ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 3 luglio 2017

Non moriremo cattolici?

BENEDETTO XVI :” IL SIGNORE VINCERA’ ALLA FINE 

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“Il Signore vincerà alla fine.” Questo l’incoraggiamento rivolto dal papa emerito Benedetto XVI ai cinque nuovi cardinali “creati” ieri, mercoledì 28 giugno 2017, dal suo successore papa Francesco. Lo scrive it.zenit.org
Dopo la celebrazione del Concistoro nella Basilica Vaticana, i cardinali novelli si sono recati assieme al Pontefice al Monastero “Mater Ecclesiae” nei Giardini vaticani per salutare Joseph Ratzinger.
Joseph Ratzinger si è intrattenuto in francese con il cardinale del Laos, Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, e con il cardinale arcivescovo di Bamako, Mali, Jean Zerbo. Con il cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez e con il cardinale arcivescovo di Barcellona, Juan José Omella, invece ha parlato lo spagnolo.
Alla fine dell’incontro, Benedetto XVI ha rivolto alcune parole ai cardinali novelli e ha assicurato che “il Signore vincerà alla fine”.
I nuovi porporati hanno poi ricevuto la benedizione da parte di Benedetto XVI e di papa Francesco.
tratto da Zenit. IT
https://benedettoxviblog.wordpress.com/2017/07/03/benedetto-xvi-il-signore-vincera-alla-fine/

