ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 22 settembre 2011

Povero Ambrogio...!


Scola sulla cattedra di Ambrogio, Milano volta pagina, ma a metà

(Camillo Langone su Libero del 16-09-2011) Sono un uomo semplice, io i libri di Angelo Scola non li capisco. No, non dico il primo titolo della sterminata bibliografia del nuovo arcivescovo di Milano, ovvero La fondazione teologica della legge naturale nello Scriptum super Sententiis di San Tommaso d’Aquino.
Non ho capito nemmeno i suoi libri successivi, che pure avevano titoli leggermente meno micidiali. Dopo qualche pagina dovevo abbandonarli affranto, con gli occhi incrociati e le orecchie assordate dalle parole preferite da Sua Eminenza, “libertà” e “laicità”, tanto preferite da venire pronunciate un numero infinito di volte, sino al completo stordimento del lettore. La situazione era ulteriormente complicata dal fatto che entrambe venivano usate con accezioni diverse, molto diverse, rispetto a quelle correnti. Accezioni (c’è bisogno di dirlo?) a me incomprensibili. Ho sempre pensato che se non ci arrivavo io, cattolico praticante con una certa frequentazione di vocabolari, tanti lettori medi avrebbero avuto difficoltà a comprendere che cosa caspita intendesse l’autore per “libertà” e “laicità”.

Confusione fra giudaismo ed ebraismo, fra Bibbia ebraica e cristiana!


BERLINO 3 / “La salvezza viene dai giudei”

Postato in General il 22 settembre, 2011
ebrei
Incontrando nel Reichstag di Berlino, nel pomeriggio di giovedì 22 settembre, una quindicina di rappresentanti della comunità ebraica tedesca, Benedetto XVI ha così ricordato la Notte dei Cristalli tra il 9 e il 10 novembre 1938:

Meglio atei che post-cattolici e a-cattolici!


Il Papa e il luterano postcattolico. Teologo domenicano amico di Ratzinger racconta l’assedio tedesco

Leggi anche qui.
“Ratzinger non farà come molti tedeschi che si vergognano della propria fede cattolica e di essa, soprattutto innanzi ai luterani, si scusano. Il Papa non si scuserà per la sua fede e, al contrario, essendo consapevole di essere la guida della chiesa indicherà a tutti la giusta via”. Wolfgang Ockenfels è un teologo domenicano tedesco che nel 2003 Giovanni Paolo II volle fare membro del Pontificio Consiglio Justitia et Pax. Amico del Pontefice, docente all’Università di Treviri e redattore della rivista domenicana “die Neue Ordnung”, conosce bene la chiesa tedesca, una chiesa, dice, “affetta dal virus antiromano, che tormentosamente si occupa soltanto di se stessa continuando ‘dialogicamente’ a girare in tondo attorno a sé”.

Il buon-giorno si vede dal mattino...


ESEMPIO DI ERMENEUTICA

Riporto un breve commento su alcune dichiarazioni del Santo Padre che rivelano chiaramente la sua ermeneutica e la sua formazione filosofica.

“Dobbiamo di nuovo sviluppare la capacità di percezione di Dio”

ROMA, domenica, 18 settembre 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito un intervento di Benedetto XVI per la trasmissione "Wort zum Sonntag" della televisione pubblica tedesca ARD, che è andato in onda sabato in tarda serata, alla vigilia del viaggio apostolico in Germania in programma dal 22 al 25 settembre.
Signore e Signori,
* * *
cari connazionali!
Tra pochi giorni partirò per il mio viaggio in Germania, e ne sono molto contento. Penso con gioia particolarmente a Berlino, dove ci saranno molti incontri, e, naturalmente, al discorso che terrò al Bundestag e alla grande Messa che potremo celebrare allo stadio olimpico.
Uno dei momenti importanti della visita sarà Erfurt (immagino): in quel monastero agostiniano, in quella chiesa agostiniana, dove Lutero ha iniziato il suo cammino (che lo ha portato all’inferno), potrò incontrare i rappresentanti della Chiesa Evangelica di Germania (che fortuna!). Lì pregheremo insieme (si può sapere quando avviene la comunicatio in sacris? La preghiera non è una cosa sacra? mah), ascolteremo la Parola di Dio, penseremo e parleremo insieme. Non attendiamo alcun evento sensazionale: infatti, la vera grandezza dell’evento consiste proprio in questo, che in questo luogo insieme possiamo pensare, ascoltare la Parola di Dio e pregare, e così saremo intimamente vicini e si manifesterà un vero ecumenismo.(ognuno rimarrà della sua parrocchia però, che bell’ecumenismo, che belle parole)

Dio ci scampi e liberi....!!


