L'ORIZZONTE ESISTENZIALE
L'eroismo del vero Cattolico. Ciò che amplia e restringe "l’orizzonte esistenziale" e la febbre della verità: la strategia è chiara separare l’uomo da Dio facendone ancora un misero adoratore del "vitello d’oro" di questo mondo
di Francesco Lamendola
Vi sono cose che allargano e cose che restringono il nostro orizzonte esistenziale, la nostra coscienza di noi stessi e del mondo, la nostra gioia e la nostra comprensione del reale: perché comprendere è anche gioire, come ben sa lo studente che, per esempio dopo essersi a lungo affaticato, riesce a risolvere un problema di geometria: è come se gli oggetti della sua riflessione si spalancassero di colpo, e come se tutto apparisse improvvisamente sotto una luce nuova, una luce più vivida e affascinante, che conferisce un nuovo splendore a ciò che, prima, appariva grigio e smorto. È chiaro che quanto più è ampio il nostro orizzonte di esistenza, tanto maggiore diviene la nostra comprensione e tanto maggiore sarà anche la nostra gioia di vivere; e, rispetto a questo, possiamo considerare come un inconveniente secondario il fatto che non sempre comprendere è comprendere nella verità, perché, quanto più si allarga l’orizzonte, tanto più cresce il desiderio della verità e noi diventiamo dei ricercatori sempre più esigenti, incapaci di accontentarci di una verità qualsiasi; il nostro appetito ha ormai bisogno di un cibo sempre più sostanzioso e di una bevanda che spenga la sete per davvero, e questo fa sì che noi non ci accontentiamo più delle mezze verità, delle verità apparenti e superficiali, ma ci avviciniamo realmente al centro della realtà, dove le cose sono come devono essere e non come, semplicemente, appaiono. In questo senso, se è vero che ogni ricerca è un cammino, un percorso, e quindi, specialmente nelle fasi iniziali, un andare a tentoni e anche un cadere – proprio come accade al bambino di pochi mesi, che sta imparando a camminare con le sue gambe – è altrettanto vero che il cercare è sempre un cercare la verità, e che il desiderio, la febbre, quasi, della verità, cresce mano a mano che l’orizzonte si allarga, per cui arriva il tempo in cui l’anima non vuole nulla di meno che la verità in se stessa, e disdegna ciò che, in un altro tempo, l’avrebbe forse soddisfatta. Questo, almeno è quanto accade alle anime realmente desiderose del vero, alle anime integre, use a non barare mai al gioco della vita, neppure con se stesse, e indifferenti al plauso o al biasimo altrui, perché di una cosa sola sono impazienti: d’incontrare l’approvazione del maestro interiore che giace in fondo all’anima e che riceve ispirazione, guida e sostegno da quel’altro Maestro, che è al di sopra di noi, perché è al di sopra di tutto e di tutti.