Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Per questa Santa Pasqua 2017 offriamo a voi in omaggio questo testo completo, redatto da mons. Francesco Spadafora nel 1984.
TRE FONTANE
di Francesco Spadafora
«TRE FONTANE» «Te beata, o Roma, che fosti consacrata dal sangue glorioso di due Principi: da esso così imporporata superi tutte insieme le bellezze dell’universo».
Così canta l’inno liturgico nella festa dei santi Apostoli, Pietro e Paolo.
Il primo fu crocefisso con la testa in giù ai piedi del colle Vaticano e sulle sue sacre spoglie sorge la omonima gloriosa Basilica. L’Apostolo delle Genti fu decapitato alle Aquae Salviae, l’attuale Tre Fontane. San Pietro cadde all’inizio della persecuzione, scatenata da Nerone per addossa-re ai cristiani il grande incendio che devastò Roma nel luglio del 64 d.C.
San Paolo invece tre anni dopo, nell’inverno del 67.
Le sue venerate spoglie sono custodite nella Basilica a lui dedicata, ma il suo martirio avvenne al terzo miglio dall’Urbe, dove sorge adesso la chiesetta di san Paolo, un po’ dietro la chiesa abbaziale dei Padri Trappisti alle Tre Fontane.
Il Sepolcro vuoto: Verità della Morte e verità della Speranza
Affermava Gustave Thibon: «Bisogna sostituire alle menzogne che fanno vivere, le verità che fanno morire». Una di queste verità è il Sepolcro vuoto di Cristo, che indica l’ineluttabilità della morte, ma anche la Soluzione di essa.
Il filosofo cattolico Gustave Thibon (del cui pensiero già abbiamo parlato in questo Settimanale) in una sua opera dice: «L’eternità non è la negazione del tempo, ne è la fidanzata». L’immagine è molto suggestiva, ma soprattutto vera. L’eternità, e quindi anche la dimensione soprannaturale, non si pongono alternativamente al tempo e alla dimensione naturale. Ne costituiscono piuttosto il compimento. Un compimento che si fa significato, nel senso che la temporalità trova il suo senso e la sua aspettativa nell’eternità; ma anche in un senso contrario, ovvero che l’eternità in un certo qual modo viene “generata” dal tempo. In un certo qual modo, perché non si tratta di affermare che essa sarebbe creata dal tempo, quanto che per l’uomo viene generata dalle scelte che l’uomo stesso compie nel tempo.
La democrazia agnostica scettica e relativista come si concilia con il Vangelo? la democrazia è una creazione dell’illuminismo anti-cristiano perciò incompatibile con il Vangelo: o si è cristiani o si è illuministi
di Francesco Lamendola
I sedicenti cattolici modernisti e progressisti, che sanno sempre tutto e devono metter becco su tutto, su una cosa non s’interrogano mai, non riflettono mai, né, soprattutto, dubitano mai: che la democrazia sia il migliore dei sistemi politici possibili, il sistema assoluto, al di fuori del quale nulla è pensabile, nulla è accettabile, nulla è ammissibile; e che il cattolico, pertanto, altro non abbia da fare, quanto alla dimensione politica e sociale dell’esistenza, che rimettersi con piena e incondizionata fiducia alle meraviglie della democrazia liberale, così come essa si è configurata e come si sta attuando nel mondo.
Oggi le cose sono giunte a un punto tale che costoro non riuscirebbero nemmeno a concepire una sia pur minima sfasatura, una sia pure impercettibile distanza fra il cristianesimo e la democrazia: li ritengono come le due facce di una stessa medaglia, sul verso c’è il Vangelo e sul recto l’assemblea generale delle nazioni Unite, con tutto il fardello del sistema democratico da rappresentare nell’universo mondo. Il fatto che la Chiesa, per due millenni, e fino a meno di un secolo fa, abbia convissuto con sistemi politici e sociali diversi dalla democrazia, dalla monarchia assoluta di diritto divino alla monarchia costituzionale, e a quella parlamentare, dallo Stato massonico e anticlericale al fascismo, dapprima anticlericale, poi filo-clericale (anche se più per calcolo che per convinzione), non li turba; né il fatto che, forse, in un futuro neanche troppo lontano, gli uomini potrebbero sentire la necessità di elaborare dei sistemi politico-sociali diversi dalla democrazia, e, possibilmente, migliori di essa, perché quelli peggiori, come il nazismo e il comunismo, li hanno già sperimentati e ne hanno avuto abbastanza. Tutto ciò, a quanto pare, non scalfisce minimamente le loro certezze, dato che non vi dedicano neppure un pensiero.
Abbiamo già trattato questo argomento, che ci sembra di somma importanza, specialmente oggi, in altre occasioni (cfr. Cristianesimo e modernità sono incompatibili?, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 3/02/20015; Cristo Re: una sfida aperta a tutte le idee-cardine della modernità e Ma è compito della Chiesa cattolica fare il tifo per la democrazia?, pubblicati entrambi su Il Corriere delle Regioni rispettivamente il 16/04/2016 e il 17/01/2017); qui vogliamo portare il discorso più specificamente sul piano delle idee e dei valori, dai quali discendono i comportamenti pratici e gli stili di vita delle persone. Ed entriamo subito nel vivo del problema chiedendoci, in maniera spassionata e con animo sgombro da preconcetti: esiste uno stile di vita democratico? E, se sì, come si concilia con lo stile di vita cristiano? Perché uno stile di vita cristiano, di per sé, certamente esiste; anche se saremmo forse più precisi dicendo che “esisteva”, e lo si vedeva chiaramente nel modo di vivere delle famiglie e delle persone, fino a un paio di generazioni fa, specialmente nei paesi di provincia e, più ancora, nelle campagne.
Prendiamo dunque in mano il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, edito a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e vediamo quel che dice su Il sistema della democrazia (Liberia Editrice Vaticana, 2004, §§ 406-407, pp. 222-223):
406. UN GIUDIZIO ESPLICITO E ARTICOLATO SULLA DEMOCRAZIA CONTENUTO NELL’ENCICLICA “CENTESIMUS ANNUS”: “La Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati sia di eleggere e controllare i propri governati, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno, Essa, pertanto, non può favorire la formazione di gruppi dirigenti ristretti, i quali per interessi particolari o per fini ideologici usurpano il potere dello Stato. Un’autentica democrazia è possibile soltanto in uno Stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana. Essa esige che si verifichino le condizioni necessarie per la promozione sia delle singole persone mediante l’educazione e la formazione ai veri ideali, sia della “soggettività” della società mediante la creazione di strutture di partecipazione e di corresponsabilità.
a) I VALORI E LA DEMOCRAZIA
407. UN’AUTENTICA DEMOCRAZIA NON È SOLO IL RISULTATO DI UN RISPETTO FORMALE DI REGOLE, MA È IL FRUTTO DI UNA CONVINTA ACCETTAZIONE DEI VALORI CHE ISPIRANO LE PROCEDURE DEMOCRATICHE : LA DIGNITÀ DI OGNI PERSONA UMANA, IL RISPETTO DEI DIRITTI DELL’UOMO, L’ASSUNZIONE DEL “BENE COMUNE” COME FINE E CRITERIO REGOLATIVO DELLA VITA POLITICA. Se non vi è un consenso generale su tali valori, si smarrisce il significato della democrazia e si compromette la sua stabilità.
