ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 6 giugno 2017

Quanti colmi ha la misura?

La casa editrice francese Editions Saint-Rémi comunica la pubblicazione del secondo volume de L'impostura bergogliana.
Al primo volume già pubblicato
L’impostura bergogliana: I. Cronache di un empio segue ora il secondo volume:
L'impostura bergogliana: II. La misura è colma




UN NUMERO LIMITATO DI COPIE è DISPONIBILE
PRESSO LA NOSTRA SEGRETERIA
unavox@cometacom.it
 



L'Autore, argentino e vecchio seminarista negli anni ’80, è titolare di una licenza in scienze del linguaggio e di un master in filosofia, dedicato all’opera di San Tommaso d’Aquino. Residente in Francia da diversi anni, è professore di latino e di spagnolo nell’insegnamento secondario.
L'opera è un notevole lavoro di ricerca fra le dichiarazioni fatte e gli atti compiuti da papa Bergoglio nel corso di questi suoi tre anni e mezzo di pontificato; messi a confronto con l'insegnamento del Vangelo e del Magistero della Chiesa.

L'autore non ha avuto molta difficoltà a raccogliere il materiale necessario: tante sono ormai le dichiarazioni eterodosse prodotte da papa Bergoglio, piuttosto ha dovuto limitarsi a citare solo i pezzi salienti, non potendo comporre, come dice lui stesso, una sorta di enciclopedia.

“Che cosa stiamo facendo?”


PRO VITA: LA LEGGE SULLE DAT APRE LA STRADA A UN ERRORE IRREVERSIBILE. LA TESTIMONIANZA DI KRISTINA HODGETTS.

Pro Vita ha organizzato una conferenza stampa nella Sala della Stampa Estera a Roma per offrire una serie di elementi di riflessione e discussione sulla legge che vorrebbe regolare il cosiddetto “fine vita”, che molti in realtà considerano una legge sull’eutanasia appena mascherata.
Nel corso dell’evento è stata presentata la testimonianza di Kristina Hodgetts, una canadese, infermiera, che nelle sue parole dava l’eutanasia “in buona fede” finché, non si è trovata “dall’altra parte del letto”. Anche se già prima, guardando passare madri e figlie davanti a sé aveva già capito che “togliere la vita è una cosa sbagliata”.

La sua corte dei miracoli?


Papa Bergoglio: «Vade retro adulatori: gli ipocriti sono come il diavolo, killer che ingannano la comunità»


CITTA' DEL VATICANO Li teme, li sfugge, li sferza. Incensatori di professione, adulatori incalliti, ruffiani impenitenti.  Papa Bergoglio mostra con evidenza la sua allergia personale a tutti coloro che distribuiscono lodi sperticate per fare incetta di benefici, attenzioni, favori. Un po’ di tempo fa, traducendo un modo di dire argentino, Francesco aveva esordito il discorso con un altolà.

Che cosa potrebbe proclamare di diverso ?


La parola che il Papa non pronuncia


(Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 5 giugno 2017) Gli attentatori del London Bridge, hanno ucciso gridando: “Questo è per Allah”. Il 14 luglio 2016, in nome di Allah, Mohamed Lahouaiej Bouhalel ha falciato 84 persone sulla Promenade des Anglais di Nizza; il killer di Monaco, il 21 luglio 2016 sparava in faccia ai bambini urlando “Allah Akbar”; lo stesso grido veniva lanciato il 26 luglio, a Rouen dal fanatico che ha sgozzato il sacerdote, Jacques Hamel e, il 1 gennaio 2017, dall’’attentatore del night club “Reina” di Istanbul. Il 2 luglio dello scorso anno, a Dacca, nove italiani sono stati uccisi e torturati perché non sapevano il Corano.  Per l’Isis tutti i recenti attentati esprimono un’integrale fedeltà agli insegnamenti dell’Islam. Il nome di Allah, il dio dell’Islam, di cui Maometto è profeta, risuona cupamente da un capo all’altro dell’Occidente accompagnato da una lunga scia di sangue e di terrore.

"Come andò a finire, lo sappiamo".

