Interessante articolo da leggere con attenzione....
Il “golpe” che ha cambiato il volto della Chiesa Cattolica mediante il concilio Vaticano II, non è stato il frutto di un’improvvisazione, ma l’esecuzione di un progetto elaborato nei secoli passati da determinate società segrete.

giovedì 26 maggio 2011

Fra moglie e marito....

MERCOLEDÌ 25 MAGGIO 2011

Vi dichiaro marito e marito


Senza bisogno di commento. Ovviamente era in passato ospitata in una chiesa cattolica di Milano............ su gentile concessione della Curia milanese

lunedì 23 maggio 2011

Se fosse serio si dimetterebbe!

A Genova in Curia sapevano del Prete orco ma non fecero nulla, i responsabili siano cacciati con ignominia a qualsiasi livello essi siano...

don Riccardo Seppia e Cardinal Angelo Bagnasco...

Dopo lo scandalo del prete pedofilo: "Insidiò i miei figli 17 anni fa, ma la Curia ignorò tutto"

Il nome di don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente in carcere da dieci giorni con l’accusa di abuso su minore e cessione di stupefacenti, era già stato scritto nei fascicoli della procura di Genova. La denuncia di un medico: "Don Seppia li tempestava di telefonate e frasi oscene"

 di Giulia Guerri

Don Bosco sarebbe contento?

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P. Herman Spronck sdb (al centro)
Dopo il caso di don Seppia di Sestri Ponente accusato (in ordine crescente, ai nostri occhi, di gravità delle colpe), di spaccio di cocaina, pedofilia e satanismo, pensavamo di non poterci più stupire di nulla.

venerdì 20 maggio 2011

come si dice: Dio li fa e li accompagna .....

Benedetto XVI elegge consultore del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione l'eretico Kiko Arguello, fondatore della setta Neocatecumenale...

 Benedetto XVI con i fondatori della setta eretica Neocatecumenale...

Novus orror missae


NOVUS ORDO MISSÆ Studio critico di Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira... (scaricabile in pagina NOM)

 
Il 10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori protestanti che hanno collaborato all'elaborazione delNovus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: ...Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della fede”)... (cfr. R. Coomaraswamy, Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici...

“... adesso si ha la sensazione che sia 
la traduzione di un servizio protestante”(J. Guitton - 1998)

Domandiamo: Jean Guitton, considerato il “più grande filosofo cattolico del seculo XX”, amico intimo di Paolo VI, presente nel concilio Vaticano II e l’unico laico che, in tutta la storia della Chiesa, ha avuto il diritto di parlare in un concilio, Guitton, nella sua critica alla “Nuova Messa” di Paolo VI, ha affermato, o no, una verità?    

mercoledì 18 maggio 2011

lavorare sotto..

 

Una inquietante eterogeneità dei fini emerge dal Convegno Summorum Pontificum del 13-15 maggio scorso


Ieri 16 maggio Zenit pubblica, con il titolo La missione della liturgia antica nel futuro della Chiesa, un articolo le cui sottolineature hanno evidenziato le storture che avevo già colto negli interventi dei relatori ricordati. Vengono citati i curiali: Canizares, Koch, Pozzo aggiungendo Aillet e neppure nominati i veri tradizionali: Schneider e

martedì 17 maggio 2011

Alèppe?

Wojtyla
di Massimo Fini - 16/05/2011   Fonte: Massimo Fini [scheda fonte] 



http://www.ilfoglio.it/media/uploads/wojtyla(2).png

Oggi Papa Wojtyla viene beatificato a soli sei anni dalla sua morte. Un caso unico nella storia della Chiesa che in queste faccende è sempre stata tradizionalmente cauta. Il popolo lo voleva 'Santo subito'.
Ma trascorso lo spirito dell'epoca, avido di fretta, di 'eventi', di spettacolo, io credo che Giovanni Paolo II passerà alla storia come il Papa che ha rischiato di distruggere ciò che resta della Chiesa cattolica e del senso del sacro in Occidente. E questo è, in apparenza, doppiamente paradossale.

lunedì 16 maggio 2011

Maggiori & Minor(at)i ?

Il Papa, scandalosamante, incontra in Vaticano la setta massonica del “Beni Berith”... Oramai non ci sorprendono più...

giovedì 12 maggio 2011

Giovanni Paolo II, beato?