Per favore, fate in fretta 

Cattolici sull’orlo di una crisi di nervi.                                                                                                
Se il proselitismo è una solenne sciocchezza, va riconosciuto che chi ha espresso questo pensiero non corre certo il rischio di ricadervi.
Si definisce proselitismo “la tendenza a fare proseliti e l’attività svolta per cercarli e formarli”. Ma cos’è un proselito?
proṡèlito (non com. ed erroneo proṡèlite, pro-ṡèlita) s. m. (f. -a) [dal lat. tardo (eccles.) prosely̆tus, e questo dal gr. προσήλυτος, propr. «sopravvenuto»]. – Nell’antica religione ebraica, chi si convertiva dal paganesimo al giudaismo (il termine indicava, in origine, lo straniero dimorante nel territorio d’Israele). In seguito, per estens., il nuovo seguace di una religione, di un’idea, di un partito, di una corrente letteraria, artistica, e sim.: cercare, fare, trovare, acquistare proseliti.
Cosa vi sia di sciocco in tutto ciò non è dato a sapersi, ma se qualcuno per errore (non certo per proselitismo) dovesse diventare cattolico sotto il vigente papato, con ogni probabilità diverrebbe seguace di una strana religione dove ognuno può dire e fare ciò che vuole purché sia interpretabile ambiguamente oppure apertamente contro la dottrina, e in cui incorre in rischio di scomunica unicamente chi è sospettato di associazione mafiosa e chi per sbaglio getta l’umido nell’indifferenziato.
Per un cristiano non è mai stato semplice convincere qualcuno della bontà del proprio pensiero, in quanto questo è di solito poco conciliabile col pensiero del mondo e poco accondiscendente verso i capricci dell’uomo; è sempre stato arduo e rischioso cercare di illustrare efficacemente i propri argomenti per quanto giusti, buoni e razionali, ma almeno una volta, intendo “prima”, era possibile farlo.
Se trovavi qualcuno che, in preda al delirio, sosteneva che l’acqua è asciutta, e tu, grazie al tuo minimo buon senso, a quel po’ che rimaneva di raziocinio, e magari sostenuto dalla tua fede che ti faceva conservare uno straccio di lucidità, gli facevi notare che sbagliava, una volta, sempre “prima”, avevi qualche speranza che servisse a qualcosa.
Adesso, da quando è arrivato Lui, se fai notare all’uomo medio lo stesso errore, questi avrà pronta la risposta: “ma lo dice anche la Chiesa”, oppure “lo dice anche il Papa”.
Sei già avviato verso l’angolo. Cosa puoi fare? Incassi il colpo e tenti di arrampicarti su lisce superfici per salvare capra e cavoli?
Ma il Papa non voleva dire proprio asciutta, si è espresso male, non conosce la lingua e la cultura europea ed è stato preso alla sprovvista. In realtà quello che dice va letto alla luce della tradizione e…
E a questo punto ti viene mal di pancia, non riesci nemmeno a finire il pensiero perché ti rendi conto che stai dicendo cose insostenibili, non ci credi nemmeno tu. Se Lui dice che l’acqua può essere anche asciutta mentre la tradizione esclude categoricamente questa possibilità, c’è qualcosa che non funziona. O meglio c’è qualcuno che non funziona.
Allora pensi che potresti semplicemente dire la verità, che suonerebbe più o meno come segue:
Quello che dice la Chiesa, la vera Chiesa, è una cosa, quello che dice il Papa, questo Papa, è un’altra. La vera e unica Chiesa di Cristo, e con lei tutti i cristiani, hanno sempre detto che l’acqua è bagnata. Questo Papa dice che l’acqua è sì bagnata, ma col discernimento, l’accoglienza, il condono, le convergenze parallele, il bonus Renzi, la rava e la fava può diventare anche asciutta. Se vuoi sapere cosa pensa veramente la Chiesa, la vera Chiesa, non ascoltare questo Papa. Sia detto con rispetto, ma prendiamo atto che tra Lui e la sana dottrina c’è una sostanziale e oggettiva incompatibilità.
Solo che a questo punto dovresti aspettarti un:
Ah, bella roba i cristiani, fino a ieri predicavano l’obbedienza e adesso dicono il contrario di quanto afferma il loro principale! Ma chi sei tu per insegnare al Papa il suo mestiere? Questo poi, che è un leader mondiale della lotta alla povertà e allo sfruttamento, che vuole un mondo senza frontiere, che sta modernizzando finalmente una Chiesa rimasta indietro di almeno duecento anni! Che presunzione!
Perciò non sai cosa dire: a difendere l’Indifendibile non ce la fai, e non è nemmeno giusto. Dicendo la verità sicuramente non verrai capito e sarai causa di scandalo, perché nel 99 percento dei casi chi avrai di fronte sarà completamente a digiuno di cosa sia la Chiesa, chi l’abbia istituita e a quale fine. Probabilmente penserà che la Chiesa sia una onlus fondata da un rivoluzionario socialista a scopi filantropico-assistenzialistici; insomma, più o meno quello che pare pensare anche l’attuale occupante del Soglio Pontificio.
Diciamolo: fino a quando c’era Ratzinger, pur con tutti i limiti e le incongruenze non risolte del pensiero postconciliare, chi tentava di dare ragione della propria fede aveva un minimo di spalle coperte: dall’alto non si lanciavano anatemi come ai bei tempi, ma si sentiva parlare ancora di valori non negoziabili, di relativismo, di legge naturale. E uno vi si poteva attaccare per farsi forza.
Da qualche anno siamo stati abbandonati. Chi voglia condurre uno straccio di battaglia con il proprio vicino di scrivania sul diritto a vivere del concepito, o anche solo tentare di difendere l’intrinseca malvagità della sodomia con la propria parrucchiera, si deve rassegnare ad essere additato come estremista, mancante di misericordia, nemico della nuova chiesa di Francesco così semplice e generosa col mondo.
E sarà pur vero che pope Francis fa di tutto per avvicinarsi al mondo, ma assistiamo alla penosa scena di una chiesa che fa un passo verso il mondo, e questo ne fa due dalla parte opposta, cioè verso l’abisso, incoraggiato da cotanta esibita insipienza.
E’ inutile girarci attorno. Gli attuali vertici della Chiesa rappresentano un grande pericolo per la Chiesa stessa, un grave ostacolo alla conversione delle anime, un enorme impedimento per chi cerca di presentare agli altri la bellezza e la ragionevolezza della vera fede, con tutto ciò che di buono per la società intera si porta appresso.
Chi ci dovrebbe confermare nella fede, ci invita in pratica a vivere tenendo nascosto ciò che di più bello abbiamo, ciò in cui crediamo e che ci è stato insegnato dalla Chiesa, quando ancora si preoccupava di insegnare qualcosa anziché occuparsi maldestramente di “patti sociali per il lavoro”.
Fare proselitismo, così come fare apologetica, che sarebbero dei solenni doveri per un cristiano che volesse esercitare la vera misericordia, è diventata un’impresa disperata. Come vincere una battaglia quando generale e colonnelli ordinano ai propri soldati di girarsi e colpire le proprie retrovie. Incomprensibile, inaudito, oserei dire intollerabile.
Come se Gesù avesse detto: “Chi crede alle chiacchiere delle gerarchie moderniste avrà la vita eterna”. Oppure “Bergoglio è la via, la verità, e la vita”. O anche “Se osserverete, e soprattutto riuscirete a capire l’Amoris Laetitia, avrete la salvezza”. Non mi pare abbia detto questo, anche perché l’Amoris Laetitia ho il sospetto che non l’abbia capita nemmeno chi l’ha scritta. Altrimenti dove sarebbe il problema nel rispondere ai dubia?