La fine di Benedetto. I mandanti alla luce del sole

Successivamente all'articolo di qualche giorno fa riguardante la questione delle dimissioni di Benedetto XVI, che non da noi, ma dall'autorevole Limes, viene ormai fatta risalire a pressioni fortissime contro la Curia romana, più di qualcuno ha tirato fuori, privatamente, lo spettro del complottismo. Purtroppo per gli accusatori però questa volta la fonte era talmente autorevole che non si poteva liquidare in modo semplicistico e quindi non abbiamo avuto ulteriori riscontri pubblici. 
La ricerca della verità è uno dei principali compiti del buon cattolico e, per rispondere indirettamente ad alcuni detrattori, non possiamo soprassedere sulla questione delle dimissioni di Benedetto, soprattutto in questi giorni. E' infatti scattato un attacco alla figura del "papa emerito", volto a demolirne gli insegnamenti e, soprattutto, è imminente un'azione prima mediatica e poi presumibilmente canonica, contro il Motu Proprio Summorum Pontificum, una delle pietre di scandalo del pontificato precedente, che ha smosso qualcosa che non doveva smuovere e fatto andare su tutte le furie il Nemico e i suoi emissari. 
Si badi, qui non si tratta di sindacare sulla validità delle dimissioni o sull'elezione di Bergoglio, perché non abbiamo prove al riguardo, ma le prove sul complotto contro Benedetto ci sono e non da poco.

E' entrato in scena un dinosauro?

La processione del 3 giugno a Reggio Emilia. Lo scandalo della devozione 

Improvvisamente, a Reggio Emilia, è entrato in scena un dinosauro.

E, per quanto fosse stato annunciato per tempo (e avesse anche già provocato reazioni più o meno isteriche), alla sua vista l’uomo nuovo italico è rimasto spiazzato, quasi scioccato.
di Elisabetta Frezza
.
In città per il 3 giugno era in cartellone la solita grottesca parata dell’esibizionismo contronaturale, uno dei mille e mille raduni che invadono e lordano gli spazi pubblici per abituare il mondo intero all’idea che il sesso pervertito sia cosa gaia e giusta e quindi meritevole di promozione sociale come modello virtuoso: un modo come un altro per esorcizzare un evidente disagio esistenziale e psichico di una esigua minoranza tramite lo stordimento e l’ostentazione compulsiva del vizio, e per tentare di placarlo, quel disagio, nell’alveo rassicurante del gruppo conforme; sempre più conforme e sempre più nutrito grazie ai lavaggi di cervelli garantiti a ciclo continuo dal sistema mediatico, politico, “educativo”. Uno spettacolo desolante cui l’uomo della strada si è assuefatto suo malgrado perché gli è stato fatto intendere che il mondo è cambiato e che tutti dobbiamo adeguarci alle sue nuove fattezze sintetiche, per quanto raccapriccianti.

Seguirà, naturalmente, la terza fase

Che relazione c’è fra peccato e castigo?



Qualche tempo fa il mondo della cultura cattolica, o quella che si spaccia per tale, è stato messo a rumore – ma non quanto sarebbe stato giusto – dalla presa di posizione del teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli, che, dai microfoni di Radio Maria, aveva istituito una correlazione fra le calamità naturali che talvolta colpiscono gli uomini, in quel caso, il terremoto, e i peccati da loro commessi, in quel caso, la sodomia e l’approvazione, in parlamento,  dei cosiddetti matrimoni omosessuali. Non lo avesse mai fatto: si è subito prodotta una levata di scudi contro di lui, e la sua “testa” è stata perentoriamente richiesta, e subito concessa, al direttore di Radio Maria. Fra tutti quelli che hanno voluto dire la loro su quanto aveva affermato padre Cavalcoli, sia al di fuori, sia, soprattutto, all’interno della Chiesa, non si è sentita quasi nessuna voce in sua difesa, tanto che egli ha dovuto difendersi da solo, ribadendo la perfetta legittimità della sua affermazione. Viceversa, vi è stata una specie di gara nel ricoprirlo di critiche, d’ironie, di apprezzamenti pesantissimi, evidenziando la sua (supposta) mancanza di sintonia con gli indirizzi attuali della Chiesa e, soprattutto, la mancanza di “misericordia” – parola oggi decisamente inflazionata – nella sua prospettiva teologica. Scaricato da tutti, dal vescovo al papa, dopo essere stato messo alla berlina sui mass media e portato ad esempio, ovviamente in negativo, di una Chiesa che non vuol rinnovarsi e che guarda soltanto al passato, è stato praticamente ridotto al silenzio.

Nella Chiesa di papa Francesco, nella quale è lecito a monsignor Paglia tessere i più alti elogi di Marco Pannella, a monsignor Galantino affermare che Dio ha risparmiato Sodoma, a padre Martin auspicare i matrimonio omosessuali, a padre Sosa Abascal affermare che i Vangeli non riferiscono fedelmente quel che Gesù ha detto, e negare che il diavolo esista, e al vescovo Julian Barrio ordinare sacerdoti due omosessuali dichiarati e conviventi; e in cui il papa stesso dichiara che le Persone della Santissima Trinità litigano continuamente fra di loro, e che Gesù, sulla croce, si è fatto diavolo, “brutto da fare schifo”, ebbene, in questa chiesa non è lecito a un teologo ricordare che i peccati degli uomini hanno come conseguenza degli effetti disastrosi, non solo sul piano morale, ma anche su quello fisico. Il guaio è che non si tratta di una stravaganza di padre Cavalcoli, ma della posizione che il Magistero ha sempre avuto su questo argomento, corroborata dalla Scrittura e dalla Tradizione. Perciò, il teologo domenicano ha perfettamente ragione quando ribatte ai suoi accusatori che dovrebbero vergognarsi loro, semmai, per aver celebrato Lutero, che era un eretico, non lui, che non ha detto niente di eretico e niente di strano, ma ha semplicemente ripetuto un concetto che è essenziale nella teologia morale cattolica.

lunedì 5 giugno 2017

Dal devoto°.. si guarda lui..!?

