ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 3 febbraio 2017

Non era un diavolo: erano decine e centinaia di diavoli..

IL MIO NOME E' LEGIONE

    Uno solo è il Vangelo di Gesù Cristo. Lutero e papa Francesco come osano predicare il vangelo come se fosse cosa loro permettendosi di mutarne il significato? Forse che hanno visto Gesù faccia a faccia come lo vide san Paolo? 
di Francesco Lamendola  



Sarebbe semplicistico e riduttivo ricondurre le due “anime” del cristianesimo alla dialettica fra ottimisti e pessimisti: gioiosi e pieni di fiducia nel futuro i primi, compreso il futuro della Chiesa e della cristianità; cupi e scoraggiati i secondi, incapaci di vedere altro che sciagure e catastrofi profilarsi all’orizzonte.
Cominciamo col dire che due anime, nel cristianesimo, o tre, o quattro, non dovrebbero neppure esistere, perché uno solo è il Vangelo di Gesù Cristo; e, se esistono diverse confessioni cristiane, ciò è dipeso dall’incapacità degli uomini di preservare tale unità, ossia da una serie di scismi che hanno travagliato l’unica Chiesa, la sposa di Cristo. Il fatto che ci siano stati degli scismi – e anche delle eresie – non è indice di pluralismo e ricchezza spirituale, come sono portati a pensare gli uomini, e anche i cattolici, che hanno fatto propria la mentalità liberale del mondo moderno; al contrario: è il segno del peccato, un peccato gravissimo, perché aver spezzato quella unità e aver forzato in diverse direzioni l’unico Vangelo, è la cosa più grave che gli uomini potessero fare; è il peccato contro lo Spirito, del quale Gesù stesso ha affermato che non verrà rimesso.

“Come mai se la prendono così tanto ”?

MANELLI, LE RAGIONI DEL DECRETO. DIMISSIONATO UN VESCOVO FILIPPINO PERCHÉ AMICO DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA.

Sono le resistenze, forti, ancora presenti all’interno dei Francescani dell’Immacolata, e del ramo femminile dell’istituto alla base del “Decreto” di cui abbiamo scritto ieri, e che rende nettamente più severe le condizioni di clausura di padre Stefano Manelli, fondatore dell’istituto stesso, e attualmente residente ad Albenga, in un convento dei FFI. E’ lo stesso decreto a spiegarlo: “Due successivi Commissariamenti, decretati dopo una Visita Apostolica, hanno incontrato e tuttora incontrano forti resistenze”.
Le resistenze si spiegano perché molti religiosi ritengono che nulla di quanto è stato voluto dal Fondatore, e già approvato dalla Santa Sede, possa essere modificato, “soprattutto in alcuni elementi ritenuti parte del proprio carisma”. Il documento ammette poi che “le tensioni e le divisioni sono un ulteriore elemento di disgregazione”.

L ' Implacabile Misericordia Di Bergoglio

L'ERESIA DEL “DISCERNIMENTO BERGOGLIANO”


 •  IL “DIO DELLE SORPRESE” È SEMPLICEMENTE IL DIO DI UN'APOSTASIA SILENZIOSA  • 



Da un punto di vista, puramente, di storia ecclesiastica, il pontificato Bergogliano è un'anomalia affascinante. Mai prima d'ora la Chiesa è stata testimone di un Papa così fanaticamente devoto al rovesciamento, in pratica e senza eccezioni, a quei precetti negativi riguardo alla legge morale naturale, universalmente applicabili, a cominciare dal Thou Shalt - Non commettere adulterio.
Liberamente tratto da un'articolo di C. A. Ferrara, sul sito web della rivista cattolica: | © The Remnant | Lunedì 30 Gennaio 2017




È abbastanza facile dimostrare che il resto di questo pontificato è semplicemente una continuazione della traiettoria stabilita durante e dopo il Concilio Vaticano II, che ha fornito l'apertura decisiva ad una svolta neo-modernista che da allora in poi ha sconvolto la Chiesa. Come ho prima notato in questa pagina, l'ecumenismo di papa Bergoglio dilagante, il suo disprezzo per la tradizione liturgica, i suoi attacchi demagogici ai "rigoristi", il suo indifferentismo religioso, la sua ricerca di infinito "dialogo", infruttuosa con gli implacabili nemici della Chiesa, e la sua preoccupazione con le questioni sociali e politiche al di là della sfera di competenza del Magistero differire dalla linea dei suoi immediati predecessori, in quanto ad intensità, se non del tutto.