"Il Papa siamo noi"
VATICANISTA DE LA STAMPA
La Bild ha deciso di salutare la visita del connazionale Joseph Ratzinger, che sarà a Berlino a partire da giovedì, con due giganteschi manifesti - 45 metri per 64 - che riproducono la storica copertina del popolare tabloid in occasione dell'investitura del papa tedesco il 20 aprile del 2005. Il titolo di allora era: "Wir sind Papst", che tradotto più o meno significa "Il papa siamo noi". Il primo dei due mega poster è stato srotolato ieri (in tre ore) sul lato nord dell'edificio della Axel Springer Haus (dove ha sede il colosso editoriale tedesco). Oggi sarà srotolato il secondo manifesto, pensato per la parte sud del palazzo. In questo modo, il volto di Benedetto XVI, che nella foto sorride e apre le braccia, guarderà il cielo sopra Berlino in due direzioni, ha spiegato Bild.

PAOLO VI: il Papa che cambiò la Chiesa (cap. 2)


PAOLO VI: il Papa che cambiò la Chiesa (cap. 2)StampaE-mail
Pontifex.RomaAnalizziamo la sua vita - GIOVANNI BATTISTA MONTINI 1897 (26 settembre) Giovanni Battista Montini nasce a Concesio (Brescia) dall’avvocato Giorgio Montini e da Giuditta Alghisi. È il secondogenito tra i fratelli Ludovico (1896) e Francesco (1900). 1897 (30 settembre) Viene battezzato col nome del nonno materno. 1902 (Ottobre) Inizia a frequentare le scuole elementari al collegio “Arici” di Brescia, diretto dai gesuiti, dove compirà anche gli studi ginnasiali fino al 1914. 1916 (Ottobre) Ottiene la licenza liceale al regio liceo “Arnaldo da Brescia”, dopo aver studiato privatamente per ragioni di salute. 1916 (1916-20) Sempre per motivi di salute, segue come esterno i corsi teologici presso il seminario diocesano di Brescia. 1920 (29 maggio) Viene ordinato sacerdote, in Cattedrale, dal Vescovo di Brescia, mons. Giacinto Gaggia. Il giorno dopo, celebra la sua prima Messa. 1920 (10 novembre) Continua gli studi alla Pontificia ...

lunedì 19 settembre 2011

PAOLO VI: il Papa che cambiò la Chiesa (cap. 1)

 Di Papa Paolo VI ce ne furono due: quello che si è visto e ascoltato nelle udienze generali e private, e quello che ci hanno descritto libri e giornali del suo tempo, sopratutto come iniziatore, con Giovanni XXIII, e continuatore fino alla conclusione del Vaticano II. Noi, però, osiamo dire che Paolo VI fu un Papa che cambiò la Chiesa. Lo scrisse anche l’Avvenire del 19 marzo 1999 col titolo: “La cattedra di Paolo VI. Ruini traccia un profilo del Papa che cambiò la Chiesa”. Quindi, anche il Cardinale Ruini aveva riconosciuto che Paolo VI aveva cambiato la Chiesa.

Non fate quel che faccio...!

Di fronte al Santissimo Sacramento...

Raccoglimento e devozione nel ricevere il Santissimo Sacramento, "il pane disceso dal cielo che porta in sè ogni dolcezza":

Le lacrime di Maria

il messaggio di Maria a La Salette
Notizia del 19/09/2011 stampata dal sito web www.lucisullest.it
L’apparizione di La Salette avviene il 19 settembre 1846. In giorno di SABATO alle tre del pomeriggio: una "Signora" appare a Melania e Massimino di 15 e 11 anni che assistono le mucche al Planeau sulla montagna a 1800 metri d’altezza.
 
I pastorelli scorgono come un globo di luce in mezzo ad un avvallamento essi dicono: "come se fosse il sole caduto in quel luogo!". Nella luce abbagliante scorgono una donna seduta, con i gomiti sulle ginocchia ed il viso nascosto tra le mani.
 
La "Signora" li guarda e, dirigendosi un po’ verso loro comincia a parlare nella loro lingua, il francese: i due veggenti scendono nel pendio e raggiungono la visione a tal punto da quasi "confondersi" con essa…
 
La Signora piange a dirotto…e, con lacrime copiose prende a parlare loro con quelle parole che sono giunte a noi come "MESSAGGIO"!