 È stato rubato il cervello di don Bosco

Venerdì pomeriggio un reliquiario contenente il cervello di san Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, è stato rubato dalla basilica di Castelnuovo Don Bosco, paese natale del santo.

La reliquia si trovava dietro l’altare maggiore della basilica inferiore. Sembra che il furto sia stato notato solo nella notte, dopo la chiusura della basilica.

#newsIavvnudnos

it.news https://gloria.tv/article/ahpNyLbofbFB4RS3WieWbUWtz

Bilocazioni di Don Bosco

Lo sfacelo €uropa

Il fondamento per una vera Europa





Sulla costa sudorientale del Mediterraneo vi è un luogo sacro, situato sulla punta nordoccidentale del complesso del Monte Carmelo, nella regione della Galilea, oggi occupata dal moderno Stato ebraico.
Questa punta si protende nel Mediterraneo in direzione NordOvest.


Questo luogo è reputato essere quello abitato dal Profeta Elia e dove egli sconfisse i demoni di Baal, affermando il culto del vero Dio. In questo luogo sorge il monastero del Monte Carmelo, dove i primi eremiti vollero abitare accanto alla grotta di Elia. Qui, nel 1230, San Simone Stock ebbe la visione della Madonna, da cui ebbe origine la devozione dello Scapolare del Carmelo.

L'uomo che tiene le chiavi

Anche l'impero mediatico dei Cavalieri di Colombo si fa un po' bergogliano       


Alla fine di questo mese di giugno si vedrà se dagli Stati Uniti i Cavalieri di Colombo elargiranno per un altr'anno 100 mila dollari a "Vatican Insider", il sito di informazione religiosa che è più strettamente legato a papa Francesco, tramite il suo coordinatore Andrea Tornielli, amico di Jorge Mario Bergoglio da molto prima che fosse eletto al papato e tuttora suo assiduo frequentatore.
"Vatican Insider" è una creatura del quotidiano di Torino "La Stampa", di cui Tornielli è vaticanista, e continua a essere pubblicato sulla piattaforma web di questo giornale. Ma dal 1 luglio del 2014 è tenuto in vita proprio grazie al sostegno annuale di 100 mila dollari erogato dai Cavalieri di Colombo e fin qui rinnovato ad ogni scadenza.

E invece bollarli come rigidi..?

IL PAPA E IL RICHIAMO AI CATTOLICI “TIFOSI”. LE SUE PAROLE, E I FATTI. SONO IN SINTONIA? NON SEMBRA.


Mi sono sembrate molto interessanti le parole che il Pontefice regnante ha pronunciato ieri, 4 giugno in San Pietro, domenica di Pentecoste. Si rivolgeva ai cattolici tutti e e diceva:
“Per fare questo è bene aiutarci a evitare due tentazioni ricorrenti. La prima è quella di cercare la diversità senza l’unità. Succede quando ci si vuole distinguere, quando si formano schieramenti e partiti, quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione. Sono i cosiddetti “custodi della verità”. Allora si sceglie la parte, non il tutto, l’appartenere a questo o a quello prima che alla Chiesa; si diventa “tifosi” di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani “di destra o di sinistra” prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa. Così c’è la diversità senza l’unità. La tentazione opposta è invece quella di cercare l’unità senza la diversità. In questo modo, però, l’unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo. Così l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà”.

Contro la pretesa satanica

Il presidente Arcigay ammette: ‘Deluso per tutta questa gente alla Processione’


01:55

In un video apparso su Facebook Alberto Nicolini ammette la dura realtà: “Deluso per tutta questa gente alla Processione”.
Tripla vittoria per la Processione: soprannaturale, naturale (la grande testimonianza), infine: i nemici che riconoscono la forza che ha avuto.


Senza precedenti, nella “rossa” Reggio Emilia, l’iniziativa del Comitato “Beata Giovanna Scopelli” di sabato 3 giugno. Le piazze e le strade italiane sono ormai abituate a veder sfilare l’omaggio alla perversione e alla sovversione dell’ordine creato con i gay pride che sono l’appuntamento scontato della retorica relativista cara alla democrazia; ma le stesse piazze e strade non sono invece più abituate a vedere quel che hanno visto sabato: una processione di riparazione dei peccati, specialmente quelli pubblici garantiti dalla libertà d’espressione.