Controriforma della riforma?


“Mutuo arricchimento”

Ieri mi sono imbattuto in questo articolo, che ho trovato estremamente interessante. È stato scritto dal Padre Peter M. J. Stravinskas, fondatore e superiore della Società sacerdotale del Beato John Henry Newman, fondatore e presidente della “St. Gregory Foundation for Latin Liturgy”, fondatore e direttore della rivista The Catholic Response. Mi sembra un articolo pieno di buon senso e immune da ogni sorta di prevenzioni ideologiche. Ritengo che le considerazioni in esso contenute dimostrino, se ce ne fosse bisogno, che:


a) se è vero che il Novus Ordo (la “forma ordinaria” del rito romano) può avere dei limiti, certamente anche il Vetus Ordo (la “forma straordinaria”) non ne è esente;
b) che il Vaticano II vide giusto quando individuò tali limiti e ne indicò la soluzione;
c) che i Padri conciliari non avevano intenzione di creare un nuovo rito della Messa, né da sostituire all’antico né da giustapporre ad esso, ma solo di restaurare l’antico rito (e forse bisogna ammettere che la successiva riforma andò, in qualche misura, oltre le indicazioni dei Padri);
d) che la Sacrosanctum Concilium dovrebbe essere il punto di riferimento per la ricostituzione di un unico rito romano (obiettivo a cui dovrebbe tendere la cosiddetta “riforma della riforma”).

Alcuni dei punti qui trattati (specialmente le questioni del lezionario e del calendario), li avevo già presi in considerazione in un post del 6 marzo 2009. Ovviamente qui ci troviamo di fronte a uno studio molto piú ampio e completo, fatto da uno che conosce bene, per esperienza diretta, la forma straordinaria. Su altri punti ritengo che si possa tranquillamente discutere (p. es., alcuni aspetti della forma ordinaria, come la preghiera dei fedeli, prima di essere fatti propri dalla forma straordinaria, andrebbero radicalmente ripensati nella stessa forma ordinaria). In ogni caso, si tratta di un testo utile dal mio punto di vista per avviare una approfondita riflessione in materia.

Per tutti questi motivi, ho pensato che l’articolo meritasse una grande diffusione e perciò ne metto a disposizione dei lettori la traduzione italiana.


Eretico, ribelle, sospetto di eresia!


Com'è stato anticipato ieri pomeriggio da un video del prof. Giovanni Zenone di Fede e Cultura, si è avuta conferma delle misure di correzione canonica comminate al teologo domenicano fra' Giovanni Cavalcoli, cui è stato fatto divieto di celebrare in pubblico la Messa, di predicare, di confessare, di esercitare il ministero fuori dal Convento, di pubblicare e di rilasciare interviste. 

In epoche cattoliche, simili sanzioni venivano adottate nei confronti di chierici ribelli in sospetto di eresia. Oggi la psico-chiesa bergogliana si sente autorizzata a punire quanti si oppongono più o meno chiaramente alla deriva dottrinale e morale inaugurata dal Vaticano II e portata a compimento da Francesco. 