Perciò, come i quattro cardinali hanno supplicato il Pontefice di fornire loro una risposta, noi alziamo una supplica ai quattro cardinali, e a chiunque altro di autorevole si vorrà unire, affinché procedano rapidamente nell’azione intrapresa volta a correggere gli errori e le ambiguità di Bergoglio. Ne va della vera fede, del rispetto di Dio, della salvezza delle anime. E anche dei corpi, visto l’inqualificabile vicenda cui siamo stati costretti ad assistere negli ultimi giorni in merito al povero bambino inglese.
Ma non era la chiesa dei poveri e degli indifesi questa?
Vista la piega che stanno prendendo le democraticissime legislazioni occidentali, non è difficile immaginare che fra qualche lustro risuonerà l’accusa:
Dov’era la Chiesa, dov’era il Pontefice quando i tribunali europei in combutta con i governi mettevano a morte i bambini e gli anziani malati perché non pesassero sulla società?
Dovremo allora tristemente ricordare che non aveva tempo per occuparsi di acqua bagnata perché era tutta presa dall’acqua asciutta: si stava occupando di accompagnamento (senza una meta), di discernimento (senza un criterio), di fragilità (come fosse una virtù), di integrazione (della sodomia), di accoglienza (invasione), di dialogo (chiacchiere fumogene), di patto sociale (ma non c’era la Camusso?), di ecologia (ci eravamo appena liberati di Al Gore), di erotismo (Amoris Laetitia, ma ci era arrivato prima Alvaro Vitali), di dinamismo del giudizio (che cavolo è? Chiedere ad Avvenire), di valore simbolico della norma (la norma c’è, ma si può far finta che non ci sia), ed altri simili giochi di prestigio.
Se c’è del marcio dottrinale (e c’è), prima lo si rende noto ufficialmente e prima c’è la speranza che le verità di fede riemergano in tutto il loro splendore e la loro salvifica efficacia.
Di fronte alla papale ostilità, tutt’altro che misericordiosa, per ciò che è vero, non c’è più tempo da perdere. Ce n’è ancora meno dopo il licenziamento di Müller. Chi può farlo, per favore, intervenga.
di Marco Manfredini
Il Fatto Quotidiano
(Marzo Marzano) Per la generazione che sta facendo le sue scelte di vita i sacramenti non sono più neppure un omaggio obbligato a tradizione e genitori. La Fondazione Critica Liberale ha reso noto il suo undicesimo rapporto sulla secolarizzazione in Italia. I numerosi dati forniti sono assai interessanti soprattutto se guardati in una prospettiva storica, cioè nell' arco di almeno un ventennio. Se si segue questo criterio, si scopre che vi sono alcuni indicatori che attestano una secolarizzazione incalzante e massiccia. Il più importante è quello dei matrimoni concordatari (cioè cattolici), il cui numero è sceso in modo impressionante dal 1994 ad oggi: 23 anni fa si erano sposate in Chiesa 235.990 coppie, nel 2014 sono state meno della metà, 108.054. A questa impressionante diminuzione corrisponde l' aumento nel numero di matrimoni civili passati nello stesso periodo da 55.817 a 81.711. Su questo versante, c' è anche da presumere che siano in grande crescita le convivenze (condannate dalla Chiesa Cattolica), dato che il numero complessivo di matrimoni è calato, in vent' anni, di più di 100.000 unità, cioè di circa il 35 per cento, passando dal 292.000 del 1994 al 189.000 del 2014. È chiaro che, per poter essere valutati appieno, questi dati andrebbero messi in relazione all' evoluzione demografica e alla composizione religiosa (per via degli immigrati non cattolici) della popolazione nello stesso intervallo di tempo, ma è indubitabile che essi attestino la crescita di una massiccia disaffezione verso una forma cattolica di vita familiare. Nella stessa direzione va un altro dato, quello relativo alla quantità dei divorzi, raddoppiati nell' arco del ventennio 1994-2014. Anche se il rapporto non ci dice quanti di questi abbiano riguardato i matrimoni religiosi, il dato è comunque impressionante. E c' è da scommettere che lo sarà molto di più nel prossimo futuro, in ragione della recente introduzione del "divorzio breve" e delle nuove disposizioni sugli obblighi di mantenimento del coniuge. Per un terzo inequivocabile indicatore di secolarizzazione integriamo i dati del Rapporto con quelli dell' Istat: nel 1994 i figli (allora definiti "naturali") nati fuori dal matrimonio erano il 7,7 per cento dei nati vivi; secondo l' Istat, oggi sono quasi il 29 per cento dei neonati, la loro percentuale sul totale delle nascite è quadruplicata in poco più di un ventennio. Al contrario, la percentuale di battezzati tra i bambini è diminuita in modo sensibile, passando dal 92 per cento del 1994 al 76 del 2014. L' insieme di questi dati rende dunque evidente un distacco crescente della popolazione italiana dalle pratiche religiose cattoliche. E tuttavia nel Rapporto si trovano anche altre cifre, che parrebbero smentire questa tendenza, facendo piuttosto pensare a una tenuta o al limite a un leggero arretramento della cattolicità degli italiani. Si prenda il numero delle prime comunioni, in vent' anni disceso molto poco: dal 513.300 del 1994 al 446.521 del 2014. Lo stesso argomento vale per altri indicatori, quali la frequenza all' ora di religione, scesa in 20 anni di pochi punti e rimasta vicina al 90 per cento degli studenti o la percentuale di finanziatori della Chiesa Cattolica per il tramite dell' 8 per mille, anch' essa attestata intorno al 45 per cento delle scelte totali e all' 80 per cento tra coloro che esprimono una preferenza. Dunque cosa succede? Gli italiani sono schizofrenici? Si comportano in modo irrazionale e non coerente? Io non credo proprio e penso che queste importanti differenze possano essere spiegate in una chiave generazionale. Quasi tutte le inchieste campionarie fatte in questi anni ci hanno mostrato come il grande salto verso la secolarizzazione e il distacco netto dalla "religione dei padri" sia stato compiuto dalla generazione nata dopo il 1980. È tra i nati dopo quella data che la disaffezione verso la Chiesa dilaga e diventa un comportamento di massa. Sono costoro che, affacciatisi da poco nel loro segmento superiore all' età adulta e alle prese con le prime grandi scelte esistenziali, si sposano sempre meno, convivono sempre di più, fanno figli fuori dal matrimonio e li battezzano di meno. Nelle generazioni precedenti, la secolarizzazione pur presente aveva un ritmo più blando e aveva autorizzato molti gerarchi cattolici a sperare che l' Italia rappresentasse un' eccezione in un' Europa che stava diventando sempre meno religiosa. Nelle classi di età centrali, tra coloro che oggi mandano i loro bimbi al catechismo, è invece ancora diffusa quella che il sociologo inglese ha definito una religiosità "vaga", secondo la quale le persone si allontanano sempre di più dalla pratica regolare e dal nutrire autentiche convinzioni religiose, ma continuano a rimanere, per così dire, culturalmente affezionati alla tradizione spirituale da cui provengono. A messa ci vanno poco, ma i sacramenti ai figlioli li fanno prendere. E spesso si erano sposati in Chiesa, anche solo per non far piangere la mamma. La religiosità "vaga", scrive Voas, è uno stato di transizione, da un mondo religioso a uno senza Dio. Oggi quell' illusione non trova più appigli e pure i gerarchi cattolici sono costretti ad ammettere che anche l' Italia, pur con i suoi ritmi, è travolta dalla grande corrente della secolarizzazione che investe il mondo sviluppato (e non solo l' Europa, ma anche le Americhe, inclusa quella latina). Papa Francesco ha deciso di dedicare il prossimo sinodo al tema dei giovani. A discuterne saranno soprattutto anziani gerarchi. I giovani sono già andati via.