Sono “solo” dei sacerdoti, magari con poca cultura?

             Il diavolo e Matteo La Grua


Parla lingue antichissime, striscia come una serpe: tu non ci credi, padre Sosa, ma lui crede in te. Intervistato dal giornale spagnolo El Mundo, padre Arturo Sosa Abascal, generale dei Gesuiti, ha dichiarato, fra le molte altre cose, che il diavolo è una figura simbolica con cui gli uomini hanno voluto rappresentare il male. Questa sorprendente dichiarazione – ma neanche tanto, viste le precedenti dichiarazioni di padre Sosa, ad esempio che nessuno può sapere cosa Gesù abbia realmente detto, perché allora non c’erano i registratori e gli evangelisti, dopotutto, erano solamente uomini, che parlavano nel linguaggio specifico di quella situazione storica – oltre a fare polpette di due millenni di Magistero, di teologia dei Padri della Chiesa, nonché ad ignorare completamente ciò che del diavolo si dice nel Vecchio e soprattutto nel Nuovo Testamento, anche e specialmente per bocca di Gesù Cristo, è come uno schiaffo sul viso di tanti Santi i quali, con il diavolo, hanno avuto a che fare piuttosto da vicino, e un deliberato screditare l’opera di centinaia di esorcisti che, in ogni parte del mondo, lottano a tu per tu con l’antico nemico, per strappargli il corpo e la mente di tanti disgraziati, posseduti, ossessionati o vessati, naturalmente in mezzo all’incredulità e ai sorrisetti di compassione di certi teologi modernisti e progressisti, tutti figli della mai abbastanza deprecata “svolta antropologica” di Karl Rahner e dei suoi seguaci, come Walter Kasper.

Il diavolo "veste" Padre Sosa

Eresie moderne: Il diavolo "veste" Padre Sosa
Le sciocchezze di Padre Sosa, generale dei Gesuiti, sull'inesistenza del Diavolo. Si tratta dell’eresia che rende gli uomini di Chiesa (religiosi, teologi e vescovi) del tutto indifferenti e insofferenti al dogma. Tolto di mezzo il dogma, ogni opinione è ugualmente possibile, purché ottenga il consenso di chi ne vede l’utilità pratica. Dove vanno a parare le argomentazioni pseudo-teologiche dei modernisti? Essi dipendono tutti dalle dottrine luterane sulla rivelazione e la fede.

Diversità riconciliata, con chi?


Francesco :PUR MOSTRANDO CHE ABBIAMO DIFFERENZE,MA CHE DESIDERIAMO ESSERE UNA DIVERSITÀ RICONCILIATA. Ecco, questa parola non dobbiamo dimenticarla ma dirla tutti: DIVERSITA’ RICONCILIATA .E questa parola non è mia. E’ di un fratello LUTERANO: Diversità riconciliata.


VEGLIA DI PREGHIERA DI PENTECOSTE IN OCCASIONE DEL “GIUBILEO D’ORO” DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO
PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Circo Massimo

Sabato, 3 giugno 2017 [Multimedia]
Fratelli e sorelle, grazie della testimonianza che voi date oggi, qui: grazie! Ci fa bene a tutti, fa bene anche a me, a tutti!

domenica 4 giugno 2017

Ma c’è di più in questa promessa.

La Grande Promessa dei Cinque Primi Sabati

5 SATURDAYS FOR OUR LADY
Lucia, una dei tre veggenti delle apparizioni di Fatima racconta:

Il 10 dicembre 1925 mi apparve in camera la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, come sospeso su una nube. La Madonna gli teneva la mano sulle spalle e, contemporaneamente, nell’altra mano reggeva un Cuore circondato di spine. In quel momento il Bambino disse:

- Abbi compassione del Cuore della Tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli configgono continuamente, mentre non v’è chi faccia atti di riparazione per strapparglieLe.

E subito la Vergine Santissima aggiunse:

- Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa sapere questo:

A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.
Con infinita generosità, la Beata Vergine Maria promette in questo modo la grazia delle grazie, la più sublime tra tutte, quella della perseveranza finale.

Ma c’è di più in questa promessa. La devozione Riparatrice ci viene raccomandata anche come mezzo per convertire i peccatori, la cui anima è a rischio gravissimo di essere persa, e come strumento efficacissimo di intercessione per ottenere la pace nel mondo da parte del Cuore Immacolato di Maria.

Cosa succederebbe se…..