I gioiosi rappresentanti di una chiesa viva e rinnovata

L'ANTICO AVVERSARIO

    Dietro l’enorme confusione che travaglia la Chiesa s’intravede l’antico Avversario. Il grande peccato dei modernisti: l’arroganza intellettuale; il senso di superiorità verso la fede dei piccoli, degli umili, dei semplici 
di Francesco Lamendola  



Anche se gli studiosi cattolici, come Alberto Melloni (beninteso: i cosiddetti cattolici progressisti) minimizzano; anche se i teologi cattolici, loro pari, non vedono alcun problema, anzi, si inebriano e si auto-incensano per le meraviglie portate, dopo il Vaticano II, dalla svolta antropologica; anche se tutti i cardinali, vescovi e sacerdoti di tendenza modernista, più o meno affiliati a qualche loggia, più o meno animati da ambizioni riformatrici e filosofico-religiose, alla Teilhard de Chardin, più o meno amici di qualche esponente della ideologia liberale, radicale, postcomunista, navigano con piena soddisfazione nel “nuovo corso” inaugurato da papa Francesco, ma già preannunziato da talune posizioni dei suoi immediati predecessori, la verità è che la Chiesa cattolica, considerando le cose con un minimo di oggettività, sta attraversando la più grave crisi che abbia mai vissuto nei suoi duemila anni di storia. Di fatto, è giunta a un bivio: e mai, neppure ai tempi del Grande Scisma, né all’epoca della ribellione protestante, si è trovata allo sbando come lo è ora: perché l’attacco viene dal suo interno, e perché esso non è stato percepito come tale, se non da pochissimi, e solo negli ultimi anni.

Nuovi garibaldini?

NUOVO APPELLO AL PAPA. MILLE SACERDOTI CHIEDONO CHIAREZZA E UNA RISPOSTA AI DUBIA. RISOLTO (PARE) IL CASO DI DON URIBE.

Mille sacerdoti del mondo anglofono – le Confraternite del Clero Cattolico negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Irlanda – hanno espresso il loro appoggio ufficiale alla richiesta di chiarifcazione sull’Amoris Laetita formalizzata nei cinque “Dubia” da quattro cardinali. E appoggiata in maniera esplicita o meno palese da molti altri cardinali, vescovi, preti e laici.
Ne da’ la notizia il Catholic Herald.
In un comunicato i sacerdoti affermano che una risposta definitiva alle questioni dibattute in relazione al documento papale “È gravemente necessaria per correggere l’abuso dell’esortazione apostolica per minare la tradizione sacra”.

Scaramucce tra tradizionalisti e progressisti?

Amoris Laetitia, la parola all’opposizione

Piergiorgio Seveso: "è l’aspetto dottrinale e sociale di Amoris Laetitia quello che spaventa di più"




Dopo più di tre anni dalla sua nomina, si può ben dire che Papa Francesco non abbia deluso le aspettative di chi si aspettava un pontefice ‘rivoluzionario’. L’ultimo scontro tra la Chiesa più ortodossa e il Papa idolo dei progressisti di tutto il mondo riguarda l’esortazione apostolica Amoris Laetitia’, pubblicata in Marzo 2016 ma che continua a far discutere. Sotto attacco è soprattutto il paragrafo 305 del documento, che tra note e ambiguità suggerirebbe l’apertura ufficiale della Chiesa ai sacramenti ai divorziati e risposati.

Non fu per i trenta denari..?

La spietata misericordia di “El General”

Da quel 13 marzo 2013 è cominciata un’era di spietata misericordia…

Forse è finito davvero l’Anno straordinario della Misericordia, o forse non è mai cominciato, certo è che per Padre Stefano Manelli è cominciato un incubo, il suo Purgatorio in terra. Quel fulmine dell’11 febbraio 2013, che simbolicamente spaccava la Cupola di San Pietro in due, da qualche parte doveva pur cadere perché, quel parafulmine stava comunicando al mondo la sua Rinuncia, e qualcuno doveva pagare.
_08-soldi-soldi-2

giovedì 2 febbraio 2017

Accendi una candela..

