Santità, siamo ventisei donne amanti di preti, sia cortese, ci dia una mano…
… secondo la moda secolarizzata del nostro tempo, la Verità non esiste, i tempi che viviamo sono all’insegna del soddisfacimento dei propri comodi e di ciò cui aspiriamo, legittimamente o no… tutti hanno il diritto di ottenere quello che vogliono senza alcuna considerazione dei motivi, morali o semplicemente umani, che potrebbero essere di ostacolo al loro desiderio; il sesso (reale o virtuale sul WEB) dilaga e allora perché non potrebbero prendere moglie anche i preti?
di Carla D’Agostino Ungaretti
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Lo scorso mese è stata riportata una notizia un po’ particolare e perciò, io credo, meritevole di una particolare attenzione: un gruppo di ventisei donne, sia italiane che straniere, avrebbe inviato a Santa Marta una raccomandata – firmata con i soli nomi di battesimo, il che (a mio giudizio) già renderebbe la missiva poco seria e forse provocatoria[1] – con la quale intendevano rivolgere al Papa una patetica richiesta.
Le ventisei signore si dichiarano innamorate di preti e per questo motivo si sentono umiliate e discriminate (quanto va di moda oggi questo termine e quanto poco basta per sentirsi discriminati!… Forse all’umanità sta spuntando la coda di paglia?) perciò chiedono con insistenza che la Chiesa cattolica, ritenuta non più al passo con i tempi, riveda la sua posizione intransigente e oscurantista che vieta il matrimonio ai sacerdoti e perciò costringe le donne innamorate di loro al nascondimento e all’ipocrisia sociale, mentre esse si ritengono in diritto di fare il loro outing e di vivere alla luce del sole nella piena libertà di sposare uomini che (guarda caso) esercitano la professione di prete, così come tanti altri mariti esercitano quella di impiegato, medico, avvocato, operaio, commerciante e così via.
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Lo scorso mese è stata riportata una notizia un po’ particolare e perciò, io credo, meritevole di una particolare attenzione: un gruppo di ventisei donne, sia italiane che straniere, avrebbe inviato a Santa Marta una raccomandata – firmata con i soli nomi di battesimo, il che (a mio giudizio) già renderebbe la missiva poco seria e forse provocatoria[1] – con la quale intendevano rivolgere al Papa una patetica richiesta.
Le ventisei signore si dichiarano innamorate di preti e per questo motivo si sentono umiliate e discriminate (quanto va di moda oggi questo termine e quanto poco basta per sentirsi discriminati!… Forse all’umanità sta spuntando la coda di paglia?) perciò chiedono con insistenza che la Chiesa cattolica, ritenuta non più al passo con i tempi, riveda la sua posizione intransigente e oscurantista che vieta il matrimonio ai sacerdoti e perciò costringe le donne innamorate di loro al nascondimento e all’ipocrisia sociale, mentre esse si ritengono in diritto di fare il loro outing e di vivere alla luce del sole nella piena libertà di sposare uomini che (guarda caso) esercitano la professione di prete, così come tanti altri mariti esercitano quella di impiegato, medico, avvocato, operaio, commerciante e così via.