Difference Between Trump & Putin in Jerusalem

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E, intanto, simulano quell’aria soddisfatta…

Il male non è mai banale, ma forse vuol sembrarlo



Nel 1963 compariva il saggio di Hannah Arendt La banalità del male. Ella era rimasta colpita dall’aria dimessa e dalla mentalità ordinaria, da ragioniere, di Adolf Eichmann, il gerarca nazista rapito in Argentina da agenti israeliani, che lo avevano condotto a Gerusalemme, dove era stato processato e condannato a morte per il ruolo centrale svolto nella politica di sterminio a danno degli ebrei nella Germania hitleriana. Secondo la Arendt – che minimizza gli aspetti illegali del processo, a cominciare dal rapimento effettuato in un Paese terzo, che aveva riconosciuto all’imputato il diritto di asilo – Eichmann era un individuo assolutamente normale, addirittura banale nella sua normalità di funzionario di un apparato statale mostruoso, e proprio questo l’aveva in special modo impressionata. Secondo lei, in un certo senso, sarebbe stato assai più “normale” che uomini come Eichmann, responsabili della sofferenza e della morte di centinaia di migliaia di esseri umani, fossero vistosamente affetti da qualche tara psicologica o psichiatrica, mentre proprio la loro normalità generava un problema morale di difficile soluzione, quasi angoscioso: come è possibile che delle persone così interamente, piattamente normali, possano, di fatto, agire come dei mostri, al servizio di sistemi criminali e di idee assassine?

Per quanto riguarda la natura della sua vera crisi

Dall’accoglienza all’invasione…dall’invasione al soppianto degli italiani 


Arrivano i “migranti”
Mamma, li turchi!

Infine doveva pur accadere: la nostra gente non vuole più i cosiddetti immigrati, cioè coloro che ormai arrivano a frotte con mille scuse inventate e che inavvertitamente, ma inesorabilmente, occupano i nostri paesi, i nostri posti di lavoro, le nostre deboli strutture pubbliche, i nostri bar, i nostri giardini, le nostre panchine.

La nostra gente non li vuole più accettare… e diventa “razzista”, come amano dire quelli di noi che non vogliono colpevolmente vedere o non possono incoscientemente capire quello che sta accadendo in realtà.

Infine doveva accadere, ed è accaduto nella nostra remota provincia, com’era prevedibile, perché è proprio nella nostra diffusa provincia che si percepisce sempre più il rigetto di un fenomeno che la sta snaturando, trasformando molti tranquilli paesi in sobborghi fatiscenti, fotocopia delle disastrate periferie di molte nostre città, dove sono più gli immigrati che i nativi.


“Il grande Sconosciuto”

Lo Spirito Santo non è conosciuto
Lo Spirito Santo è raramente oggetto delle nostre preghiere o delle nostre meditazioni, per questo motivo è stato chiamato “il grande Sconosciuto”. In realtà ogni operazione di Dio verso la creatura e ogni risposta soprannaturale della creatura verso Dio chiama in causa lo Spirito Santo.

Dello Spirito Santo si parla poco perché – a differenza del Padre e del Figlio – non ha una categoria corrispondente nella conoscenza umana. Non a caso viene spesso definito “il grande Sconosciuto” o “il grande Dimenticato”. Anche la Chiesa, nelle sue dossologie liturgiche, rivolge abitualmente le sue suppliche al Padre, con minore frequenza al Figlio, e solo eccezionalmente allo Spirito Santo.
In Occidente c’è sempre stata una certa reticenza a parlare del divin Paraclito. Ad esempio, non s’intitolavano Chiese allo Spirito Santo. La prima risale probabilmente ad Abelardo che intitola il suo Monastero al Paraclito (XI-XII sec.). Ma, in questa ritrosia, v’è una ragione teologica. Lo Spirito di Dio più che oggetto di conoscenza è Colui che ci fa conoscere, ci svela la bellezza del Figlio e, attraverso la bellezza del Figlio, ci fa giungere alla conoscenza del Padre, Creatore dell’universo. Quindi più che una realtà da contemplare, Egli è in noi con-principio della contemplazione del Signore Gesù e attraverso Gesù della contemplazione di Dio Padre. Più che il destinatario delle nostre invocazioni, è Colui che in noi ci associa al suo gemito inesprimibile verso il Padre (secondo l’espressione di san Paolo) e ci associa al suo desiderio di unità col Padre. 