Etsi non daretur

Il caso Charlie Gard. Storia di un imbarazzo?



Marco Tosatti, in un articolo sulla vicenda del piccolo Charlie Gard, parla di “imbarazzo” da parte del Vaticano, e a buona ragione, ma a noi sembra che questa vicenda riveli molto di più di qualche perplessità o indecisione albergante nelle menti dei gerarchi vaticani, Papa in testa.

Di che si tratta, in realtà?
Si tratta di un fatto emblematico in cui i medici e i giudici hanno deciso per la morte di un bambino anche di fronte alla pur vaga possibilità che egli potesse vivere.
Ora, che il bambino possa vivere o morire è certamente cosa che attiene ai disegni di Dio e alla Sua volontà onnipotente, ma i responsabili del mondo moderno sono convinti che prima ancora che a Dio, la possibilità di decidere per la vita o per la morte è cosa che attiene a loro.
Sulla base di che cosa?
Sulla base del convincimento che “in questo mondo non si muove foglia che l’uomo non voglia”. Vale a dire sulla base del convincimento che ormai l’uomo sarebbe al di sopra di Dio, se così si può dire. Una stoltezza, certo, ma una stoltezza che, creduta dall’uomo per l’uomo, fa credere stoltamente a tutti gli uomini di aver raggiunto una capacità di potenza che permette tranquillamente di poter fare a meno di Dio.

La “logica” di Bergoglio?

EX SANT’UFFIZIO, TUTTI I PERCHE’ DELLA SOSTITUZIONE DI MULLER CON LADARIA FERRER





“Posso dire che la nostra Congregazione si occupa di promuovere e tutelare la fede cattolica. Prima promuovere e poi, se necessario, tutelare. Ma non posso scendere nei dettagli. La nostra Congregazione si muove sempre con discrezione e parla esclusivamente attraverso i suoi atti”. Con queste parole di nove anni fa si chiudeva una delle rarissime interviste dell’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer (nella foto), gesuita spagnolo, promosso da segretario a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Posizione di riservatezza, opposta a quella del più loquace cardinale Gerhard Ludwig Müllermandato in pensione anticipata. Ricevendolo in udienza sabato mattina, Papa Francesco gli ha comunicato che non gli avrebbe rinnovato l’incarico allo scadere del primo quinquennio all’ex Sant’Uffizio. Un inedito nella storia recente della più importante congregazione della Santa Sede, non a caso definita un tempo “la Suprema”. Il porporato, 70 anni a dicembre, avrebbe declinato l’offerta di altri incarichi in Vaticano e probabilmente tornerà nella sua Germania.

Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

Nuove e vecchie eresie: il “secondo” Battesimo           

Oramai se ne vedono di tutti i colori. Dagli atei che vogliono lo “sbattezzo” (e molti Parlamentari di area radicale ma non solo lo propagandano) a quelli che di Battesimo ne vogliono non uno ma due. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
La questione è reale. E andrebbe fatta chiarezza. Spesso si parla di “un secondo Battesimo”. In molteplici circostanze. Ad esempio si è soliti dire che la Confessione è come un “secondo battessimo”. Ed ancor più, ed a maggior ragione, tale metafora viene utilizzata riguardo il grandissimo dono dell’Indulgenza Plenaria, un grande tesoro della Chiesa Cattolica (che, come è noto, l’eretico Lutero ha sempre contestato e condannato). E comunque sempre tra mille virgolette!
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La storia del “secondo Battesimo” dura da anni: soprattutto in ambienti protestanti o nella sètta dei Testimoni di geova c’è questa bizzarra usanza del “secondo battesimo”. Spesso fatto in circostanze plateali (mega raduni, immersione totale ed altre cose bizzarre). Americanate verrebbe da dire. Ed infatti le sètte pentecostali vengono dagli Usa (anche se sono diffusissime ovunque: in America Latina, in Africa e persino in Asia).

Il nocciolo di tutte le eresie moderniste

«Dovreste annunciare Dio e la grazia, ma preferite parlare dell’uomo e del progresso»