2 febbraio La “Corredentrice”

Se Maria Santissima, fra i suoi titoli, ha anche quello di “Corredentrice”, come si potrebbe definire il Cuore della “Correden­trice”? San Luca evangelista ci parla per primo della Madonna che avrà l’anima tra­passata dalla spada del dolore senza misu­ra: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35), e l’arte sacra perciò la raffigura con il Cuore trapassato da un pugnale.
Bellissime, poi, sono le definizioni che sono state date da san Giovanni Eudes. Egli afferma, infatti, che «il Sacro Cuore della Beata Vergine Maria è rappresentato dal Calvario». E il Calvario, si sa, è la sintesi e coronamento dell’intera missione salvifica dolorosissima svolta da Gesù Redentore universale e da Maria Corredentrice universale.

Santamarta leaks?

NOTA
Ricevo da un conoscente questo messaggio di padre Giorgio Carbone OP:
"A tutt'oggi non ha alcun riscontro ufficiale la falsa notizia della sospensione a divinis del domenicano padre Giovanni Cavalcoli. Oltre ad essere assente la motivazione, la notizia di tale provvedimento, che può essere preso solo dal padre Priore Provinciale Fausto Arici, che la dovrebbe comunicare a tutti i Padri della Provincia di San Domenico (Nord Italia), non è stata data. E' pertanto inesistente. Dire il falso è peccato".

COMMENTO

Comme nous sommes …

Che bello il riconoscimento canonico unilaterale!




In tempi non sospetti, c’era ancora in cattedra Joseph Aloisius Ratzinger, tra le diverse cose scritte a proposito della Fraternità che fraternizzava col Vaticano, facevamo notare che c’era un sistema molto semplice per risolvere la questione della posizione canonica della Fraternità San Pio X: bastava annullare il decreto che revocava la legittima costituzione della Fraternità come opera della Chiesa.
Scrivevamo in uno dei diversi articoli:

«Questo della carta bollata è un problema della Santa Sede, è il Vaticano che, giustamente, parla con gli atti ufficiali, e questi atti ufficiali li compie solo il Vaticano stesso. Lo faccia allora: sancisca che la Fraternità è lì, che esiste da 40 anni, che da 40 anni fa il proprio dovere cattolico, lo sancisca e basta, non solo non serve niente, tranne qualche ufficiale di Curia che batta a macchina un foglio, ma il suo atto costitutivo la Fraternità ce l’ha già… ed è a Roma…basta tirarlo fuori dal cassetto in cui lo fece improvvidamente cacciare Paolo VI

Ma i vertici della Fraternità hanno sempre preferito dare per scontato che la loro condizione fosse illegittima, come una sorta di abuso nato per una decisione improvvida e quindi alla ricerca di una legittimità.

La maschera di ferro


http://opportuneimportune.blogspot.com/2017/02/esclusivo-nominate-le-nuove-commissarie.html
FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA. RESA PIÙ SEVERA LA CLAUSURA PER PADRE MANELLI. UN DECRETO DEL PONTEFICE.

Qualche giorno fa scrivevamo del nuovo decreto di commissariamento per il ramo femminile dei Francescani dell’Immacolata. Un decreto emesso, con la firma non appellabile del Pontefice, per evitare che il ricorso presentato al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica potesse avere, come sembra possibile e probabile, un esito felice.
La Congregazione per i religiosi, presieduto dal cardinale brasiliano Braz De Aviz e dal segretario il francescano Carballo vorrebbe chiudere il capitolo del commissariamento entro l’anno, convocando un capitolo subito dopo l’estate. Ma ci sono delle difficoltà.

Semplicemente, l’apostasia dalla fede cattolica

DIABOLICO INGANNO MODERNISTA

    Il diabolico inganno modernista. Aver pervertito il volto della Chiesa e le parole e i gesti dei suoi membri, fino a contrabbandare per buono e bello ciò che è, puramente e semplicemente, l’apostasia dalla fede cattolica 
di Francesco Lamendola  