Da tempo non se ne parlava più come di una persona

LʼAnticristo alla luce delle Scritture e dei segni dei tempi 


La figura dell’Anticristo è presente, da quasi duemila anni,nella tradizione cristiana, come immagine potente del male travestito da bene, e quindi ancora più pericoloso perché ingannatore. Negli anni che hanno preceduto e seguito la spaccatura della società cristiana le accuse incrociate di essere l’Anticristo divennero un’abitudine: se i protestanti — e prima di loro gli spirituali e tutti i movimenti ereticali — lo vedevano incarnato nel Papa e nella gerarchia ecclesiastica, per i cattolici l’epiteto calzava perfettamente per Lutero. Per gli eretici, il tema dell’Anticristo si poneva in stretto collegamento con quello del millenarismo, cioè di una concezione del tempo che vede nell’età presente il momento finale della lotta fra il bene e il male, con la scontata vittoria del bene, se pure dopo molto dolore.
LʼAnticristo. 
Era da tempo che non se ne parlava più come di una persona. Alì Agca ne ha evocato la presenza, ha detto che lʼAnticristo è vivo, che la gerarchia romana lo conosce: se ne parli, lo si additi, «cosicché lʼumanità possa ravvedersi ed affrontare meglio questo periodo della fine del mondo». Le parole del vecchio lupo turco, grigio di nome ed ormai anche di fatto, sono di quelle che nel bene o nel male lasciano il segno. È stata la morte di Suor Lucia di Fatima ad armare la penna di Alì, che in perfetto italiano, in una “lettera aperta al Vaticano”, ha esordito, bruciante: «Io esprimo il mio cordoglio per la morte della suora Lucia di Fatima. Il segreto di Fatima è collegato anche alla fine del mondo». La notizia, pubblicata in Italia il 20 febbraio, è rimbalzata immediatamente in tuttʼEuropa, provocando inevitabili malumori. La gerarchia ecclesiale non ha gradito: lʼAnticristo non esiste, è solo frutto di fantasia - si è affrettato a spiegare un altissimo prelato - tuttʼal più è una metafora del male, dellʼAntiuomo. Agca è solo un ignorante, un mitomane, ha aggiunto un altro porporato. Sulle ardite connessioni fra Fatima e lʼAnticristo, però, hanno sorvolato frettolosamente: su Fatima, la gerarchia evita sempre i confronti, prudente. Meglio spostare i riflettori su Agca, che in fondo è solo un uomo ossessionato da unʼazione più grande di lui; unʼazione che gli resterà a vita impressa nellʼanima: da quando in quel lontano 13 maggio del 1981 sparò su Giovanni Paolo II, la sua mente, scossa, è confusamente tormentata da fantasmi che non riesce a dominare. Fantasmi. Il segreto di Fatima, i segreti che Agca stesso non ha mai rivelato sulle ragioni dellʼattentato, lʼossessione di un uomo che si sente solo contro tutti, chiamato ad annunciare una verità che il mondo ignora: «Io, Alì Agca, non ho paura di essere maledetto dallʼumanità. Peraltro gli Ebrei definiscono Gesù di Nazaret come lʼAnticristo da duemila anni». Eppure parlare dellʼattentatore turco solo come di un mitomane rischia di essere riduttivo: Rosario Priore, il giudice che lo ha interrogato innumerevoli volte, lo descrive come «una delle persone più intelligenti che abbia mai conosciuto». Dopo aver letto i proclami di Agca sullʼAnticristo, quel magistrato ha parlato di una manifestazione di «follia molto lucida» (la Repubblica, 20/2/05).

Noi cattolici glielo lasceremo fare…?

L’inferno? È soltanto un simbolo; che credevate? Parola di gesuita



Padre Arturo Sosa Abascal, gesuita venezuelano, classe 1948, è preposito generale della Compagnia di Gesù dal 14 febbraio 2016, in piena sintonia con gli indirizzi pastorali di papa Francesco, anche lui gesuita e anche lui sudamericano,
Il 18 febbraio 2017, in una intervista al giornalista ticinese Giuseppe Rusconi, per il sito www.rossoporpora.org, ha polemizzato duramente, anche se indirettamente, fra le altre cose, con il cardinale Müller, il quale, in una intervista alla rivista Il Timone, a proposito del matrimonio, aveva affermato che nessun potere in Cielo o in Terra, né un angelo, né il papa, né  un concilio, né una decisione dei vescovi, hanno la facoltà di modificare il Magistero che lo stabilisce come sacramento e, perciò, lo rende indissolubile. Le sue precise parole erano state queste:

L'effetto è curioso e profetico?

Gay pride, quei bambini dentro il carrello della spesa

Un carrello della spesa e dentro tre bambini in costume da bagno (Foto Elite per Reggionline). Sorridono e accanto a loro ci sono degli adulti, forse sono i loro genitori? O forse, chissa? Però sono in posa, tutti allegramente sorridenti davanti ai flash dei fotografi che ieri a Reggio Emilia hanno documentato il ReEmilia pride, il primo gay pride reggiano. I lettori della Nuova BQ conoscono la storia. E qui non si farà altro che dare conto non tanto del suo svolgimento, d'altra parte i gay pride sono tutti uguali, si gioca a chi è più trasgressivo. Ma di questo simbolo. 