Passi dal libro che, con questo titolo, è stato pubblicato in francese dalle edizioni Clovis
(Abbé Patrick de La Roque, Jean-Paul II, doutes sur une béatification, Clovis, 200 p. – 14 € (+ port).
Commande en ligne : 
www.clovis-diffusion.com)

Tratto dal n° 234 (7 maggio 2011) di 
DICI   
agenzia della Fraternità San Pio XSi veda la prefazione a questo libro, scritta da Mons. Bernard Fellay
Nota della redazione di DICI: L’opera “Giovanni Paolo II, dubbi su una beatificazione”, contiene quasi 400 note a pie’ di pagina. Per mancanza di spazio, in questi passi che riportiamo non abbiamo potuto includere le note relative, tranne due.
Per poterle leggere tutte, bisognerà rifarsi al testo.
I – Giovanni Paolo II e la virtù di fede (introduzione al cap. I)1)».
Lungi dal concludere in maniera affermativa, si è costretti a constatare che Giovanni Paolo II si è comportato diversamente. In effetti, le sue dichiarazioni in materia di fede, su tutti questi punti e in ciascuno di essi, a più riprese si sono rivelate ambigue, anzi equivoche. Inoltre egli ha reinterpretato il linguaggio della fede in molti domini, per dare un senso nuovo alle parole antiche. Così è difficile dire che nel suo insegnamento abituale Giovanni Paolo II sia stato un custode e un promotore eroico dei dogmi di cui la Chiesa ha il deposito. Non si è posto lui stesso come pioniere alla ricerca di nuove vie? Ora, si verifica che in questa ricerca molte delle sue asserzioni pongono dei gravi interrogativi alla fede cattolica.
Senza pretendere di fare un computo esauriente – lavoro che supera il quadro di questo studio – si tratta semplicemente di mettere in evidenza alcuni dei gravi interrogativi sollevati dall’insegnamento di Giovanni Paolo II, sufficienti da soli a rimettere in causa una supposta eroicità in materia di fede. Dunque, trattando di volta in volta del modo in cui Giovanni Paolo II ha parlato dell’estensione della Redenzione, del battesimo e del peccato, le pagine che seguono non intendono racchiuderlo in un sistema eterodosso, col rischio di essere ingiusti, semplicemente esse mettono in evidenza i gravi errori veicolati dal suo insegnamento abituale – anche se peraltro gli è capitato di ricordare una volta o l’altra l’opposta verità.

II – Giovanni Paolo II e la virtù della speranza (conclusione del cap. II)