Pensiamo a un bambino o ad un ragazzo dei nostri giorni, nato, diciamo, nei primi anni del terzo millennio, e che adesso ha otto, dodici, sedici anni. Poniamo che sia stato educato cristianamente e che la sua sia una famiglia cattolica, più o meno praticante, quanto basta da fargli impartire i Sacramenti e da mandarlo al catechismo. Proviamo, noi che abbiamo qualche anno in più, a metterci nei suoi panni, a vedere il mondo come lo vede lui, a vedere la Chiesa come gli appare, sia nella realtà della sua parrocchia, sia, attraverso i media, come gli appare nella sua dimensione ecumenica, papa e vescovi compresi.
Per questo bambino, per questo ragazzo, la chiesa, come edificio, è quella sala di riunioni, dove ci si ritrova una volta alla settimana (non la domenica, che è dedicata al divertimento, ma il sabato sera, in fretta e quasi di nascosto), per un rito che chiamano la messa, con la lettera minuscola, e che non si sa bene cosa sia, nel quale si prega, si canta – al suono della chitarra -, ci si scambiano strette di mano, si va a prender la particola e la si porta alla bocca con le mani, poi si torna a casa, sospirando di sollievo se il prete è stato conciso nell’omelia, e quindi non si sono persi più di quaranta minuti in tutto, quarantacinque al massimo.

Che non corra buon sangue tra i due?

L'accusa dei tradizionalisti Usa: "Così Obama ricattò Ratzinger"

Nella rivista "The Remnant", i tradizionalisti chiedono a Trump un'inchiesta sulle mosse di Barack Obama che avrebbero portato alle dimissioni di Benedetto XVI

Donald Trump e papa Francesco. Che non corra buon sangue tra i due non è una novità.
Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio
Il primo tira dritto sui muri anti-immigrati e i blocchi ai rifugiati, il secondo non nasconde di preferire chi apre le porte al prossimo, secondo le indicazioni del Vangelo. Bene. Eppure nella relazione tra i due potrebbe inserirsi un nuovo capitolo interessante e che dagli Usa arriva diritto nelle segrete stanze del Vaticano: l'accusa mossa da alcuni cattolici sulle mosse di Obama nell'abdicazione di Ratzinger.

C’è sempre il pericolo che qualcuno si svegli e si ribelli

La piovra omosessualista e la sua strategia 

L’omosessualità, indossata un’armatura da combattimento, è diventata il perno di un movimento propriamente politico, mirato alla conquista di un potere egemonico del tutto inedito che tenta di strangolare la intera società dopo averla imbavagliata a dovere, secondo un più vasto disegno planetario.
di Patrizia Fermani
.
La piovra omosessualista, il tempo di superare lo shock di non avere la Clinton alla Casa Bianca, ha ripreso ad allungare i tentacoli anzitutto sulla scuola, ora sotto l’alto patrocinio morale e culturale della Fedeli. Non importa che l’Italia sia seppellita sotto valanghe e terremoti. Anzi, tanto meglio se qualcuno è un po’ distratto da altre tragedie, l’obiettivo di ridurre in poltiglia il cervello dei più giovani diventa ancora più appetibile. E intanto i genitori, come le stelle, stanno a guardare. Un po’ perché hanno ormai un’idea un poco sfocata della paternità e della maternità, nelle orecchie la voce robotica della Bignardi, negli occhi l’oscenità normalizzata dei Vendola, tanto surreali da sembrare astratte, e quindi innocue. Del resto quasi nessuno sembra più mettere in conto che ogni rapporto omosessuale contraddice l’ordine della natura come il camminare sulle mani. Che mortifica l’istinto di sopravvivenza della specie e l’esigenza naturale dell’uomo di perpetuarsi nelle generazioni attraverso la famiglia.

Quo vadis Jorge?