Padri & figli/e

Cattolici adulti o adulterati?



È interessante navigare in internet, anche perché si possono trovare affermazioni come queste.

Fritto misto

L’aria fritta di Mancuso. Con uno chef d’eccezione, Gustavo Zagrebelsky




 Ho letto su Repubblica la recensione entusiasta di Gustavo Zagrebelsky all’ultima fatica (si fa per dire) di Vito Mancuso, quel libro dal titolo «Io e Dio» con cui l’autore vuole insegnarci la sua particolare «teologia», ove «il passo decisivo è il rifiuto di un Dio che comanda, giudica, condanna esercitando un potere esterno».

Non ho letto, e non intendo leggere, il libro in questione: a una certa età «il tempo si fa breve» e bisogna saper scegliere quali letture fare. Del resto mi ha colpito questa caustica riflessione di Camillo Langone

Neotomista o modernista?

Il pensiero di Maritain: luoghi comuni ed adesione al sistema


Il francese Jacques Maritain (1882-1973), tra i maggiori propugnatori del neo-tomismo, incarna l’inconsistenza di un pensiero che scivola nei luoghi comuni. Così, se da un lato un autore come Emil Cioran, vigoroso e dirompente nel suo lucido “pessimismo”, è quasi ostracizzato (è difficile trovare un suo profilo o passi delle sue opere in enciclopedie ed antologie filosofiche), a Maritain è dedicato più spazio di quanto non meriti un filosofo così insulso.

Post-pre


Il contenuto del 'preambolo dottrinale' presentato alla FSSPX


Lo scorso 14 settembre a mons. Fellay, convocato a Roma per cercare una piena riconciliazione, è stato presentato un 'Preambolo dottrinale' come base per l'accordo. Il testo non è stato però pubblicato, per almeno tre ragioni: per consentire ai responsabili della Fraternità S. Pio X un esame più sereno, senza il fiato sul collo di chi vedrebbe comunque trappole e cavalli di Troia anche nel numero delle virgole; per prepararne una meditata illustrazione al Capitolo generale della Fraternità; e infine... per consentire magari qualche limitata emenda, senza che lo si sappia, ove un passaggio o un aggettivo apparisse davvero poco appetibile alla FSSPX.

domenica 18 settembre 2011

Strani Gesuiti


I gesuiti lo fanno strano. Indissolubilità del matrimonio, unioni gay e progressismi vari. Storia della lunga (e cruenta) guerra tra i figli americani di Ignazio e l’ex Sant’Uffizio. La peggiore grana teologica di Ratzinger

Non c’è soltanto parte della chiesa tedesca che, come dimostra la recente intervista rilasciata al settimanale Zeit dal capo dei vescovi Robert Zollitsch, chiede al Vaticano un ripensamento circa le norme adottate da tempo nei confronti dei divorziati risposati. Ci sono anche i gesuiti statunitensi a chiedere a Roma continue riforme fino a teorizzare, con più articoli pubblicati sul prestigioso mensile Theological Studies con sede a Milwaukee, la possibilità che la chiesa riveda interamente la dottrina circa l’indissolubilità del matrimonio.

Questa è proprio bella!