Trascurando ciò che egli ha chiamato la dimensione divina della Redenzione, Giovanni Paolo II, per ciò stesso, si è allontanato dalla dimensione teologale della speranza. Invece di farsi messaggero dell’eterna beatitudine che è la buona novella del Vangelo, invece di assumere come criterio di giudizio e di governo questa visuale di eternità, Giovanni Paolo II ha assunto come asse fondamentale del suo pontificato un’altra speranza. Centrata su ciò che egli ha chiamato la dimensione umana della Redenzione, questa speranza ha per oggetto l’edificazione della civiltà dell’amore, per mezzo la preghiera considerata come sentimento religioso – con le conseguenze delle religioni prese nella loro pluralità e della libertà religiosa – per motivo la speranza nell’uomo.
Questa civiltà dell’amore, altrimenti detta unità della famiglia umana di quaggiù, fu il motore delle sue grandi decisioni pontificali. È per questo motivo che Giovanni Paolo II, con una volontà personale molto accentuata, ha voluto riunire tutte le religioni ad Assisi, allo scopo di valorizzare la preghiera di ognuno; è per questo motivo che in seguito ha sviluppato con insistenza, e spesso contro il parere della Curia, ciò che egli chiamava «lo spirito di Assisi». Egli l’ha fatto specialmente attraverso il sostegno costante offerto all’associazione “Uomini e Religioni” della comunità Sant’Egidio. Ed è ancora questo motivo che costituì, secondo le sue stesse parole, la ragione principale di tanti dei suoi viaggi; a titolo d’esempio, citiamo il suo primo viaggio in Francia, i suoi spostamenti in Polonia, a Cuba, in Cile, o ancora la sua visita agli indios di Cuilapan, ecc. Con lo stesso spirito Giovanni Paolo II non ha esitato a chiamare “pellegrinaggio” – quindi a sacralizzare – certe pratiche che avevano al centro solo l’uomo: così, per esempio, si è portato in “pellegrinaggio” ad Auschwitz, al memoriale di Hiroshima o sulle tracce del passato spirituale dell’India. Allo stesso modo, egli ha considerato con insistenza come un “pellegrinaggio” ogni iniziativa di pace fatta nello “spirito di Assisi”. È andato anche in “pellegrinaggio” sulle tracce dell’eredità spirituale di Lutero o sui passi di Mahatma Gandhi. Ed è sempre in conformità che quella speranza che era la sua che il Papa ha proposto al mondo certi modelli di uomini, sia che questi condividessero con Giovanni Paolo II il suo ideale – si pensi per esempio a Mahatma Gandhi o a Martin Luther King – sia deformando delle figure cattoliche per presentarle principalmente sotto questo aspetto. In un certo senso si potrebbero ricordare come esempio le morti di Edith Stein o di Massimiliano Kolbe o anche la figura del cardinale Wyszynski. Egli ha anche ridefinito profondamente la stessa nozione di martirio, per estenderla ad ogni persona che veniva uccisa, non tanto dall’odio per Cristo, quanto dall’odio per l’uomo o per la libertà religiosa. Egli ha considerato come martiri i milioni di esseri umani morti nei campi di concentramento o vittime della Shoah o anche ad Hiroshima, tanto da far comporre un martirologio ecumenico in occasione del giubileo del 2000.
Questi pochi fatti, presi tra i tanti, mostrano l’asse fondamentale di un pontificato e il tipo di speranza che ne fu la trama. Ora, questa speranza, lungi dall’essere la speranza teologale, la sola degna dell’appellativo di virtù, si oppone in molti punti agli stessi fondamenti di quest’ultima. Lungi dall’essere teologale nel suo oggetto o nei suoi mezzi, lo è ancor meno nella sua motivazione. Credendo di basarsi su una antropologia teocentrica, Giovanni Paolo II ha invece assunto come fondamento l’immanenza vitale condannata dal Papa San Pio X, così che una tale speranza, che certo ben difficilmente sfugge alla condanna pronunciata dal profeta Geremia - «maledetto l’uomo che confida nell’uomo» (17, 5) – non può essere offerta come esempio al popolo cristiano. In questa ottica, beatificare Giovanni Paolo II  significherà, non dare per modello la virtù, ma promuovere un’utopia.

III – Giovanni Paolo II e la virtù della carità (introduzione al cap. III)

Nel suo trattato sulle beatificazioni e canonizzazioni, il Papa Benedetto XIV spiega quali sono i segni richiesti per stabilire che un servitore di Dio ha praticato la carità verso il prossimo in maniera eroica. La carità eroica presuppone innanzi tutto la carità comune e questa si esprime praticando le opere di misericordia corporale e spirituale. Tra i segni della misericordia spirituale si notano i seguenti: correggere coloro che sono nell’errore e riportarli sulla via della salvezza; aver cura della salvezza delle anime e desiderare per queste i mezzi di salvezza che desideriamo per noi stessi. La carità eroica consiste nel compiere queste opere prontamente, facilmente e senza resistenza, con gioia, non una volta tanto, ma spesso, anche se le circostanze rendono difficile il loro compimento.
Ora, la pastorale di Giovanni Paolo II non permette di intravedere questo vero zelo missionario. La sua attitudine all’interno del dialogo ecumenico e interreligioso, lungi dal manifestare una carità applicata alle opere di misericordia spirituale, si rivela essere molto diversa dal comportamento che ha mostrato Nostro Signore Gesù Cristo: « se Gesù è stato buono con gli smarriti e con i peccatori, non ha rispettato le loro convinzioni erronee, per quanto sincere sembrassero (
2)». In effetti, Giovanni Paolo II ha manifestato troppo spesso il suo rispetto per i punti di dottrina sui quali i suoi interlocutori ecumenici si opponevano alla fede cattolica. Per di più, lungi dal ricordare loro, con tutta la delicatezza richiesta, la necessità della fede cattolica per essere salvati, egli ha spesso accantonato il messaggio della Chiesa, l’ha perfino deformato. La sua “carità”, dunque, non fu quella della verità e per ciò stesso essa si opponeva anche alla carità comune.
Visto che sarebbe lungo illustrare questo aspetto in ciascuna delle relazioni extra ecclesiali di Giovanni Paolo II, qui ci soffermeremo, a mo’ d’esempio, solo sulle relazioni col giudaismo. Questo esempio è emblematico per due ragioni: innanzi tutto perché si è trattato di uno dei dialoghi maggiormente sviluppati da papa Wojtyla – forse in ragione della sua esperienza personale – e per ciò stesso quello sul quale forse si è maggiormente espresso; poi perché, in ragione stessa del rapporto che il giudaismo mantiene con la Scrittura, sarà più facile constatare se il defunto papa, in forza di questa stessa Scrittura, abbia esercitato la carità della verità o, al contrario, ha messo la lucerna sotto il moggio.