LA DOTTRINA SOCIALE INDIVIDUA UNO DEI RISCHI MAGGIORI PER LE ATTUALI DEMOCRAZIE NEL RELATIVISMO ETICO, CHE INDUCE A RITENERE INESISTENTE UN CRITERIO OGGETTIVO E UNIVERSALE PER STABILIRE IL FONDAMENTO E LA CORRETTA GERARCHIA DEI VALORI: “Oggi si tende ad affermare che l’agnosticismo e il relativismo scettico sono la filosofia e l’atteggiamento fondamentale rispondenti alle forme politiche democratiche, e che quanti sono convinti di conoscere la verità e aderiscono con fermezza ad essa non sono affidabili dal punto di vista democratico, perché non accettano che la verità sia determinata dalla maggioranza o sia variabile a seconda dei diversi equilibri politici. A questo proposito, bisogna osservare che, se non esiste nessuna verità ultima la quale guida e orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”. La democrazia è fondamentalmente “un ‘ordinamento’ e, come tale, uno strumento e non un fine. Il suo carattere ‘morale’ non è automatico, ma dipende dalla conformità alla legge morale a cui, come ogni altro comportamento umano, deve sottostare: dipende cioè dalla moralità dei fini che persegue e dei mezzi di cui si serve”.
Segue un paragrafo, il 409, specificamente dedicato al rapporto fra la democrazia e le singole istituzioni politiche, come il parlamento, e che qui non c’interessa. Abbiamo visto abbastanza: che la Chiesa, adottando l’enciclica Centesimus annus (1° maggio 1991) come base della sua dottrina sociale, intende fare proprio il Magistero di Giovanni Paolo II per il nostro tempo. Ora, se è logico che la dottrina sociale della Chiesa evolva in base al mutare delle condizioni, politiche, economiche e sociali e culturali, proprio la scelta dell’anniversario della Rerum Novarum di Leone XIII (15 maggio 1891) evidenzia tale carattere prettamente storico. E già qui siamo automaticamente su un terreno minato. Infatti, se le condizioni storiche evolvono, la dottrina della Chiesa non dovrebbe evolvere: al massimo si potrebbe parlare di un approfondimento, di uno sviluppo di temi già insiti in essa; diversamente, si farebbe del cattolicesimo una delle tante ideologie di questo mondo, che ora vanno di moda, ora tramontano, e gli si toglierebbe il suo carattere precipuo: quello una dottrina di origine non umana, la Rivelazione di Dio agli uomini, anticipata per mezzo dei profeti e dei patriarchi e attuatasi per mezzo del mistero dell’Incarnazione del Verbo. La quale Incarnazione è, sì, un fatto storico, la nascita di Gesù e la sua vita terrena, fino alla morte di croce, ma è, contemporaneamente, un evento soprannaturale, racchiuso fra due misteri: quello della Concezione verginale di Maria e quello della Resurrezione dal sepolcro e, poi, dell’Ascensione al Padre.
Comunque, se l’attuale dottrina sociale della Chiesa coincide con la concezione esposta da Giovanni Paolo II nella Centesimus annus, non si può non osservare come, pur essendo passati meno di trent’anni, la situazione mondiale complessiva sia enormemente cambiata: allora, era appena caduto il comunismo, l’Unione Sovietica si era dissolta e pareva che un radioso avvenire avrebbe accompagnato l’espansione della democrazia in tutto il mondo. Oggi, invece, alla caduta del comunismo sovietico non è seguita una sostanziale distensione fra la Russia e i Paesi occidentali; l’Unione europea è una realtà, ma, nel giro di pochi anni, essa è riuscita a deludere e disgustare gran parte dei suoi cittadini; in Cina perdura la dittatura, comunista di nome, selvaggiamente capitalista nei fatti; le cosiddette “primavere arabe” si sono rivelate un tragico inganno, se non addirittura una montatura mediatica; gli Stati Uniti hanno mostrato il volto brutale e spregiudicato di una imperialismo di marca democratica, conducendo una serie di guerre destabilizzanti, che hanno sconvolto gli equilibri geopolitici in un’area vastissima, dall’Asia centrale all’Africa; il terrorismo islamico si è scatenato ovunque e rappresenta, oggi, un fattore di estrema tensione nella vita delle società occidentali; una migrazione di proporzioni bibliche si è messa in moto dal Sud del Mediterraneo verso l’Europa, e la sta gradualmente sommergendo, sommandosi ai flussi migratori “regolari” degli ultimi decenni, con la prospettiva di una rapida islamizzazione dell’Europa intera; il potere finanziario mondiale, divenuto incontrollabile, sta realizzando l’obiettivo finale che si è sempre proposto, il dominio incontrastato del pianeta, ora causando una crisi finanziaria ed economica di proporzioni impressionanti, ora manovrando occultamente dietro i fenomeni migratori e lo stesso terrorismo, sicché la linea del “fronte” si è dissolta e l’intero pianeta pare essersi trasformato in un perenne campo di battaglia di tutti contro tutti. Si aggiunga il crollo della natalità nei Paesi europei e il dilagare di nuovi stili sociali e culturali, di nuove legislazioni civili, che hanno portato, di fatto, alla sovversione dei valori morali da sempre professati e la loro sostituzione con nuovi modelli, radicalmente edonisti e individualisti, dei quali il cosiddetto matrimonio omosessuale, l’adozione di bambini da parte di tali coppie, le nascite ottenute per mezzo della fecondazione artificiale e l’acquisto preventivo dei nascituri mediante la pratica dell’”utero in affitto”, hanno determinato una situazione che, nel 1991, era semplicemente impensabile, così come lo era, per la verità, ancora pochissimi anni fa: impensabile, almeno, per la stragrande maggioranza della popolazione, abilmente indottrinata e manipolata da una informazione del tutto asservita ai dettami del potere finanziario.
Quel che vogliamo dire è che, una volta adottata una prospettiva sostanzialmente storica, il Magistero sociale della Chiesa è già largamente superato dai fatti; e, in effetti, una possibile chiave di lettura di certi comportamenti di papa Francesco, di monsignor Galantino o di monsignor Paglia è proprio questa: che essi si muovano ancora all’interno delle linee guida della Centesimus annus e non abbiamo pienamente compreso quanto radicale sia stato il mutamento verificatosi negli ultimi cinque lustri. Quanto ai contenuti specifici di tale dottrina, il documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – che, istituito da Paolo VI nel 1967, è stato soppresso il 1° gennaio 2017 da papa Francesco – ha il merito di mettere bene a fuoco il nodo fondamentale della questione: cioè che una democrazia agnostica, relativista e scettica, priva di valori, si riduce a un guscio vuoto ed è incompatibile con la visione e con la pratica cristiana della vita, come del resto è oggi del tutto evidente. Però non sa, e non può, indicare alcun rimedio a tale situazione: la democrazia non tollera una definizione univoca della verità, della giustizia, del bene, eccetera, ma si riserva la piena facoltà di riformulare il proprio giudizio in base al volere della maggioranza; mentre il cristianesimo è portatore di una morale e di una dottrina che presuppongono una fonte oggettiva di certezza, Dio, e una tavola di valori che non sono umanamente negoziabili, alla luce del Vangelo. Una democrazia fondata sui valori è una contraddizione in termini; tutt’al più, si può pensare – e, di fatto, stiamo incominciando a vederla - una democrazia fondata su dei contro-valori, cioè sulla sovversione sistematica di tutti i valori dell’Europa cristiana, della sua tradizione, delle sue radici (tanto è vero che ricordare le radici cristiane dell’Europa è diventato politicamente scorretto). Logico, se si pensa che la democrazia è una creazione dell’illuminismo, e precisamene di Rousseau; e se si riflette che l’illuminismo nasce come rivolta anticristiana ed è perciò assolutamente incompatibile con il Vangelo. O si è cristiani o si è illuministi.