15/9/2011
Padre Pio,Gemelli non fu il nemico
NON FU LUI A PROVOCARE LA TEMPESTA DEL SANT'UFFIZIO CONTRO IL CAPPUCCINO
VATICANISTA DE LA STAMPA
Non furono le prime allarmanti confidenze di padre Agostino Gemelli, nella vulgata il 'detrattorè di
Padre Pio, a provocare l'indagine del Sant'Uffizio nel 1921 su di lui. Nè il suo primo incontro con il cappuccino avvenne «su incarico» del Sant'Uffizio. Furono invece le dichiarazioni giurate - del luglio 1920, acquisite dal vescovo di Foggia Salvatore Bella e finite a Roma - a scatenare la tempesta:quella del farmacista Domenico Valentini Vista e della cugina Maria De Vito, avanzanti il sospetto che Padre
Pio si procurasse da sè con l'acido fenico e la veratrina richiesti in segreto, le presunte stimmate. Così, da subito, la storia prese una piega differente da quella auspicata da Gemelli che chiedeva, tra l'altro, l'invio di tre specialisti: «uno psicologo, un medico, un teologo», nonchè di «ingessare un arto superiore e uno inferiore» del cappuccino. Ad avanzare le nuove tesi, appoggiandosi a lunghe ricerche specie negli archivi di quella che oggi si chiama la Congregazione per la dottrina della fede, ma anche dell'Archivio Segreto Vaticano (accessibili sino all'anno 1939), è don Francesco Castelli. Con il suo nuovo libro «Padre Pio e il Sant'Uffizio (1918-1939)» pubblicato dalle Edizioni Studium (pagine 257, euro 20), secondo le anticipazioni fornite da «Avvenire» e «Osservatore Romano», offre documenti inediti su fatti e comportamenti di insospettati personaggi dell'intricata vicenda, scagionando Padre Gemelli dall'accusa di essere stato il nemico giurato di Padre Pio.La scelta assunta per l'indagine - con il ricorso a un visitatore apostolico dai pieni poteri - fu ritenuta meno invasiva rispetto al metodo che Gemelli riteneva utile a dissipare i dubbi. Metodo, che, del resto, morto Benedetto XV nel gennaio 1922, anche durante il pontificato del successore Pio XI fu ininfluente nelle decisioni sul caso assunte dai cardinali, talora «congelate» dallo stesso pontefice: tutt'altro che «interventista a priori» nell'affaire o «pilotato da Gemelli», come pure si ripete.Castelli si sofferma sulla scelta del Sant'Uffizio (dopo la prima consulenza chiesta al domenicano Joseph Lèmius che scartò le proposte di Gemelli) del vescovo di Volterra Carlo Raffaello Rossi (già visitatore nei seminari pugliesi, e censore di opere di Semeria e Buonaiuti) quale «uomo delle indagini» (e che,dopo la sua ispezione, quanto alle stimmate elencherà «argomenti teologici» sfocianti nella convinzione: «sembri non manchino motivi per far propendere in favore del dono sovrannaturale»).Castelli ricorda anche la dichiarazione su Padre Pio da parte
del Sant'Uffizio nel 1923 che, a partire da una corretta interpretazione del «non constare» - qualcosa da tradurre più come «non risulta» invece che «si esclude» - esprimeva un pronunciamento sospensivo e non un giudizio sui fatti relativi al cappuccino (tesi, secondo Castelli, confermata dai provvedimenti
contestualmente adottati). Altro punto: la decisione unanime dei cardinali del marzo 1931, con la proibizione a Padre Pio di celebrare in pubblico e di confessare, disposizione (da intendersi più come argine al devozionismo e per sottrarre il frate ai minacciati disordini di alcuni esaltati) sospesa da Pio XI deciso a ricorrere a Benito Mussolini dopo i vani tentativi di trasferire il cappuccino. Nè Castelli dimentica di analizzare, nella storia processuale, lo stile - analitico e cauto- di papa Ratti: che mai ratificò sistematicamente le decisioni dei cardinali (anzi, su trenta sedute - concentrate soprattutto nel primo decennio del pontificato - almeno in tredici Pio XI intervenne a modificare, integrare, sospendere i decreti cardinalizi). Delle tre lettere inedite di Gemelli riportate nel nuovo libro (sinora erano note le due da lui inviate all'assessore del Sant'Uffizio monsignor Carlo Perosi nel 1920, il testo destinato sempre allo stesso Dicastero nel 1926 e le due al gesuita Cirillo Martindale del 1952), attira qui l'attenzione di Castelli quella per l'assessore del Sant'Uffizio monsignor Nicola Canali, scritta il 16 agosto 1933 e motivata dall'uscita del volume di Giorgio Festa «Tra i misteri della Scienza e le luci della fede», «con un capitolo ingiurioso» a detta di frà Agostino nei suoi confronti. Padre Gemelli lamentato il fatto di non aver mai pubblicato nulla su Padre Pio e ritenendo l'attacco infondato, ricorda quanto aveva sostenuto nel 1924 a proposito delle stimmate del Poverello: «Le stigmate di s. Francesco non presentano solo un fatto distruttivo, come in tutti gli altri, ma bensì anche un fatto costruttivo. Questo è un fatto assolutamente inspiegabile della scienza, mentre invece le stigmate distruttive possono essere spiegate con processi biopsichici». «Evidentemente» - continua Gemelli cercando di decifrare perchè Festa lo contesti proprio a riguardo di padre Pio - «l'autore del presente volume, dr. Festa, ha giudicato che con tale mia assolutezza di giudizio io mi riferissi al Padre Pio. La illazione è ingiusta....». «Ciò lascia supporre, come avremo modo di verificare in un prossimo studio, che frate Agostino non pensasse a padre Pio quando riferì, nel 1924, di alcuni presunti stimmatizzati esaminati e ritenuti non autentici», chiosa Castelli alla fine del libro. Nel frattempo l'interrogativo è lanciato: Padre Pio fra il Sant'Uffizio e Gemelli è una storia da riscrivere?