Gesuitismo, nel senso peggiore della parola

La deriva dottrinale di Amoris laetitia era stata preparata da almeno trent’anni



Molti cattolici “in buona fede” (lo scriviamo fra virgolette, perché una cosa è dirsi tali, e un’altra cosa è esserlo realmente) sono rimasti stupiti e sconcertati dalla evidente deriva dottrinale rappresentata dalla esortazione apostolica Amoris laetitia del 19 marzo 2016, che sembra (sembra!, è lo stile di questo papa: tirare il sasso e poi nascondere la mano…) aprire ai divorziati risposati e ammetterli alla Santa Comunione, senza chieder loro di regolarizzare la loro posizione familiare; accettando così, di fatto, il divorzio.
Si sono stupiti, si sono meravigliati, hanno cominciato a domandare spiegazioni, a porsi – finalmente – qualche domanda. Qualcuno di loro ha perfino deciso di non lasciarsi ricattare, moralmente e intellettualmente, dall’accusa di essere “rigidi”, che il papa Francesco lancia di solito contro quelli che non condividono le sue novità: anche perché qui stiamo parlando di teologia morale, non di psicologia, e quindi non c’interessa sapere se una persona sia rigida di carattere, oppure no, ma c’interessa solo e unicamente di sapere se una certa proposizione dottrinale è compatibile con il Magistero, con le Scritture e con la Tradizione, cioè con gli elementi che, per un cattolico, formano la divina Rivelazione; oppure no.

sabato 3 giugno 2017

Fedeli con diverse sfumature?


REGGIO EMILIA, GAY PRIDE. CENTINAIA ALLA PREGHIERA DI RIPARAZIONE, NONOSTANTE LA CURIA. INTANTO SI PREPARA QUELLA DI VARESE DEL 17 GIUGNO.

Oggi a Reggio Emilia si è svolta la processione di riparazione per il Gay Pride previsto nella città. Diverse centinaia di fedeli sono sfilati da piazza Duca d’Aosta fino a via Garibaldi, per inginocchiarsi poi davanti alla Basilica della Ghiara. La processione era guidata da don Luigi Moncalero di Treviso, affiancato da altri quattro sacerdoti e sei ministranti del culto, che indossavano cotta e talare. “La nostra non è una manifestazione contro il Gay Pride, – ha detto il sacerdote – ma una preghiera che vuole riparare il peccato pubblico: dal punto di vista morale l’omosessualità è un disordine fortemente fustigato dalle sacre scritture. Esaltare l’omosessualità significa non soltanto contraddire la Bibbia che dice ‘maschio e femmina Dio li creò’, ma invertire l’ordine naturale della natura”.

Pastori 2.0

Vaticano. Il problema non è l'infanticidio ma la CO2?


«Un disastro per l’umanità e per il pianeta». 
«Il diavolo è una figura simbolica creata da noi».

Le prime sono le parole con cui monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia accademia delle Scienze, ha commentato la decisione di Trump di sfilarsi dall’accordo sul clima di Parigi, mentre le seconde sono quelle che padre Arturo Sosa, Generale dei Gesuiti, ha rilasciato a El Mundo. Mi sembrano affermazioni gravissime; ma non per Trump e neppure per la teologia, bensì per la Chiesa.

Noi pecorelle sempre più smarrite abbiamo infatti numerosi pastori che non si rendono conto che, se da una parte negano l’esistenza del diavolo e la certezza delle parole di Cristo (come aveva fatto, poco tempo fa, sempre padre Sosa), e dall’altra tuonano solo su immigrazione e e ambiente, forse aumenteranno le donazioni a Save The Children e Greenpeace, ma continueranno a perdere fedeli i quali, se non possono avere la vera Chiesa, si cercheranno almeno il vero associazionismo. 


Allora si turano gli orecchi per non sentire…

«Nel rotolo vi erano scritti lamenti, pianti e guai»



Vi è una linea di continuità fra la Chiesa dei primi secoli e quella della prima metà del Novecento, anzi, addirittura fra quest’ultima e i profeti dell’Antico Testamento; linea che, invece, si assottiglia e infine si spezza, a partire dalla stagione del Concilio Vaticano II. Noi non vogliamo dire che questa interruzione sia stata causata dal Concilio: ci limitiamo a prendere atto che, dopo di esso, quella continuità si è interrotta. Sussiste, intendiamoci, a parole: quasi tutti i teologi e i pastori della Chiesa odierna lo dicono e lo ripetono; solo, essi parlano di un “aggiornamento delle conoscenze e dei modi di comunicazione”, nonché di un “approfondimento della riflessione religiosa, a partire dall’uomo”. Tuttavia, la verità è che quella continuità non esiste più, ed essi lo sanno benissimo, perché tale era il loro preciso obiettivo, tenacemente perseguito, con pazienza, con costanza, fino al trionfo che oggi stanno celebrando.