Volete essere figli della luce, ma non rinunciate ad essere figli del mondo. Dovreste credere alla penitenza, ma voi credete alla felicitò dei tempi nuovi. Dovreste parlare della Grazia,  ma voi preferite parlare del progresso umano. Dovreste annunciare Dio, ma preferite predicare l’uomo e l’umanità. Portate il nome di Cristo, ma sarebbe più giusto se portaste il nome di Pilato. Siete la grande corruzione, perché state nel mezzo. Volete stare nel mezzo tra la luce e il mondo. Siete maestri del compromesso e marciate col mondo. Io vi dico: fareste meglio ad andarvene col mondo ed abbandonare il Maestro, il cui regno non è di questo mondo. 
Queste parole hanno un suono familiare, non è vero? Ci ricordano qualcosa che è molto vicino a noi: la situazione in cui versa la Chiesa cattolica oggi, con una quantità di membri del clero che non parlano, né agiscono come da loro ci si aspetterebbe, non spengono la sete di Dio che è nel cuore dei fedeli, ma parlano e agiscono come uomini di questo mondo, si riempiono la bocca con le cose di quaggiù, lodano l’uomo e il suo progresso, tacciono sulla grazia e sul peccato e non fanno mai una parola sulla vita eterna, cioè sul nostro destino finale. A sentir loro, pare che la vita umana abbia un senso già qui, in se stessa, e che ciò sia sufficiente a conferirle sia uno scopo che un valore. A dare retta a loro, pare che una volta instaurata la giustizia sociale, ridistribuita la ricchezza economica, procurato un lavoro a tutti e una pensione decente ai pensionati, migliorata la sanità, creati più asili nido per i figli dei lavoratori, e, naturalmente, da ultimo ma non per ultimo, offerta ospitalità, accoglienza e integrazione a qualsiasi straniero si presenti alle nostre frontiere, perché nessuno deve essere escluso, ma tutti devono essere inclusi, e non si devono mai più costruire muri, ma sempre e solo gettare ponti in ogni direzione possibile e immaginabile, una volta realizzate tute queste belle cose, ogni problema sarà risolto, perlomeno di quelli che hanno una soluzione, e l’uomo potrà starsene tranquillo e in santa pace, a godersi il riposo del giusto. E pare che anche per i cristiani sia la stessa cosa. Si direbbe che il cristiano non sia più un viandante, un pellegrino in una terra straniera, che anela ai rivi delle acque come la cerva assetata nel deserto, di cui parla il salmista, ma un signore soddisfatto di ciò che la vita gli offre, specialmente se i suoi sacrosanti “diritti” sono garantiti e se i suoi doveri sono ridotti al minimo indispensabile, proprio come vuole la scuola di pensiero liberale, con tutte le sue derivazioni più o meno legittime, più o meno spurie, marxismo e radicalismo innanzi tutti.

Diavola Merkel


I post-cristiani tedeschi decisivi per la devastazione del matrimonio

Con 393 deputati a favore e 226 contrari è passata in Germania la legge che introduce il cosiddetto “matrimonio” tra omosessuali. Decisivi i voti dei politici d’ispirazione cristiana. Si va dal cristianesimo adulto della Merkel e del capogruppo Volker Kauder al post-cristianesimo del deputato Jan-Marco Luczak. La sinistra esulta. Esulterà meno la società, con tendenza al suicidio di se stessa, e molto meno i bambini, le vere vittime, costrette a subire le conseguenze di rapporti contro natura

"Tre indizi fanno una prova”.

I deliri di Padre James Martin


E’ ancora possibile per un Vescovo ricordare ai propri fedeli quale sia il bimillenario magistero della Chiesa? E’ una domanda che è lecito farsi dopo il “commento” di Padre James Martin alle indicazioni pastorali del Vescovo statunitense di Springfield, Monsignor Thomas Paprocki. Il Vescovo nei giorni scorsi ha ricordato ai propri fedeli che “la Chiesa non solo ha l’autorità, ma ha anche l’obbligo grave di riaffermare il suo autentico insegnamento sul matrimonio, nonché di preservare e promuovere il valore sacro della condizione nuziale.

Telefono casa..


Il riassunto del lunedì. Se telefonando

di Francesco Filipazzi

Il piccolo Charlie. Ha avuto risalto per tutta la settimana la vicenda del piccolo Charlie Gard, che tiene tutta Europa con il fiato sospeso. Un bambino di dieci mesi con una malattia rara, che si potrebbe portare negli Stati Uniti a provare delle cure sperimentali, è invece condannato a morte da giudici e medici, con i genitori totalmente esautorati dalla decisione. Il popolo della vita ha fatto un gran rumore e c'è stata anche una manifestazione davanti a Buckingham Palace contro la decisione mortifera. Purtroppo il buon Bergoglio prima di prendere una posizione ci ha messo giorni e giorni, nonostante il pungolo di migliaia di fedeli che hanno intasato il centralino vaticano. Ci chiediamo davvero se la Chiesa, dopo la grande stagione dei principi non negoziabili, debba davvero finire a fare da retroguardia (quando ci va bene). Come si evince dagli eventi recenti, il popolo dei fedeli non è per nulla disposto a negoziare, anzi.
Il Cardinal Caffarra invece si è espresso in modo molto forte, chiedendo ai medici di fermarsi, in nome di Dio.

domenica 2 luglio 2017

Il rinnovamento verrà da cattolici che credono..

Ciò che i cattolici possiamo imparare dal liberale papa Francesco 

Dopo il licenziamento del cardinale Müller, non c'è dubbio che papa Francesco sia un Papa solo per i liberali radicali. È il papa dei cardinali Kasper, Cupich e Coccopalmerio. Non è il papa dei cardinali Müller, Burke o Caffarra. Francesco non è un Papa per i cattolici.

La differenza tra il liberale Francesco e i suoi predecessori conservatori si può vedere nelle loro nomine. La mia ipotesi è che fuori dalle dieci importanti nomine fatte da Giovanni Paolo II o da Benedetto XVI otto erano liberali, due erano conservatori. Sotto Francesco, su dieci nomination, dieci sono liberali.

Da ciò possiamo trarre due conclusioni. Dobbiamo innanzitutto ammirare la determinazione di Francesco a portare avanti la sua agenda radicale liberale e distruggere tutti coloro che considera i suoi nemici. Immaginate che nel passato recente ci sarebbe stato un Papa con la stessa determinazione a promuovere il bene e tutto ciò che è cattolico.