Per chi vuole documentarsi seriamente puà sfogliare gli articoli a puntate su P.Pio pubblicati da
http://www.chiesaviva.com/CHIESA%20VIVA.htm

 ad esempio  http://www.chiesaviva.com/435%20mensile.pdf




Fra modernisti ci si aiuta!


"Riaprire caso Fogazzaro"
LO SCRITTORE FU VITTIMA DI «UNA PREVARICAZIONE ANCORA SANGUINANTE», EVIDENZIA IL MINISTRO VATICANO DELLA CULTURA,GIANFRANCO RAVASI 

VATICANISTA DE LA STAMPA
Dopo il «caso Gaileo», la Chiesa dovrebbe riaprire anche il «caso Fogazzaro», lo scrittore vicentino le cui opere furono messe all'Indice dei libri proibiti con l'accusa di «modernismo». Per il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, è tempo di una rilettura degli eventi culturali ed ecclesiali di cui fu protagonista Antonio Fogazzaro (1842-19119, l'autore del romanzo «Piccolo mondo antico» di cui quest'anno ricorre il centenario della
morte.
  In uno scritto che appare nella nuova edizione di «La vita di Antonio Fogazzaro» di Tommaso Gallarati Scotti (Morcelliana, pagine 512, euro 30,00), il cardinale Ravasi ricorda il «mea culpa» del Giubileo del 2000, quando Papa Giovanni Paolo II chiese perdono per i peccati commessi dalla Chiesa durante la sua storia bimillenaria.   

venerdì 16 settembre 2011

Mantua infelix

 “meno Messe, più Messa”, ma i conti non tornano…

«Meno messe, più messa» recitava uno slogan più o meno di trent’anni fa. Di cui oggi si pagano le conseguenze, come testimonia la reazione di una piccola comunità del Mantovano, quella della frazione di San Giacomo di Cavriana, trovatasi di punto in bianco senza il «servizio liturgico domenicale».
L’unica S. Messa, dopo tre secoli, è stata sospesa. «Un vero e proprio sopruso», scrivono i fedeli, che precisano come l’ordine sia giunto dall’alto, «Vescovo in primis e sacerdoti dell’unità pastorale». Senza «alcuna ragione realistica», bensì con un atto definito «autoritaristico», benché sempre più frequente in quella Diocesi: situazioni simili vi sarebbero a Volta Mantovana, Goito e Castiglione delle Stiviere.

Austria infelix?


Shuller




Austria, qualcuno vuole lo scisma

di Vito Punzi
15-09-2011

Appena due mesi fa il cardinale di Vienna Christoph Schönborn si è ritrovato nel duomo di Santo Stefano a celebrare il funerale di Ottone d’Asburgo, l’ultimo appartenente all’antica famiglia imperiale. Non pochi hanno voluto vedere in quella cerimonia la fine del glorioso cattolicesimo austriaco.

Nella capitale governata da decenni da amministratori di stampo socialista, Schönborn, l’allievo ed amico di Ratzinger, discendente di un’antica famiglia aristocratica, è da giugno sotto pressione a causa di una “Iniziativa per la disubbidienza”, che vede protagonisti ormai più di trecento sacerdoti austriaci. Guidati da Helmut Schüller, già uomo di fiducia e vicario generale del cardinale, sempre più uomini di chiesa azzardano un’opposizione al sistema di governo ecclesiastico che loro definiscono come “rifiuto romano ad effettuare una riforma da tempo necessaria”.

Chissà chi lo sa...


Quando Fellay disse: “Restiamo fuori”

Dopo aver letto il comunicato di ieri relativo all’incontro avvenuto in Vaticano tra la Dottrina della fede e i lefebvriani mi domando cosa succederà. E, soprattutto, mi chiedo: quanto i lefebvriani sono cambiati rispetto a quattro anni, fa quando per il Riformista intervistai il loro attuale capo, Bernard Fellay. Quanto sono disposti ad accettare il Concilio come la Santa Sede chiede loro?
Ecco di seguito l’intervista. Era il 25 ottobre 2007.
IL MOTU PROPRIO NON BASTA. I LEFEBVRIANI RESTANO FUORI