Resta perciò la domanda: è compito specifico della Chiesa, quello di elaborare e proporre una propria dottrina sociale? Gesù lo ha fatto? Se si vuol essere onesti, la risposta è no. Ha parlato dei poveri, della giustizia, ma non ha proclamato alcuna dottrina sociale; al contrario, ha ribadito che il suo Regno non è di questo mondo. Ogni tentativo di fare di Gesù un riformatore sociale equivale a un tradimento nei confronti della sua missione, e, perciò, anche nei confronti della sua Chiesa…
La democrazia, agnostica, scettica e relativista come si concilia con il Vangelo?
Un disegno diabolico? Menzogna, immoralità e irreligiosità sono i tre grandi mali dello spirito moderno. Oggi è come se un Potere occulto, maligno ma intelligente, stesse imponendo questi tre grandi mali a livello mondiale
di Francesco Lamendola
Se dovessimo indicare i tre grandi mali che minacciano l’integrità dell’individuo e della società odierni, diremmo che essi sono la menzogna, l’immoralità e l’irreligiosità; e che, per quanto essi siano sempre stati presenti nella storia, perché sono presenti nel profondo dell’animo umano quando esso è lontano da Dio, pure si nota oggi non solo una recrudescenza, ma un disegno complessivo, una organicità e sistematicità di spinte e di condizionamenti, come se un Potere occulto, maligno ma intelligente, stesse imponendo questi tre grandi mali a livello mondiale, dalle legislazioni degli Stati sino alla morale pratica delle singole persone, nei loro ci portamenti quotidiani.
Si comprende che c’è qualcosa di nuovo, e di diabolico, nella situazione spirituale dell’uomo moderno, precisamente dal fatto che egli non coglie più tali presenze come male, ma come bene, o, comunque, come legittimo esercizio dei suoi diritti, riconosciuti e accettati dalla società o dalla maggioranza degli individui. Questo è un fenomeno estremamente preoccupante, perché non si ripresentava da qualcosa come duemila anni, almeno nell’ambito della nostra civiltà. Per trovare qualche cosa di smile, bisogna andare indietro fino all’epoca della civiltà greco-romana, caratterizzata, specie nella sua fase discendente, dalla schiavitù, dalla brutalità nei rapporti umani, dal disprezzo della vita, dalla guerra e dalla violenza come sole attività nobili e gloriose, dall’aborto e dall’omosessualità dilaganti, dai massacri sanguinari del circo, dove gladiatori e bestie feroci si alternavano alle crocifissioni e alle torture pubbliche più raffinate. Questa orrenda palude è stata bonificata dal cristianesimo e, per duemila anni, gli istinti inferiori sono stati tenuti a bada, le anime si sono rivolte al Bene, alla Verità e all’Amore, pur se non sempre gli uomini sono stati capaci di perseguirli e di realizzarli nella propria vita. Però, mai il male veniva eretto a bene, e viceversa; mai la menzogna veniva spacciata per verità, e viceversa, se non in casi rari e limitati, in situazioni aberranti e particolari, dovute a circostanze eccezionali, e, comunque condannate sia dal sentire comune che, in linea di massima, dalle autorità religiose e civili.
Senza dubbio, questo è un “salto di qualità”, ma nella direzione sbagliata. La civiltà moderna sta riportando gli uomini allo stadio in cui si trovavamo duemila anni fa: spregiatori della vita, idolatri, mentitori, lussuriosi, superbi, iracondi, violenti, invidiosi, calunniatori, omicidi; e quel che è peggio, li sta persuadendo, con il veleno sottile di una cultura radicalmente laicizzata e secolarizzata, che ogni capriccio è legge, che ogni impulso è un diritto, che qualunque aberrazione, anche il sadismo, la pedofilia, l’omicidio volontario, possono trovare scusanti, comprensione, legittimazione, e, in certi casi, perfino essere esaltati come cose buone e giuste in se stesse. Il diavolo, che, senza dubbio, dirige questo Potere occulto assai più di quel che i suoi servi sciocchi non credano, gonfi d’orgoglio come sono, e convinti d’essere i vindici e i restauratori dell’autentica libertà dell’uomo contro le menzogne e gl’inganni dei preti, sta celebrando il suo trionfo: mai, forse, nel corso della storia umana, si era avvicinato di tanto alla sua meta finale: staccare e separare irrimediabilmente l’uomo da Dio, facendogli scordare la sua natura spirituale e persuadendolo di essere solo un bruto, evoluto secondo le leggi del caso e interamente “risolto” nel quadro della dimensione naturale; sicché non c’è nulla, in lui, che non sia buono e meritevole di essere portato alla luce, compresi gl’istinti di parricidio, d’incesto, di furto, di ricchezza e potere ad ogni costo, con qualsiasi mezzo. Ma l’uomo non si risolve tutto nella dimensione naturale; in lui vi è anche la vita soprannaturale, impressagli da Dio col sigillo della propria somiglianza; dimentico di ciò, l‘uomo regredisce al livello d’un bruto.
Scriveva a questo proposito padre Giuseppe De Rosa, una delle penne più prestigiose della rivista dei gesuiti La civiltà cattolica, nel suo libro Sì, Dio esiste (Elle Di Ci/La Civiltà cattolica, 1998, pp. 220-221):
Ma il male fisico non è che una faccia del problema del male. L’uomo non è soltanto corpo, sensibilità, affettività; è anche – e soprattutto – spirito, fatto per la verità, per il bene, per la giustizia, per la bellezza, per l’amore, e dunque per Dio, che è la Verità assoluta, il Bene infinito, la fonte e la pienezza dell’amore. In realtà, non c’è solamente il male che fa soffrire il corpo; c’è anche il male che corrompe e uccide lo spirito.