NOTE
– Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus,  DzH 28022 – San Pio X, Lettera Notre charge apostolique, 42
Giovanni Paolo II, beato?
 

João Paulo II: o beato, o superhomem e o místico

Giovanni Paolo II,
il beato, il superuomo e il mistico

di
Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa

  
La grancassa pubblicitaria, il frastuono mediatico, il gran successo d’affari intorno alla beatificazione di Giovanni Paolo II non riescono a nascondere il fatto che una considerevole parte di cattolici (tra i pochi che ancora mantengono integra la fede e la sana dottrina) è sconcertata dalla elevazione alla gloria degli altari di un papa che nel corso del suo lungo pontificato non ha tenuto in debito conto la bimillenaria tradizione della Chiesa, cambiando completamente il modo d’agire della Chiesa, principalmente in ciò che riguarda il rapporto con le false religioni.
1).

Per finire, devo dire che scrivendo queste righe so di correre il rischio di essere tacciato da antipatico e presuntuoso, ma lo faccio per adempiere ad un dovere di coscienza, nella speranza che la Chiesa, riscoprendo il cammino della sua autentica tradizione, condanni l’ecumenismo filantropico massonico, combatta per il Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, torni a fecondare la società civile con la costituzione di solide famiglie e si possa celebrare tutto quello che ha fatto di buono il Papa Giovanni Paolo II, mentre tutto quello che ha fatto di cattivo venga dimenticato e affidato alla misericordia divina, di cui tutti abbiamo somma necessità.

Annapolis (Brasile), 2 maggio 2011.
Solennità di San Giuseppe Artigiano


(
1) Bernard Bartmann, Teologia Dogmatica, v. 1, p. 68-70, Paulinas, 1962. – (In italiano: Manuale di teologia dogmatica, 3 voll., Alba, Ediz. Paoline, 1949, 1952, 1956, 1962).

lunedì 9 maggio 2011

Wojtyla sacro show

Wojtyla sacro show. Così l’ex maestro delle cerimonie (Marini Piero) svela che era il Papa polacco a volere tutte quelle novità
7 maggio 2011 -

Nella curia romana di Karol Wojtyla monsignor Piero Marini non è stato semplicemente il maestro delle cerimonie pontificie. E’ stato il continuatore di una scuola che negli anni del post Concilio ha riformato al liturgia spingendola oltre i canoni e le regole dell’antica tradizione. In sostanza quanto iniziò il padre lazzarista Annibale Bugnini sotto Paolo VI, Marini continuò nell’era del Papa polacco.

La coppia

Alcune sentinelle del Concilio pubblicano (o pubblicavano? Dopo la retromarcia sul risorgimento tutto è possibile…) articoli e libri per difendere la storia Chiesa dalle accuse mosse dagli anticlericali. Tuttavia si guardano bene di smentire uno dei più audaci accusatori della storia del cattolicesimo, Giovanni Paolo II, che coi suoi mea culpa ha portato acqua al mulino delle logge e di tutte le congreghe anticattoliche. In vista della “beatificazione” di G.P.II fortemente voluta da Benedetto XVI, segnaliamo un articolo del vaticanista Luigi Accattoli, che presenta ovviamente in modo positivo il pensiero wojtyliano.
La “purificazione della memoria” da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, di Luigi Accattoli (conferenza tenuta il 6.06.2007 al Policlinico Gemelli di Roma)
 Gli atti di “purificazione della memoria” compiuti da Giovanni Paolo II e culminati nella “Giornata del perdono” del 12 marzo 2000 costituiscono l’eredità forse più originale e impegnativa del suo lungo pontificato. (…)

lunedì 2 maggio 2011