In secondo luogo, dobbiamo renderci conto che il rinnovamento della Chiesa non verrà né dai liberali né dai conservatori. Francesco spinge per un programma liberale di cui sappiamo già che è un fallimento gigantesco, dato che è stato realizzato in molti paesi, già prima che Francesco diventasse Papa. In tutti questi paesi la Chiesa è oggi in crollo. Ma il rinnovamento non verrà dai conservatori, perché sono solo una variante meno convinta e annacquata dai liberali.

Il rinnovamento verrà da cattolici che credono, in primo luogo, nella liturgia cattolica e, di conseguenza, nella fede cattolica. Dalle famiglie di questi cattolici nascerà una nuova generazione di chierici, una rinnovata gerarchia.

– di P. Reto Nay


Foto: © Greater Boston Tridentine, CC BY-NC#newsYosiakmdyy
Via Mueller La svolta del Papa
di Lorenzo Bertocchi02-07-2017
Mons Ladaria
Con un comunicato della Sala stampa vaticana ieri è stato dato l'annuncio ufficiale, il cardinale Gerhard Ludwig Müller non è stato confermato nel suo ruolo di prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. Le notizie anticipate venerdì pomeriggio hanno trovato conferma, la sorpresa, invece, è stata nell'annuncio del successore.
«Il Santo Padre Francesco», si legge nel comunicato della Santa Sede, «ha ringraziato l'Eminentissimo Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller alla conclusione del suo mandato quinquennale (…) ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., Arcivescovo titolare di Tibica, finora Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.»
Il mancato rinnovo di Muller non si è tradotto con la nomina di uno dei nomi circolati più volte per la sua sostituzione, dal cardinale Schonborn, a monsignor Victor Manuel Fernandez, ma con un passaggio di consegne interno alla congregazione. Si è trattato di un cambiamento più “naturale” del previsto.
Monsignor Ladaria, 73 anni, gesuita spagnolo, viene considerato un teologo e un prelato di orientamento “conservatore”, non certamente un liberal. Basti ricordare che proprio monsignor Ladaria, in qualità di segretario della Dottrina della fede, nel 2014 firmò una risposta ad un sacerdote francese che chiedeva se un confessore può dare l’assoluzione a un penitente che, essendo sposato religiosamente, ha contratto una seconda unione dopo il divorzio. La risposta indica chiaramente che «non si può assolvere validamente un divorziato risposato che non prenda la ferma risoluzione di “non peccare più” e quindi si astenga dagli atti proprio dei coniugi, e facendo in questo senso tutto quello che è in suo potere.”».
Rimane comunque l'inusuale mancato rinnovo al cardinale Muller, 69 anni, perchè è abbastanza raro che un prefetto non veda confermato il suo incarico. Segno evidente di una mancanza di sintonia tra Francesco e il prefetto.
Questa mancata sintonia, che si è manifestata soprattutto durante il doppio sinodo sulla famiglia, ma anche su altri temi, in un certo senso trova conferma anche nel rifiuto da parte di Muller di qualsiasi incarico, visto che sembra aver scelto di ritirarsi in Germania a vita privata. Il ruolo della Congregazione per la Dottrina della fede è stato abbastanza sminuito in diverse occasioni, soprattutto quando le osservazioni che provenivano dall'ex Sant'Ufficio sulle bozze di documenti magisteriali di Francesco venivano regolarmente disattese e non considerate.
Monsignor Ladaria, scelto da Francesco anche per presiedere la commissione che sta studiando il caso delle diaconesse, riprenderà in mano anche il fascicolo relativo al possibile rientro nella piene comunione ecclesiale della Fraternità S. Pio X, i seguaci di monsignor Marcel Lefevbre. C'è da aspettarsi competenza e serietà, ma anche un profilo molto più basso rispetto all'ex prefetto.
Nel 2008, intervistato dalla rivista 30giorni, diceva: «Non mi piacciono gli estremismi, né quelli progressisti, né quelli tradizionalisti», e aggiungeva che la congregazione si muove con discrezione e «parla esclusivamente con i suoi atti».
Dopo le accuse per “gravi abusi sessuali” al cardinale George Pell, arriva ora la sostituzione del prefetto per la congregazione della Dottrina della fede. E' una svolta nel papato di Papa Francesco, vedremo in quale direzione andrà ora la barca di Pietro. 

Non è la prima volta, sarà l'ultima?

Era il 376 dopo Cristo, quando i primi barbari chiesero “asilo” come profughi



Non è la prima volta, che noi italiani abbiamo a che fare con la calamità chiamata ‘immigrazione’. C’è una potente analogia che possiamo fare, volgendo lo sguardo al passato. Esercizio fondamentale per chi non vuole commettere errori già commessi.

Alla fine del IV secolo dC, l’impero romano era la più grande civiltà del pianeta. Ma nell’estate del 376, registra lo storico Ammiano Marcellino‘voci terrificanti si diffondono lungo i confini occidentali che i popoli del nord, i barbari, stanno creando nuovi e insolitamente grandi tumulti‘.

Sulle rive del Danubio, lungo la frontiera balcanica dell’impero, funzionari romani segnalano l’arrivo di decine di migliaia di uomini, donne e bambini: saranno noti ai posteri come i Goti. A differenza di quelli di oggi, almeno, ebbero il ‘buongusto’ di portarsi donne e bambini.

“Obbedientissimi“ i gesuiti?