Ora, sono mali spirituali il trionfo della menzogna sulla verità e dell’inganno sulla sincerità e la lealtà; la vittoria sfacciata del vizio in tutte le sue forme sulla virtù calpestata e derisa; il trionfo dell’iniquità e dell’ingiustizia, l’oppressione dei poveri e lo sfruttamento dei deboli; il potere sovrano che esercita il denaro al quale tutti si vendono e col quale tutto si compra, anche la coscienza; lo scadimento dei valori morali, il trionfo dell’irreligiosità, il disprezzo e la derisione delle persone religiose. A questo proposito, dobbiamo rilevare che, soprattutto oggi, siamo in presenza di un’instaurazione del “regno del male”, cioè di un “potere” organizzato della menzogna, dell’immoralità e dell’irreligiosità. Non si tratta soltanto di questi mali dello spirito – menzogna, immoralità e irreligiosità sono sempre esistite nella storia umana -, ma di un “potere” del male, che, servendosi di strutture politiche, sociali e culturali della società e, soprattutto, del potere economico, riesce a far apparire verità ciò che è menzogna e falsità, e a far apparire menzognero e falso quello che è vero e giusto; riesce a far apparire bene quello che è male, e male quello che è retto e benefico per l’uomo; riesce a far apparire Dio, la religione, la fede cristiana come realtà che alienano l’uomo, lo opprimono, privandolo della sua libertà, e ne impediscono il pieno sviluppo umano, e invece l’irreligiosità e il rifiuto di Dio e delle norme morali come forze liberatrici dalla servitù che la religione imporrebbe all’uomo. Questo potere domina gli uomini di oggi e ha su di essi una presa così capillare e profonda che difficilmente riescono a liberarsi dal suo influsso e a pensare e agire secondo la verità, secondo la legge morale e secondo una visione religiosa della vita.
È questo il fatti veramente nuovo del nostro tempo. Esso mostra a quale profondità si situi il male spirituale oggi e come, perciò, possa avvenire che il suo potere corruttore non sia più nemmeno avvertito, In realtà, siamo di fronte a un gigantesco tentativo di corrompere lo spirito dell’uomo nelle sue radici più profonde e vitali, di deviarlo radicalmente dalla verità, dal bene e dalla rettitudine per cui è naturalmente fatto, e, soprattutto, d spogliarlo di quello che, pur nelle sue miserie e deviazioni, forma la nobiltà e la grandezza dell’uomo: la sua aspirazione alla verità e al bene, la sua nostalgia di ciò che è retto e buono, la sua fame e sete dell’Infinito e dell’Assoluto. È un tentativo di distruzione dell’uomo nella sua più vera e profonda “umanità” e di corruzione del suo spirito, ben più grave e radicale della minaccia del’annientamento fisico che fa pesare sul mondo un’eventuale guerra nucleare generale.
Non si può non ammirare la chiarezza e la lucidità dell’analisi di padre Giuseppe De Rosa (1921-2011), doti da lui mostrate anche nel difendere la dottrina e nel combattere l’errore, sia dentro la Chiesa, come quando smentì vigorosamente Ennio Pintacuda che voleva formare un’aggregazione politica di sinistra, con l’adesione dei cattolici progressisti, chiarendo che tale non era la posizione complessiva dei gesuiti (progetto che alla fine, ahimè, si è comunque realizzato, ben al di là delle più rosee speranze di padre Pintacuda, e non solo nell’ambito politico), sia fuori, come quando denunciò il libro di Augias e Pesce, Inchiesta su Gesù, per quello che effettivamente è: un attacco alla religione cristiana, intellettualmente disonesto, perché tenta di far passare Gesù per quel che non è stato: un ebreo ortodosso che non voleva affatto creare una nuova religione, e, naturalmente, un semplice uomo, che i suoi discepoli, peraltro fortemente discordi tra loro, avrebbero voluto far “resuscitare” perché non accettavano che tutto fosse finito sulla croce.
Ma, tornando al nostro tema, si vede come un cristiano acuto e coerente non può non vedere che il Male, oggi, ha fatto enormi progressi: esso è quasi giunto a convincere l’uomo moderno, secondo i desideri dello Zarathustra di Nietzsche, che tutti i valori devono essere letti alla rovescia. In radicale discontinuità con i secoli precedenti, nei quali si è formata la nostra civiltà con i suoi valori, egli ora s’immagina di essere non una creatura, ma un ente di questo mondo, originato dalla natura stessa, e di non avere alcuna meta superiore da realizzare; un ente che guarda alla credenza in Dio e alla obbligatorietà di una morale assoluta con un sorrisetto d’ironico disprezzo, come segni della sua passata sudditanza, della quale non vuol neanche sentir più parlare. Ma l’uomo, senza Dio, è come se venisse privato delle sue radici: la stessa umanità di cui è fatto subisce una orribile perversione, una deformazione, uno stravolgimento, che lo aliena da se stesso e lo getta in un abisso d’infelicità, di cui non sa neanche riconoscere le vere cause. E anche questa è una vittoria del diavolo: portare l’uomo alla disperazione, dopo averlo gonfiato di folle orgoglio e di sacrilega superbia: perché la disperazione, come diceva Kierkegaard, è per definizione la malattia mortale, e l’uomo disperato è definitivamente perso nel nulla, lontano da Dio, al quale non sa più rivolgere nemmeno una richiesta di soccorso, come Giuda che morì disperato e suicida (non pentito, come ha detto papa Francesco: perché il pentimento cristiano è inseparabile dalla richiesta di perdono a Dio, cosa che in Giuda, appunto, non vi fu).
La menzogna non è solo la negazione della verità; è anche una bestemmia, perché la verità ha, in se stessa, qualcosa di sacro: è il riflesso di una verità più alta, che, di rado in grado, arriva fino alla Verità suprema, Dio. Chi mentre, non mente solo sulle cose circoscritte di cui sta parlando o delle quali si sta occupando: offende anche Dio, che, essendo la Verità, è anche il custode e il garante di ogni singola verità. Le verità umane non sono, né potrebbero essere a sé stanti; sono parte di un qualcosa di molto più vasto, di cosmico, che è la Verità. Dunque, tutte le persone che, mentendo, calpestano e travisano la verità, recano una offesa agli uomini, ma anche a Dio, e a Dio ne devono rispondere. Arrivare al punto di capovolgere la verità e di spacciare la menzogna per il vero, è il peccato più grave che si possa commettere: è come tentar di contraffare Dio. Per l’immoralità, vale un ragionamento analogo: il vizioso contamina e svilisce la vita che gli è stata data, il corpo che gli è stato dato, tempio di Dio; il superbo reca offesa non solo ai suoi simili, ma a Dio, dei quali il suo fratello è l’immagine vivente; il violento, il ladro, l’omicida, portano il disordine nell’ordine morale voluto da Dio, e inscritto anche nella coscienza naturale di ciascun essere umano.
Da qualsiasi lato si consideri la cosa, si arriverà sempre alla medesima conclusione: ogni qualvolta un essere umano sceglie il male invece che il bene, reca un danno e una offesa all’intero universo, e al Creatore dell’universo; e se il peccatore spinge la sua audacia fino al punto di voler chiamare bene il peccato, che è male, e di voler chiamare male, invece, il bene, che è l’amicizia con Dio, allora si tratta di un danno e di una offesa assoluti, radicali, che hanno realmente qualcosa di satanico. Satana, infatti, è la scimmia di Dio, è il mentitore e il sovvertitore per eccellenza, è colui che inverte l’ordine voluto da Dio (si pensi ai culti satanici e alla messa nera, che è un a Messa cristiana alla rovescia, officiata con un’Ostia profanata) e quindi il capovolgimento della morale, oggi in atto, non è, semplicemente (si fa per dire) un allontanamento dalla morale, ma una sua falsificazione, atto blasfemo più di qualsiasi altro, e dannosissimo, perché immensamente pericoloso per le anime. Un bambino, nato in questa società demoniaca, rischia di ricevere una educazione spirituale e morale alla rovescia, e di diventare, così, senza rendersene conto, un figlio del diavolo, tanto quanto se i suoi genitori, satanisti praticanti, lo avessero consacrato al principe delle tenebre. Tale è la minaccia che incombe sulla nostra società, oggi; e chi non l’ha compreso, non ha capito molto di quale sia la vera posta in gioco nella lotta perenne fra il male e il bene. La posta in gioco è più alta, infatti, che in ogni altra epoca passata: non si tratta della salvezza o della perdizione di un certo numero di anime, ma della società nel suo complesso, e quindi di tutte le anime, o quasi tutte (perché perfino a Sodoma, nella città del vizio per antonomasia, c’erano Lot e i suoi familiari, che vivevano nel rispetto delle leggi umane e divine). E se la posta in gioco è ormai globale, globale dovrà essere anche la risposta: cioè un sincero ritorno alla verità, alla moralità e alla religiosità. Infatti il Vangelo è la sola garanzia che abbiamo contro le forze della dissoluzione...