Qual è questa nuova immagine della Chiesa?

Papa Francesco, un tentativo di lettura del suo Pontificato 

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I media insistono nel presentare Papa Francesco come un nuovo inizio per la Chiesa. È una visione fondata? Su cosa precisamente? E a chi giova questo nuovo corso?
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La dialettica dei due Papi 

Con l’abdicazione di Benedetto XVI e l’elezione di Francesco abbiamo assistito, senza alcun dubbio, a un’imponente operazione mediatica. Non è semplice dire se i media siano stati le vittime di un rapidissimo restyling del Papato, se ne siano essi all’origine, o meglio se vi sia un concorso, o addirittura un concerto di cause. Fatto sta che l’immagine mediatica del Papa e della Chiesa è improvvisamente cambiata. La Chiesa di Benedetto XVI era presentata come elitaria, distaccata dal mondo moderno, ricca e estremamente corrotta, dominata dagli scandali morali ed economici, dalla lotta per il potere. Lo stesso Papa appariva come un intellettuale fastoso, fermo a tradizioni anacronistiche, probabilmente colluso con il nazismo, e pieno di odio per il mondo moderno. La Chiesa di Francesco non ha più alcun problema di cui si parli, e quelli che eventualmente ci fossero sono affrontati con rigore o saranno presto risolti. Il Papa Francesco è un uomo buono, mite, povero, sincero e comprensibile a tutti, deciso a rompere con il fasto e le ricchezze della Chiesa per andare incontro alle periferie esistenziali.

I due Papi sono veramente così contrapposti?

Revolución, Revolución


Intervista che Padre Arturo Sosa Abascal ha rilasciato al giornale spagnolo El Mundo  31 maggio 2017

Revolución, Revolución

È il grido battaglia del nuovo Generale dei Gesuiti, Gran Jefe de Francisco.

Ministero alle donne, matrimoni omosessuali, lotta alla pedofilia e…
il Diavolo è una creazione dell’uomo.

Pubblichiamo integralmente l’intervista che Padre Arturo Sosa Abascal ha rilasciato al giornale spagnolo El Mundo.
Non la commentiamo. Siamo certi che i cattolici, veri, si accorgeranno subito come alcune risposte dirompenti preludano all’ulteriore devastazione della neochiesa conciliare, mentre altri cattolici, quelli moderni, falsi, troveranno nelle stesse risposte motivo di compiacimento.Da un punto di vista pratico: nessuna sorpresa. Da un punto di vista morale: difficile contenere l’indignazione. Da un punto di vista dottrinale: il combinato disposto dell’elezione di Bergoglio e di quella di Sosa, sembrano segnare il punto d’arrivo, per adesso, del disastro provocato dal Vaticano II.Vero è che al peggio non c’è mai fine, ma: fin dove dovremo arrivare?

Che Dio ci aiuti!

Sentinelle leali e vigilanti…

«Ti mando da figli testardi, dal cuore indurito»


Una notizia, ormai, simile a tante altre, in fondo niente di nuovo: un vescovo spagnolo, Xavier Novall, è stato violentemente contestato e ha rischiato di essere linciato dalla folla, che lo accusava di omofobia. L’aggressione era stata orchestrata dalle solite organizzazioni LGBT, compresa una di sedicenti cattolici, la quale ha sostanzialmente giustificato l’accaduto. Di fatto, è dovuta intervenire la polizia per consentire al vescovo, assediato in una chiesa della sua diocesi, dove si era recato per amministrare il sacramento della Cresima ai ragazzini, di allontanarsi incolume. Che cosa aveva fatto o detto di così terribilmente grave, quel vescovo? Semplicemente, parlando dell’omosessualità, aveva affermato che essa nasce sovente da problemi di relazione familiare, madre autoritaria e padre assente, seguendo la teoria dello psicologo americano Joseph Nicolosi. Perché quel discorso era inaccettabile per tutti i militanti gay e per l’universo del politicamente corretto? Perché Nicolosi, morto recentemente, sosteneva che, a patto di volerlo, “guarire” dall’omosessualità si può, mediante dei percorsi che egli chiamava di “terapia ripartiva”: vale a dire, per ripristinare il normale orientamento sessuale di una persona. Chiaro, quindi, in cosa consista la gravità del discorso di quel vescovo: aver messo l’omosessualità sullo stesso piano delle devianze (come, peraltro, facevano tutti gli autori dei manuali di psicologia, psichiatria e sessuologia, fino a pochi anni fa); e, soprattutto, aver detto, o fatto capire, che essere omosessuali non è un destino, come non lo è la depressione, o la nevrosi, o la schizofrenia, ma una situazione di disagio psicologico da cui si può uscire, a condizione di volerlo.