Si deve tornare al caso Dupuis per capire il ruolo dei gesuiti e i loro rapporti con Benedetto XVI




Forse non sono in molti a ricordare, o a conoscere, la vicenda che ebbe al centro la figura e l’opera del gesuita belga Jacques Dupuis (1923-2004), missionario per trentasei anni in India, teologo e fautore, un po’ in anticipo, di un indirizzo ecclesiale che oggi appare praticamente scontato, tale è stata la dimensione del suo trionfo, cioè quello di un “dialogo” con le religioni non cristiane spinto fino ad investire, direttamente o indirettamente, un punto chiave della dottrina cattolica: la salvezza mediante la sola adesione ai dogmi e alla disciplina della Chiesa. Docente alla Gregoriana, stimato come autore di libri moto importanti, il suo testo Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso (Toward a Christian Theology of Religious Pluralism), del 2001, tradotto in tutte le principali lingue europee, fu causa di un acceso dibattito interno alla Chiesa. In esso, l’autore va oltre la semplice affermazione, già fatta dal Concilio Vaticano II, che semi di verità sono presenti anche nelle altre religioni, suggerisce che anche le altre religioni conducono alla Verità divina, indipendentemente dalla indispensabile mediazione di Gesù Cristo. Ciò, naturalmente, attrasse l’attenzione della Congregazione per la dottrina della fede, il cui prefetto, il cardinale Ratzinger,  chiese dei chiarimenti e delle modifiche al sacerdote, cosa che diede luogo a una penosa controversia, cui parteciparono, compatti, gli altri gesuiti, schierati a sostegno del loro confratello, (diversamente da quanto era accaduto al tempo del caso” di Teilhard de Chardin), e che venne resa pubblica dal cardinale austriaco Franz König.
Il vaticanista Giancarlo Zizola, storico esponente dell’ala cattolica progressista, ha messo a fuoco il nodo della questione, naturalmente secondo il suo punto di vista, in questo passaggio della sua biografia Benedetto XVI, pubblicata subito dopo l’ascesa del cardinale Ratzinger al soglio pontificio (Milano,  Sperling & Kupfer, 2005, pp. 314-318 e 322-323):

Le "fortune" di questo pontificato..


Come Francesco prepara il posto al suo successore


Francesco non ha nessuna voglia di passare alla storia come papa "di transizione". Quello che fa, vuole che sopravviva alla sua dipartita. E per esserne certo istituzionalizza le cose a lui più care, le fa diventare stabili, con tutti i numeri per tirare avanti da sole.
La Giornata Mondiale dei Poveri è una di queste sue creature, ufficialmente canonizzata poche settimana fa.
L'idea di Jorge Mario Bergoglio che la Chiesa è come un "ospedale da campo" si concreterà da qui in avanti ogni anno, a novembre, in una festa delle opere di misericordia a favore di affamati, ignudi, senza tetto, forestieri, carcerati.
Con il papa, questo papa, che a Roma pranzerà assieme a centinaia di poveri, sarà difficile a un suo successore non fare lo stesso. La prova generale Francesco la farà a Bologna il 1 ottobre, dove nel programma della visita c'è già scritto che a mezzogiorno il papa sarà a "pranzo con i poveri nella basilica di San Petronio".

Quante gocce fanno traboccare il vaso?


Il “caso Müller”    
          


(Roberto de Mattei, in Il Tempo, 2 luglio 2017) La rimozione del cardinale Gerhard Ludwig Müller rappresenta un momento cruciale nella storia del pontificato di papa Francesco. Müller infatti, nominato prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede il 2 luglio 2012 da Benedetto XVI, ha solo 69 anni. Non è mai accaduto che un cardinale lontano oltre cinque anni dall’età canonica del pensionamento (75 anni) non sia stato rinnovato per un secondo quinquennio.
Basti pensare che vi sono prelati che, pur avendo dieci anni di più del  cardinale Müller, occupano ancora importanti incarichi, come il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontifico consiglio per i Testi legislativi, lo stesso porporato il cui segretario è stato recentemente colto in flagrante dalla gendarmeria pontificia, nel corso di un’orgia omosessuale a base di droga all’interno di un Palazzo appartenente al Vaticano. Coccopalmerio però aveva mostrato il suo apprezzamento per la Amoris laetitia, spiegando che «la Chiesa è sempre stata comunque il rifugio dei peccatori», mentre Müller non aveva nascosto le sue perplessità verso le aperture della Esortazione pontificia,  sia pure con dichiarazioni di natura oscillante. 

Timbri e francobolli?

Il cardinale Müller, come Benedetto XVI,dà una frenata ad un possibile accordo dottrinale con la FSSPX 




La Casa Generalizia della Fraternità San Pio X ha comunicato a tutti i suoi membri il contenuto di una lettera del cardinale Gerhard Müller, la quale ha prodotto negli ingenui l’effetto di una doccia fredda, anzi gelata.
Ecco i principali e più saporiti estratti di questa lettera:

Forse sì, forse no?

In Vaticano si apre il nuovo fronte: i preti anglicani
L’ultima della serie – in attesa di nuovi immancabili aggiornamenti – è che fino a qualche settimana fa uno era prete o non lo era. Adesso può esserlo in parte. E' quanto sostiene il cardinale Francesco Coccopalmerio in una recente pubblicazione a proposito dei sacerdoti anglicani. Ma il Magistero lo smentisce. 

E’ diventata ormai l’attività più praticata – ed evidentemente più remunerativa in termini di prestigio ed accesso ai posti che contano - nell’ecumene cattolica quella di demolire ciò che si erge ritto e stabile, anche solo di qualche centimetro da terra, di rendere fluido ciò che è solido e gassoso ciò che è liquido.