Menzogna, immoralità e irreligiosità sono i tre grandi mali dello spirito moderno
Solo gli ingenui possono pensare che certi episodi in difesa degli agnelli siano spontanei e disinteressati.
Ma anche quando lo sono si situano all’interno di un’ideologia che nega la stessa realtà naturale.
Vedendo le immagini di Berlusconi che allatta una pecorella qualcuno potrebbe pensare che la campagna a difesa degli agnelli in prossimità della Pasqua sia una novità di quest’anno mentre invece è solo l’adesione di Berlusconi ad essere una novità. L’argomento è così poco una novità che ne scrissi sulle pagine di CS già quattro anni fa in “L’intolleranza animalista ha bisogno di negare la specificità dell’Uomo“.
Il fatto che Berlusconi abbia deciso di apparire come il salvatore delle giovani pecore non può ingannare che i creduloni e significa una sola cosa, che ha fiutato il vento. Avendo infatti visto l’impressionante macchina organizzativa tesa a imporre l’animalismo, e meglio ancora la sua versione maniacale impersonata dai vegani (che ricordiamo non sono gli abitanti della sistema planetario di Vega ma stanno comunque tentando di invadere il pianeta…), ha deciso di sfruttarne la forza e volgerla loro malgrado a proprio favore.
I bruscolini nell’occhio di papa Francesco: Asia Bibi e il giornalista egiziano Magdi Allam. Perché dialogare a ogni costo con l’islam è illusorio: in realtà si tratta di un monologo, di un soliloquio spacciato per dialogo
di Francesco Lamendola
Abbiamo detto e ripetuto che voler dialogare a ogni costo con le altre religioni e con le altre confessioni cristiane è un errore funesto per il cattolicesimo; e abbiamo individuato la radice teologica di questo errore nella dichiarazione conciliare Nostra aetate, a sua volta interpretata in senso estremistico e unilaterale dai cattolici progressisti e modernisti; e le sue cause profonde nelle manovre occulte di potenti forze non cristiane e anticristiane, come la massoneria giudaica B’nai B’rith e le stesse logge massoniche occidentali che si sono introdotte all’interno della Chiesa cattolica, conquistando alla loro causa un certo numero di sacerdoti e soprattutto di vescovi, arcivescovi e cardinali.
Una stupenda Pala di Roger van der Weyden dedicata a Maria,
dal titolo Miraflore, s’ispira, probabilmente ad un antico inno di sant’Efrem:
In Aprile il Signore è sceso dalle alture e Maria lo ha accolto. Che la Pasqua
ci spalanchi questa misteriosa casa di Maria, dove la contemplazione delle
piaghe del Risorto è prova di quella divinità gloriosa che trionfa proprio
sulle miserie umane. Senza questa chiave di lettura a che varranno gli sforzi
per salvare l’uomo dalla malattia e dall’abbrutimento? Paolo, del resto, già ci
ammoniva: se Cristo non è risorto vana è la nostra fede.
Rogier van der Weyden (1399/1400–1464) Altare di Nostra Signora (Altare Mirafiori), circa 1440, olio su legno di quercia 213 h 43 cm Gemäldegalerie, Berlino
La Chiesa antica non poteva pensare che proprio Colei che aveva generato il Verbo di Dio, Colei che era rimasta, di pietra (stabat) sotto la croce, fosse esclusa dalla visione beata del Risorto. Se i Vangeli tacciono sull’apparizione di Cristo a Maria dopo la sua risurrezione dai morti, non tacciono la meditazione e la letteratura cristiana, non tace l’arte.
Haec dies, quam fecit Dóminus: exsultémus, et laetémur in ea. Confitémini, Dómino, quóniam bonus: quóniam in saéculum misericórdia eius.
Gesù è risorto dai morti? Non c’è bisogno della fede Per argomentare che Lo fece, come dice la Scrittura.
Argomentare la RisurrezioneAlla vigilia della Pasqua, ricordiamoci di come sia ragionevole credere nell’evento così straordinario di un essere umano morto che esce fuori dalla tomba attraverso una pietra talmente pesante che impedisce persino di sognare di fare una cosa del genere. Vediamo per primo il teologico “come” della Risurrezione, e poi lo storico “se” dell’accaduto.
Per i cattolici che per il dono della fede soprannaturale credono che con l’Incarnazione, la seconda Persona divina della Santissima Trinità, in pieno possesso della completa Natura divina, abbia unito a Sé una completa natura umana, costituendo due nature in una sola Persona divina, non è difficile comprendere come la Risurrezione abbia avuto luogo. Sulla croce, la divina Persona è veramente morta: non nella sua immortale Natura divina, ma nella sua natura umana, in grado di morire come qualsiasi altro mortale con la separazione della sua anima umana dal suo corpo umano.
Malgrado venti secoli di appassionata lettura credente e due di occhiuta, spesso sospettosa, lettura “storico-critica”, si ha l’impressione – che è poi certezza, fondata sull’esperienza quotidiana dell’indagatore – che le parole greche del Nuovo Testamento siano ancora lontane dall’avere rivelato tutta la loro profondità e tutti i loro segreti. Si ha l’impressione, cioè, che, dietro quelle antiche espressioni, ci siano ancora molte cose da capire e da portare alla luce. Così che, agli scavi archeologici, può e deve accompagnarsi lo scavo sempre più approfondito dentro testi la cui inesauribilità è tra gli aspetti che più inducono a convincersi di un Mistero che vi stia dietro.
Cento anni fa Karl Kraus attribuì ai giornali la colpa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Oggi la storia si ripete? Con le loro menzogne e distorsioni della realtà i giornalisti ingannano un’umanità diretta al macello senza capire bene perché. Il caso dell’attacco coi gas e successivo bombardamento in Siria è emblematico a questo riguardo.