FRANCESCO E LA SPOSA DI CRISTO

    Francesco, dove stai portando la sposa di Cristo? Da buon progressista, egli è salito al soglio pontificio con una idea ben precisa in testa: traghettare la Chiesa, con il vento del Progresso, verso un futuro radioso 
di Francesco Lamendola  



  
Papa Francesco è, essenzialmente, un progressista, nel senso più ovvio e letterale del termine: crede nel Progresso. Crede, cioè, come ci credevano Voltaire, Diderot e gli altri illuministi francesi, che la storia sia migliorabile, che la società vada verso il meglio, beninteso a certe condizioni: fra tutte, lasciarsi guidare e soprattutto “illuminare” da coloro che sanno quale sia la strada da tenere e la meta verso cui dirigersi. Che sono, guarda caso, i progressisti, cioè loro. E qui appare la prima e più evidente delle tautologie che formano la complessa e strana tessitura cerebrale del progressista: la rocciosa convinzione che ciò che egli indica all’umanità sia il Bene, il Bene universale, il Bene di tutti; e che egli solo, e quelli come lui, ne conoscono il segreto, per cui tutti gli altri devono affidarsi a lui e lasciarsi guidare da lui. In fondo, è un fideismo autoreferenziale della più bell’acqua, impregnato di narcisismo e di megalomania: Lasciate fare a noi e non ve ne pentirete; ma non mettetevi di traverso, perché vi spazzeremo via. Anzi, non saremo noi a sporcarci le mani, se non in casi estremi; sarà la storia stessa a farlo. Perché la storia è progresso, e dunque la storia è dalla nostra parte; o, se si preferisce, noi siamo dalla parte della storia. In altre parole: noi non potremmo mai avere torto, noi avremo sempre e soltanto ragione; ad avere torto saranno quanti non fossero persuasi della nostra ricetta, del nostro programma, delle nostre finalità. Essi sono già screditati in partenza, e finiranno nel cestino dei rifiuti della storia.

Se lo conosci lo promuovi..!!

Ordine di Malta, lo scandalo contraccettivi esiste Ecco le prove. Ma il responsabile è ancora in sella
Non solo distribuzioni di contraccettivi e abortivi in Myanmar, Kenya, Sud Sudan, ma anche la giustificazione teorica di questo comportamento contrario all’insegnamento della Chiesa. Altro che piccolo incidente in Myanmar, subito bloccato non appena scoperto. Stiamo parlando dello scandalo alla base dello scontro degli ultimi mesi all’interno del Sovrano Ordine Militare di Malta.

Se li conosci, li eviti..!?

Le opportunità delle Visite ad Limina del Papa con i Vescovi



Facendo riferimento alle profonde riflessioni di Sandro Magister a riguardo delle Visite ad Limina dei Vescovi dal Pontefice, vedi qui, riteniamo opportuno fare alcuni distinguo.
E’ fondamentale partire da questo appunto indiscutibile: noi, laici, non abbiamo alcun diritto a che TUTTI i Discorsi del Pontefice, soprattutto quelli rivolti ai Vescovi, debbano essere da noi conosciuti. E’ meglio perciò parlare di “opportunità” che ci viene data, quando ci si rende noto ciò che un Papa dice direttamente ai Vescovi e che è sempre rivolto al bene di una chiesa particolare, la diocesi, la vita delle parrocchie, la vita dei fedeli.
Con il termine Visita ad limina (Ad limina apostolorum) si intende indicare la “visita” che, ogni cinque anni, i vescovi di tutto il mondo fanno in Vaticano per illustrare al Pontefice quali siano le particolarità che contraddistinguono la loro Regione ecclesiastica (diocesi) dal punto di vista religioso, sociale e culturale, quali siano i nodi maggiormente problematici dal punto di vista pastorale e culturale e come interviene la Chiesa “particolare” su questi problemi…..

mercoledì 1 febbraio 2017

Fare la Tradizione

La reazione e la recriminazione



Gli anni passano, e passano veloci e chi vive di recriminazioni resta senza nulla in mano.

  Questo è vero per ogni cosa della nostra vita umana, ma è vero e forse ancora di più per la vita di fede, per la vita soprannaturale, la vita di grazia.

  Non è vero per un motivo moralistico, perché recriminare non è bene, non è bello; ma è vero per un motivo strutturale, cioè morale: la vita di grazia non può stare con la recriminazione, con il continuo lamento.


