L'idea di separazione tra pastorale e dottrina è nuova nella Chiesa, senza alcun precedente. Si tratta della evoluzione immediata di un idea sorta dopo il Concilio Vaticano II soprattutto grazie alla "pressione ideo-teologica"esercitata dalla rivista "Concilium" a riguardo del Diritto. Questa attivissima rivista sedicente "cattolica" ha tra i suoi fondatori Rahner, Congar, Schillebeeckx e l'immancabile Hans Kung. Essa ha propugnato la teorizzazione della separazione tra Diritto e Pastorale, separazione che nella prassi è stata recepita malauguratamente a quasi tutti i livelli. Quante volte in nome di una non ben specificata "pastorale" abbiamo assistito ai peggiori abusi? Bene di questo bisogna "ringraziare" i teologi di "Concilium" i quali hanno dato un appoggio ideologico-speculativo a questi abomini. Il passo successivo è quello a cui stiamo assistendo: dal Diritto alla Dottrina, la "pastorale" come un informe Blob va fagocitando in pratica ogni cosa.
Roma. Altro che semplice Sinodo consultivo. L’assemblea in corso nell’Aula nuova, a due passi dalla congregazione per la Dottrina della fede, pare sempre di più un Concilio Vaticano III. A dirlo sono i padri sinodali, cardinali e vescovi, commentando con tutti i crismi dell’ufficialità la Relatio post disceptationem letta di primo mattino dal cardinale Péter Erdo, relatore generale. Relazione che navigati osservatori americani hanno definito un “earthquake”, un terremoto (ieri il sito del Nyt apriva sui “segnali di maggior tolleranza verso i gay”). Non si parla più di legge naturale, “termine fondamentale ma incomprensibile a chi sta fuori dalla chiesa”, spiega mons. Bruno Forte, segretario speciale: meglio usare l’espressione “ordine della creazione”. “Questo è un Sinodo-Concilio, si discute di temi nuovi”, tuìtta all’ora di pranzo il padre sinodale Antonio Spadaro S.I., direttore della Civiltà Cattolica.