La bellezza del Volto di Gesù Vorrei invitare ad uno sguardo meditato sul Volto, che già da vent’anni mi commuove e che, per me, addirittura è diventato un avvenimento: l’evento che porta il nome di “Veronica”. in altre parole, il Volto Santo di Manoppello. Lo testimoniano le fotografie che il Professor Andreas Resch ed io abbiamo scattato a Manoppello, nel corso di un pellegrinaggio compiuto durante l’Anno Santo. Nella prima parte della descrizione del mio cammino, devo esprimere qualcosa di molto personale e chiedo anticipatamente perdono. Nessuno avrebbe potuto pensare che io, di mia iniziativa, mi sarei incamminata su questa strada alla ricerca del Volto del Signore. Gesù Cristo si è servito della mia vita e della mia pochezza. Ripensando alla grande convergenza con cui certi avvenimenti si sono saldati l’uno con l’altro e allo stupore per il meraviglioso collegamento tra il libero arbitrio e la “coincidenza” delle circostanze, mi sono ricordata del passo della lettera ai Galati (1,15-16), in cui San Paolo descrive, richiamando l’inizio della sua conversione, l’opera e la volontà del divino Padre: “Ma quando Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre… si compiacque di rivelare a me Suo figlio…”. Ho pensato che il tutto presupponesse solamente un più chiaro disegno divino, che però mi era completamente oscuro e del quale ero semplicemente un modestissimo strumento. Oltretutto, penso che il Padre stesso abbia voluto nuovamente rivelare Suo Figlio a noi poveri figli del XXI secolo, e abbia cercato e trovato uomini che consapevolmente o inconsapevolmente collaborassero a quest’opera. Da parte mia, vorrei soprattutto ringraziare coloro che mi hanno aiutato lungo questo cammino con la loro più alta visione spirituale e i loro mezzi, e anche coloro che mi hanno sostenuto con la loro preghiera. La santissima Trinità, attraverso le sue onnipotenti Persone, mi è stata nascostamente vicino. Per tutto sia ad Essa lode e gloria!
Melania Mazzucco, Il dolore insostenibile del Cristo nel realismo brutale di Grünewald
Un pittore misterioso su cui si sa pochissimo, autore di un quadro straordinario, profondamente medievale ma di un realismo assoluto nei particolari anatomici.
Melania Mazzucco
Il dolore insostenibile del Cristo nel realismo brutale di Grünewald
Ti atterra come un pugno in faccia, appena entri nell’ex coro della cappella di un convento di monache agostiniane. Stai visitando il museo di una linda cittadina alsaziana, e credi di essere preparata. Hai visto centinaia di Crocifissioni, hai le tue preferite. Sai che questa viene ritenuta la più sconvolgente opera d’arte occidentale. Eppure ti turba come una rivelazione: è come se avessi visto morire qualcuno, e non l’hai aiutato. E anche se non tornerai più a Colmar, rimane dentro i tuoi occhi e dentro di te, indelebile come una colpa.
Eppure è soltanto il pannello centrale di un polittico, dipinto a olio su tavola di tiglio cinque secoli fa. Ci sono Cristo, Maria ai piedi della croce (a differenza che nella tradizione iconografica, è una giovane dal volto bellissimo, vestita di bianco), il diletto Giovanni e la disperata Maddalena stravolta dal pianto — come ovunque. C’è anche Giovanni Battista, dall’altra parte della croce, e ciò è forse unico, e ha un significato: ma la prima volta che guardi la Crocifissione trovi normale che ci sia il barbuto profeta con l’agnello, visto che ci sei anche tu, dunque la spiegazione ti basta. Insomma, è la solita scena. Tuttavia questa Crocifissione non somiglia alle altre.
Innanzitutto per le dimensioni. Questo Cristo in croce è enorme, o lo sembra perché gli altri personaggi sono in scala ridotta. Il pittore usa la misura per esprimere l’intensità, e la solitudine — non conosce le regole della prospettiva, o le ignora. Poi c’è l’oscurità. Il pittore non ha dipinto la collina del teschio detta Golgota. Distoglierebbe l’attenzione. Il paesaggio è ridotto a una massa avvolta nella notte. Il pittore sceglie dunque l’istante cruciale della religione cristiana: la morte di Dio — come un uomo, in nome dell’uomo e per il suo riscatto.
Scrivo “il pittore” e non Mathis Grünewald, perché la questione dell’identità dell’autore, su cui si discute da secoli, mi lascia indifferente. Per me conta solo questo: fu contemporaneo di Giorgione e Dürer ma visse nella provincia tedesca, ai margini della grande arte del Rinascimento; non dipinse mai opere profane, e quasi solo Crocifissioni (almeno cinque); fra il 1510 e il 1516 fu chiamato da Guido Guers, priore del convento di Issenheim, a dipingere il polittico per l’altar maggiore della chiesa dell’ospedale. Composto di ante apribili, a libro, doveva contenere svariate tavole, con effigi di santi e episodi della vita di Gesù.
Cristo soffre. Una corona di spine, pesante come fosse di ferro, gli incarta la testa insanguinata. Le mani e i piedi, che i chiodi configgono a una trave di legno grezzo, si contraggono nello scatto estremo dell’agonia (le dita si increspano verso il cielo, le braccia si slungano). Il sangue cola da ogni ferita. Il perizoma è uno straccio lacero, il corpo un sacco bucherellato come un puntaspilli. Miriadi di schegge, residui della fustigazione con le verghe, crivellano infatti la carne. I buchi sono infiammati e la pelle verdastra, la cassa toracica sollevata in uno sforzo estremo. La bocca è livida, le labbra socchiuse, perché l’uomo morente, dopo aver gridato il suo “Padre, perché mi hai abbandonato?”, esala l’ultimo respiro. Il pittore ci costringe a guardarlo morire.
La visione può risultare intollerabile. Molti detestarono il realismo brutale di Grünewald, in seguito un pittore non avrebbe più potuto immaginare di dipingere Gesù come un ladrone, umiliato da una morte brutta e infame. Prevalse l’idealizzazione. Suggerire il dolore, ma non mostrarlo. Ancora oggi si discute se sia lecito mostrare la morte e la sofferenza degli uomini, ogni volta che una foto rubata ce li mostra nel loro orrore. Si parla di pornografia del dolore. C’è chi ne abusa — e per provocare convoca frattaglie, mutilazioni e corpi avariati, negando il confine dell’invisibile.
Ma Grünewald, chiunque fosse, non vuole scioccare né provocare. Vuole, al contrario, consolare. La sua spaventosa Crocifissione serviva proprio a questo. Confortare i ricoverati nell’ospedale di Isenheim, che vi venivano rinchiusi come Cristo salì sul Golgota: per morire. Erano infatti colpiti dal “fuoco sacro” o “fuoco dell’inferno”: fra le tante malattie che allora potessero colpire un essere umano, la più crudele. Letale come la peste, lenta come la lebbra, e anche vile, perché si accaniva sui poveri. La pelle brulicava di pustole, che causavano allucinazioni e degeneravano in ulcere, corrodendo le membra; braccia e gambe enfiate andavano in cancrena, e si staccavano dal corpo o dovevano essere amputate; il tronco ormai nero come carbone e duro come cuoio puzzava di putrefazione. I balsami dei monaci fatti con la verbena, la prunella e l’oppio del papavero davano sollievo ai dolori atroci: ma non esisteva cura. Solo secoli dopo si scoprì che le epidemie erano causate dal fungo che guastava la segale, e si coniò il termine “ergotismo”. Quel Cristo repellente diceva ai poveri moribondi che anche il figlio di Dio aveva sofferto ogni dolore. In fondo, che anche loro erano figli di Dio.
