Uscite, popolo
mio, da Babilonia, per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei
suoi flagelli (Ap 18, 4).
Il ricorso a questo testo ispirato, nel discorso che
stiamo sviluppando da alcuni mesi, presenta di primo acchito due inconvenienti
non trascurabili, ma in realtà facilmente superabili. Innanzitutto, queste
parole si riferiscono propriamente al piano socio-politico-economico, non a
quello della falsa religione incaricata di legittimare il regime della bestia (cf. Ap 13, 1ss.11ss). In secondo
luogo, la loro lettura è distorta, da ben cinque secoli, da un illegittimo
filone interpretativo che identifica Babilonia con la Chiesa Cattolica.
Chiunque abbia un po’ di buon senso si chiede ovviamente come avrebbe potuto,
l’autore sacro, bestemmiare in tal modo la Sposa del suo Signore;
ciononostante, tale argomento continua ad essere ampiamente utilizzato da una
multinazionale della carta stampata che, mediante il plagio sistematico e un
turpe sfruttamento di persone manipolate, strappa alla Chiesa milioni di fedeli
per ingabbiarli nelle sue angoscianti menzogne, che ripugnano a qualsiasi
intelletto sano e minimamente istruito.