“Majora premunt”?

DE MINIMIS NON CURAT PRAETOR

Questa anonima massima giuridica medievale significa che un magistrato – il praetor – deve trascurare particolari di poco o punto rilievo per occuparsi delle questioni veramente cogenti. Essa è di uso comune, per lo più con valenza generica e non prettamente giuridica: significa, infatti, che non bisogna perdersi dietro alle piccolezze. Questo si legge, a un dipresso, ad locum 1137, in “Dizionario delle sentenze latine e greche”, di Renzo Tosi, ed. Bur.
A fianco di tale brocardo può collocarsi, per corrispondenza inversa,  altra espressione di analogo messaggio, passata in sentenza, che dice: “Majora premunt” (Lucano, I, 673), cioè, urgono cose più importanti di cui è necessario stilare una graduatoria, una scala delle priorità, come amano recitare i grandi soloni della politica quando discettano delle problematiche sociali assai spesso concludendo col porre le questioni minori in cima alla scala.



Pilato se ne lava le mani, Fredrich Overbeck - Musei Vaticani


sabato 1 luglio 2017

E’ la neo Chiesa di rito argentino

Don Bosco: santo, educatore, prete di strada


Sono tante le ferite all’anima dei cattolici fedeli. Dall’abdicazione del grande papa Benedetto XVI alla successiva intronizzazione di Francesco, poi, sembra che le piaghe si vadano allargando e se ne aprano di nuove. Dalla drammatica vicenda degli abusi sessuali sui minori a casi sempre più numerosi di condotte private ed intime di vita disordinata o addirittura scandalosa, all’affarismo di alcuni sino a vere e proprie enormità dottrinali, il quadro è disarmante. Il “papa nero” Sosa Abascal, numero uno dei gesuiti, ha messo in dubbio la verità dei Vangeli (“non c’erano telecamere al tempo di Gesù”) e negato rotondamente l’esistenza del Maligno. Gli esempi sono troppi e così diffusi da far temere che avesse ragione Paolo VI allorché denunciava, insieme ad un “pensiero non cattolico” diffuso nella Chiesa, il fumo di Satana penetrato nel corpo vivo dell’istituzione. La memoria va ad un grande filosofo e sacerdote dell’Ottocento, Antonio Rosmini, ed al suo libretto, che gli costò in vita le attenzioni del Sant’Uffizio, intitolato “Le cinque piaghe della Santa Chiesa.”
Serve aria fresca, una prassi ed un pensiero cattolico che, fedele al “depositum fidei”, torni a parlare di Dio ad un mondo diventato infedele, o, peggio, indifferente. Un grande esempio ci viene dalla figura di San Giovanni Bosco, anzi, semplicemente, Don Bosco, il grande prete astigiano dell’Ottocento che unisce tre straordinarie caratteristiche, o carismi, come si diceva. Innanzitutto, Don Bosco è un santo, e non solo perché tale lo ha proclamato la Chiesa sin dal 1934. Ma fu anche un eccezionale educatore e, come oggi usa dire, un prete di strada. Torino ed il Piemonte conobbero, in quel periodo, una preziosa fioritura di figure eccezionali. Oggi vengono chiamati i “santi sociali”, Giuseppe Cafasso, amico e collaboratore di Don Bosco, l’uomo che seguiva i condannati a morte sin sul patibolo, Giuseppe Cottolengo, il vero paladino degli ultimi, dei più sfortunati e disgraziati tra gli esseri umani, Francesco Faà di Bruno, scienziato ed infaticabile animatore della stampa, Giulia di Barolo, nobile di origine francese. L’ultimo grande, già in pieno Novecento, fu Don Orione.

Chi accoglie chi?

Ricordate le barricate “razziste” di Cona? Ora le fanno i migranti lì ospitati. Contro altri migranti


“Oggi le comiche” fa un baffo a questo Paese, siamo veramente alla frutta. Mentre ci camminano con i tacchi a spillo sui coglioni h24 per ricordarci che l’accoglienza è un dovere, sapete cosa succede a Cona, il piccolo paesino del veneziano balzato agli onori delle cronache lo scorso gennaio per le barricate erette dai cittadini contro l’arrivo di migranti? Che gli stessi migranti non vogliono altri migranti! Razzisti del cazzo, altro che risorse!

Avete dimenticato ciò che è il Battesimo e ignorate la dottrina cristiana.,

Scusi, lei che ne pensa del caso Mortara?



In questi tempi di somma confusione teologica e morale, dove pare che a un cattolico sia lecito dire tutto e il contrario di tutto, e dove, in nome del “discernimento”, dell’”accompagnamento” e della “misericordia”, si è indotti a pensare che bazzecole come la Verità, la Giustizia e la Dottrina, per non parlare dell’Amore stesso, dell’Amore vero, quello cristiano, che è cosa divina e ben diversa dall’amore puramente umano (e, talvolta, in se stesso perverso), passino in seconda linea e diventino delle entità trascurabili, qualcosa di negoziabile, proponiamo un test facilissimo per capire chi abbiamo di fronte e se sia un cattolico serio oppure un cattolico progressista, cioè da operetta, o addirittura un modernista, cioè un eretico travestito da cattolico e segretamente nemico implacabile sia del cattolicesimo, sia della Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Il test consisterebbe in questa breve, lapidaria domanda: Scusi, lei che ne pensa del caso Mortara?