Grünewald vuole anche rafforzare. La fede, intendo. Poiché era credente, e sapeva che solo morendo Cristo poteva risorgere. Cioè che tutto il male sofferto — da lui e da loro — doveva essere accettato, e sopportato, perché aveva un senso. Questo era il messaggio più autentico del cristianesimo, e la ragione della sua popolarità fra gli ultimi del mondo. E la luminosa Resurrezione, in un’altra anta del polittico, mostra infatti lo stesso Cristo già torturato salire sorridente al cielo in una abbagliante nuvola d’oro. La Crocifissione di Isenheim sarebbe uno scandalo senza la Resurrezione. Eppure confesso che col tempo il resto del polittico svanisce. I demoni con la testa di pappagallo, il grugno di maiale e gli occhi di fuoco; gli angeli piumati come uccelli, l’eremita con l’abito di canne; perfino la bellissima Madonna in bianco che sviene sotto la croce. Svaniscono le innovazioni alle convenzioni pittoriche, le invenzioni, le verità teologiche che pure il pittore esibì con mirabile intransigenza espressiva e coraggio. Resta il dolore insostenibile di una creatura che muore. E la domanda che esala da quelle labbra dischiuse. Perché mi hai abbandonato?
Meditare su Gesù Crocifisso e sul valore delle anime (costano tutto il sangue di Gesù….)
Parole di nostro Signore: “Oggi portami l’umanità intera, specialmente tutti i peccatori, ed immergili nell’oceano della mia Misericordia. Così tu addolcirai la mia amarezza per la perdita delle anime”.
Chiediamo misericordia per l’umanità intera.
Misericordioso Gesù, poiché tua prerogativa è d’aver compassione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma alla fiducia che nutriamo nella tua infinita bontà. Ricevi tutti nel tuo Cuore compassionevole e non respingere mai nessuno. Te lo chiediamo per l’amore che ti unisce al Padre ed allo Spirito santo.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, volgi il tuo sguardo di Misericordia sull’umanità intera, specialmente sui peccatori, la cui unica speranza è il Cuore pietoso di tuo Figlio. Per la sua dolorosa Passione, dimostra la tua Misericordia, affinché noi possiamo insieme eternamente lodare la tua potenza. Amen.
Meditare su Gesù-Verbo e Gesù-Carne e sull’intima unione di amore tra noi e Dio.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime dei sacerdoti e dei consacrati ed immergile nella mia imperscrutabile Misericordia. Esse mi hanno dato la forza di sopportare la mia dolorosa Passione. Per mezzo di queste anime, come attraverso dei canali, la mia Misericordia si riversa sull’umanità”.
Preghiamo per il clero e per i consacrati.
Misericordiosissimo Gesù, fonte di ogni bene, moltiplica sui consacrati la grazia, affinché con la parola e l’esempio compiano degnamente le opere di misericordia, in modo che tutti coloro che li vedono glorifichino il Padre che è nei cieli.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole agli eletti della tua vigna, i sacerdoti ed i religiosi, colmandoli della pienezza della tua benedizione. Per i sentimenti del Cuore di tuo Figlio concedi loro luce e forza, affinché possano condurre gli uomini sulla via della salvezza e glorificare per sempre con loro la tua Misericordia infinita. Amen.
Meditare sulla grande manifestazione della Divina Misericordia: il dono pasquale del
Sacramento della Penitenza che, nell’azione liberatrice dello Spirito Santo, reca risurrezione e pace ai nostri spiriti.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami tutte le anime fedeli e pie; immergile nell’oceano della mia Misericordia. Queste anime mi hanno confortato sulla via del Calvario; esse erano una goccia di consolazione in mezzo ad un oceano di amarezze”.
Preghiamo per tutti i cristiani fedeli.
Misericordiosissimo Gesù, che concedi abbondantemente le tue grazie a tutti gli uomini, accogli nel tuo Cuore infinitamente buono tutti i cristiani fedeli e non permettere che ne escano mai più. Te lo chiediamo per il tuo profondo amore verso il Padre Celeste.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, volgi uno sguardo compassionevole alle anime fedeli, eredità del Figlio tuo; per i meriti della sua dolorosa Passione, concedi loro la tua benedizione e proteggile sempre, affinché non perdano l’amore e il tesoro della santa fede, ma lodino con tutta la schiera degli Angeli e dei Santi per l’eternità la tua infinita Misericordia. Amen.
Meditare sulla Paternità di Dio, sulla confidenza ed il pieno abbandono che dobbiamo avere in Lui sempre e dovunque.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami quelli che non mi conoscono ancora. Anche ad essi ho pensato nella mia amara Passione e il loro futuro zelo confortava il mio Cuore. Immergili ora nell’oceano della mia Misericordia”.
Preghiamo per i pagani e gli increduli
Misericordiosissimo Gesù, tu che sei la luce del mondo, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime di coloro che non ti hanno ancora conosciuto; siano illuminati dai raggi della tua grazia, affinché glorifichino con noi i prodigi della tua Misericordia.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime dei pagani e degli increduli, perché Gesù tiene anch’essi nel suo Cuore. Portale alla luce del Vangelo: che capiscano quanto grande è la felicita di amarti; fa’ che tutte glorifichino eternamente la generosità della tua Misericordia. Amen
Meditare sulle parabole del buon Pastore e dei pastori infedeli (cfr. Gv. 10,11-16; Ez 34,4.16), mettendo in risalto la responsabilità che tutti abbiamo verso il prossimo vicino e lontano; in più soffermarsi a considerare attentamente gli episodi del rinnegamento e della conversione di S. Pietro (cfr. Mt 26,6975; Lc 22,31-32), dell’adultera (cfr. Gv 8,111) e della peccatrice (cfr. Lc 7,30-50).
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime dei fratelli separati, immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono quelle che nella mia amara agonia laceravano il mio Corpo ed il mio Cuore, cioè la Chiesa. Quando si riconcilieranno con la mia Chiesa, si rimargineranno le mie ferite e avrò sollievo nella mia Passione”.
Preghiamo per quelli che s’ingannano nella fede
Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa e non rifiuti mai la tua luce a chi la chiede, accogli nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime dei nostri fratelli separati. Attirale con il tuo splendore all’unità della Chiesa e non permettere che ne escano mai più, ma adorino anch’esse la generosità della tua Misericordia.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime degli eretici e degli apostati che, perseverando ostinatamente nei loro errori, hanno sprecato i tuoi doni ed abusato della tua grazia. Non guardare la loro cattiveria, ma l’amore di tuo Figlio e i dolori della Passione che Egli accettò per loro. Fa’ si che ritrovino al più presto l’unità e che, insieme a noi, esaltino la tua Misericordia. Amen.
Meditare su Gesù bambino e sulle virtù della mitezza e dell’umiltà di cuore (cfr. Mt 11,29), sulla dolcezza di Gesù (cfr. Mt 12,1521) e sull’episodio dei figli di Zaccheo (cfr. Mt 20,20-28; 18,1-15; Lc 9,46-48).