Grillofania ridens


Ma il card. Mueller ha letto “Amoris Laetitia”?

AL
In una intervista al “Timone” il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede risponde a una domanda con queste parole:
" D. – L’esortazione di san Giovanni Paolo II, "Familiaris consortio", prevede che le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi, per poter accedere ai sacramenti devono impegnarsi a vivere in continenza. È ancora valido questo impegno?
R. – Certo, non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell’enciclica "Veritatis splendor" con la chiara dottrina dell’"intrinsece malum". […] Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo."
Non soltanto qui si esprimono alcune convinzioni che non sono affatto “magistero acquisito”, bensì forzature recenti nella dottrina comune, ma si citano solo i lavori sinodali e si ignora il testo di AL. Non sono infatti “alcuni padri sinodali” che hanno esposto teorie stravaganti a proposito del rapporto tra Chiesa e matrimonio,  ma è il testo stesso di AL ai nn. 72-73 che parla rispettivamente di “segno imperfetto” e di “analogia imperfetta” per definire la relazione tra il sacramento del matrimonio e le nozze tra Cristo e la sua Chiesa. Lo fa apertis verbis e in tal modo permette di considerare, dottrinalmente e pastoralmente, non solo il “bene massimo” del matrimonio, ma anche il “bene possibile”. Rileggiamo i due testi, che il Prefetto sembra non conoscere. Sottolineo in neretto le espressioni più significative:
72. Il sacramento del matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi, perché « la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa. Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce; sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi». Il matrimonio è una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Pertanto, la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto di un discernimento vocazionale.
73. « Il dono reciproco costitutivo del matrimonio sacramentale è radicato nella grazia del battesimo che stabilisce l’alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento. […] Pertanto, lo sguardo della Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera che volge anch’essa lo sguardo verso Gesù ». Il sacramento non è una “cosa” o una “forza”, perché in realtà Cristo stesso «viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri ». Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi. Unendosi in una sola carne rappresentano lo sposalizio del Figlio di Dio con la natura umana. Per questo «nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una pregustazione del banchetto delle nozze dell’Agnello». Benché «l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa» sia una «analogia imperfetta», essa invita ad invocare il Signore perché riversi il suo amore dentro i limiti delle relazioni coniugali. 
Possiamo osservare che:
- nessuno parla di “vaga relazione”, ma di “analogia imperfetta”. Questo non esclude affatto un rapporto di “rappresentazione reale” e di “efficacia” tra sacramento e vita ecclesiale, ma distingue accuratamente e precisamente questa rappresentazione dalla “ripresentazione eucaristica”. Proprio questa “identità” sarebbe una forzatura della tradizione, alla quale sembra inclinare la interpretazione massimalistica avanzata dai 4 cardinali e che il Prefetto Mueller sembra condividere;
- la “legge della continenza” per le famiglie in seconde nozze è una soluzione provvisoria e parziale, che oggi è ancora possibile, ma non è più necessaria. Su questo, a me pare, la idealizzazione del sacramento coincide con una sfigurazione della antropologia. Ed è curioso che la sua formulazione sia stata “inventata” da Familiaris consortio mentre il Prefetto la presenta come una “verità costitutiva della teologia morale e della teologia dei sacramenti”. Trasformare un elemento positivo in struttura speculativa è sempre molto pericoloso. E tanto più lo è se si pretende di farlo ignorando il testo di una Esortazione Apostolica;
- far passare per “opinioni di alcuni padri sinodali” le esplicite parole di una Esortazione Apostolica può compiacere i lettori del Timone, ma non rende un servizio alla verità. Su questo punto il ministero di un Prefetto di Congregazione dovrebbe evitare di creare confusione e registrare la evoluzione di una disciplina, aiutando a comprenderla, piuttosto che fingere di ignorarla.
Mi pongo, infine, alcune domande: perché il Prefetto non legge con la dovuta attenzione i documenti del papa? E perché sposa superficialmente le tesi di cardinali che non vogliono applicare AL, mentre critica apertamente quei Vescovi che si sono messi dentro un serio percorso di recezione del documento? Anche su questo Mueller sembra ignorare che è AL stessa (nn.2-3) a chiedere ciò che il Prefetto censura: infatti un processo di recezione sinodale non è una infrazione al centralismo ecclesiale, ma il rimedio alla sua patologia.


PROTESTANTI, AMORIS LAETITIA: MÜLLER A TUTTO CAMPO SU IL TIMONE. “LA VERITÀ NON SI NEGOZIA”.

Ne “Il Timone” di febbraio il cardinale Gerhard Ludwig Műller, prefetto della Congregazione per la Fede, risponde alle domande in materia dottrinale e pastorale da Riccardo Cascioli e Lorenzo Bertocchi. Un’intervista molto chiara, che sembra sgombrare il campo da ogni possibile equivoco sulle sue posizioni in materia. Sono dichiarazioni di grande interesse e importanza, nel momento in cui la confusione in ambito cattolico sul tema del matrimonio e dell’eucarestia ai divorziati risposati persiste, anche in assenza di una risposta da parte del Pontefice ai “Dubia” espressi da quattro cardinali, e condivisi in forma più o meno esplicita da molti altri cattolici, dai porporati ai semplici fedeli.
Le dichiarazioni del titolare del più importante dicastero vaticano toccano in particolare due ambiti oggi soggetti a un aspro confronto interno: i rapporti con i protestanti e la dottrina cattolica sul matrimonio. “Senza dottrina non c’è Chiesa”, si apre il “lancio” de “Il Timone; e all’interno le sei pagine dell’intervista sono introdotte da un titolo che appare eloquente: “La verità non si negozia”.
Sui rapporti con i protestanti: “La riforma protestante non deve essere semplicemente intesa come una riforma da alcuni abusi morali, ma bisogna riconoscere che andava a incidere sul nucleo del concetto cattolico di Rivelazione”. Allora “si può sempre riformare la vita morale, le nostre istituzioni, università, le strutture pastorali, è necessario anche sbarazzarsi di una certa ‘mondanizzazione’ della Chiesa: tutto questo possiamo accettarlo dalle istanze della riforma protestante, ma dobbiamo dire che per noi ci sono errori dogmatici fra i riformatori che mai possiamo accettare”. Perciò “per cercare l’unità non possiamo accettare di ‘regalare’ due o tre sacramenti, o accettare che il Papa sia una specie di presidente delle diverse confessioni cristiane’”.
Sull’esortazione post-sinodale ‘Amoris laetitia’: “Noi siamo chiamati ad aiutare le persone, a poco a poco, per raggiungere la pienezza del loro rapporto con Dio, ma non possiamo fare sconti”. Ancora: “Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica”.
Dogma e sviluppo: “Ciò che è definito dogmaticamente non può essere smentito in alcun modo: se la Chiesa ha detto che ci sono sette sacramenti, nessuno, nemmeno un concilio potrebbe ridurre o modificare il significato di questi sacramenti. Chi vuole unirsi alla Chiesa cattolica deve accettare i sette sacramenti come mezzi di salvezza”.
Infine: “La Chiesa ha chiaramente espresso il riconoscimento del matrimonio come una unione indissolubile tra un uomo e una donna (…) In questo le parole di Gesù sono molto chiare e la loro interpretazione non è un’interpretazione accademica, ma è Parola di Dio. Nessuno può cambiarla. (…) La Chiesa non accetta di secolarizzare il matrimonio. Il compito di sacerdoti e vescovi non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza”.
Ricordiamo che “Il Timone” è venduto solo in abbonamento (inoltre si può trovare in numerose parrocchie italiane, elenco completo sul sito www.iltimone.org ). Per informazioni contattare abbonamenti@iltimone.org o il numero telefonico 02/69015059 . Da questo numero “Il Timone” si può sfogliare online, a pagamento, su www.iltimone.org il giorno stesso dell’uscita della rivista cartacea.
Marco Tosatti