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli: immergile nell’oceano della mia Misericordia. Somigliano di più al mio Cuore, e sono esse che mi davano forza nella mia dolorosa agonia. Le ho viste allora come degli angeli terrestri, vigilanti sui miei altari. Sopra di loro verso i fiumi delle mie grazie, poiché soltanto un’anima umile, in cui metto tutta la mia fiducia, è capace di accettare i miei doni”.
Preghiamo per i fanciulli e le anime umili
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: “Imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore” (Mt 11,29), ricevi nella dimora del tuo Cuore pietoso le anime miti ed umili e quelle dei fanciulli. Poiché danno gioia al Cielo, esse sono fatte segno dell’affetto speciale del Padre Celeste: sono un mazzo di fiori profumati davanti al trono divino, dove Dio si compiace del profumo delle loro virtù. Concedi loro la grazia di lodare perennemente l’Amore e la Misericordia di Dio
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime miti ed umili e a quelle dei fanciulli che sono particolarmente care al Cuore del Figlio tuo. Nessuna anima assomiglia più di loro a Gesù; il loro profumo si alza dalla terra per giungere al tuo trono. Padre di Misericordia e di Bontà, per l’amore che porti a queste anime e per la gioia che provi nel guardarle, ti supplichiamo di benedire il mondo intero, affinché noi possiamo glorificare eternamente la tua Misericordia. Amen.
Meditare sul S. Cuore di Gesù e sull’immagine di Gesù Misericordioso, sui due fasci di luce bianca e rossa, simbolo di purificazione, di perdono e di sollievo spirituale.
Inoltre riflettere attentamente sulla tipica caratteristica messianica di Cristo: la Divina Misericordia (cfr. Lc 4,16-21; 7,18-23; Is 42,1-7; 61,1-6.10), soffermandoci sulle opere di misericordia spirituale e corporale ed in particolare sullo spirito di disponibilità verso il prossimo comunque bisognoso.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime che onorano e glorificano particolarmente la mia Misericordia. Sono anime che più di ogni altra hanno partecipato alla mia Passione e penetrano più profondamente nel mio Spirito, trasformandosi in copie viventi del mio Cuore Misericordioso.
Esse splenderanno nella vita futura di un particolare fulgore, e nessuna di loro cadrà nel fuoco dell’inferno; ciascuna avrà la mia assistenza all’ora della morte”.
Preghiamo per quelli che venerano la Divina Misericordia e diffondono la sua devozione.
Misericordiosissimo Gesù, il tuo Cuore è Amore; accogli in esso le anime che onorano e diffondono in modo speciale la grandezza della tua Misericordia. Dotate della potenza stessa di Dio, sempre fiduciose nella tua imperscrutabile Misericordia e abbandonate alla santa volontà di Dio, esse portano sulle loro spalle l’intera umanità, ottenendo continuamente per essa dal Padre Celeste perdono e grazie. Che esse perseverino fino alla fine nel loro zelo iniziale; nell’ora della morte non venire loro incontro da Giudice, ma da Redentore Misericordioso.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, volgi uno sguardo di benevolenza sulle anime che adorano e glorificano specialmente il tuo principale attributo: l’infinita Misericordia. Rinchiuse nel Cuore Misericordioso di tuo Figlio, queste anime sono come un Vangelo vivo: le loro mani sono piene di atti di misericordia e la loro anima esultante canta l’inno della tua gloria. Noi ti preghiamo, Dio benigno, di manifestare loro la tua Misericordia secondo la speranza e la fiducia che hanno riposto in te, affinché così si adempia la promessa di Gesù, cioè che proteggerà durante la vita e nell’ora della morte chiunque adorerà e propagherà il mistero della tua Misericordia”. Amen.
Meditare sulle parabole della Divina Misericordia (cfr. Lc 10,29-37;15,11-32;15,1-10) puntualizzando sia il sollievo della sofferenza verso i vivi e i defunti, come anche la promozione integrale dell’uomo e la necessità di avvicinare i lontani.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime che si trovano nel Purgatorio ed immergile nell’abisso della mia Misericordia, affinché gli zampilli del mio sangue ristorino la loro arsura. Tutte queste povere anime sono da me immensamente amate; esse soddisfano la Giustizia Divina. È in tuo potere portar loro sollievo offrendo tutte le indulgenze e le offerte espiatorie prese dal tesoro della mia Chiesa. Se tu conoscessi il loro tormento, non smetteresti di offrire l’elemosina delle tue preghiere e di pagare i debiti che esse hanno contratto con la mia Giustizia”.
Preghiamo per le anime del Purgatorio.
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: “Misericordia io voglio” (Mt 9,13), accogli, ti preghiamo, nella dimora del tuo Cuore infinitamente pietoso le anime del Purgatorio, che ti sono molto care, ma che devono tuttavia soddisfare alla Giustizia Divina. I torrenti di sangue e di acqua, che sgorgano dal tuo Cuore, spengano le fiamme del fuoco del Purgatorio, affinché anche là si manifesti la potenza della tua Misericordia.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, dà uno sguardo compassionevole alle anime che soffrono nel Purgatorio. Per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e per l’amarezza che riempì il suo Cuore sacratissimo abbi pietà di quanti si trovano sotto lo sguardo della tua Giustizia.
Ti chiediamo di guardare queste anime solo attraverso le Piaghe del tuo Figlio prediletto, perché siamo convinti che la tua Bontà e Misericordia non hanno limiti. Amen.
Meditare sulla Madonna ed in particolare sull’Ecce, Fiat, Magnificat e Adveniat, caratteristiche indispensabili per vivere un’autentica vita sacerdotale, tutta amore verso Dio e prestazione misericordiosa verso il prossimo, comunque bisognoso.
Parole di nostro Signore: “Oggi portami le anime tiepide e immergile nell’oceano della mia Misericordia. Sono esse che feriscono il mio Cuore nella maniera più dolorosa. Nell’Orto degli ulivi la mia anima provo verso di loro una grande avversione. Fu per causa loro che pronunciai quelle parole: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). Il ricorso alla mia Misericordia resta per loro l’ultima ancora di salvezza”.
Preghiamo per le anime tiepide
Misericordiosissimo Gesù, che sei la Bontà stessa, accogli nella dimora del tuo Cuore le anime tiepide. Fa’ che si riscaldino al fuoco del tuo puro Amore queste anime gelide, che sono simili a cadaveri e ti ispirano tanta avversione. Gesù pietosissimo usa l’onnipotenza della tua Misericordia e attirale nelle fiamme più ardenti del tuo Amore, affinché, accese di nuovo zelo, siano esse pure al tuo servizio.
Pater… Ave… Gloria…
Eterno Padre, guarda con occhio pietoso le anime tiepide che sono oggetto d’amore del Cuore di tuo Figlio. Padre di Misericordia, per i meriti della dolorosa Passione di tuo Figlio e delle tre ore di agonia sulla Croce, permetti che, accese d’amore, esse glorifichino di nuovo la grandezza della tua Misericordia. Amen.
Preghiamo: O Dio, infinitamente pietoso, moltiplica in noi l’azione della tua Misericordia, affinché nelle prove della vita non disperiamo, ma ci conformiamo con una fiducia sempre più grande alla tua santa Volontà e al tuo Amore. Per nostro Signore Gesù Cristo, Re di Misericordia nei secoli. Amen.