ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 10 gennaio 2018

Il sacramento della sapienza

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L’ottavo sacramento

A volte il fissare troppo la terra tradisce un segreto inconfessabile; la perdita del cielo. Questa è l’impressione che suscitano in me troppi sacerdoti. Un tempo li si chiamava uomini di Dio, oggi l’espressione ha un che di antico, quasi archeologico.
Oggi sembra che Dio abbia abbandonato il cielo per confondersi con la terra, l’infinito parrebbe essersi non solo mescolato ma dissolto nel finito.
Per conseguenza il cristianesimo si va riducendo ad una morale applicata a tutte le miserie umane, con il fine di soccorrere, fasciare ferite, consolare.

Non licet esse christianos


SUL KATECHON – E SU COME FOSSE SERIO IL GOVERNO ROMANO


“Cosa trattiene il mistero dell’iniquità?”.  Se lo chiede “fra Cristoforo”, uno stimabile sacerdote-blogger.  E’,ancora una volta, una meditazione sul katechon, il misterioso “qualcosa” o ”qualcuno che trattiene” la venuta dell’Anticristo,  di cui san Paolo parla (o meglio allude) nella seconda lettera ai fedeli  di Tessalonica.  Per Fra Cristoforo, quel che “trattiene” è  il Cristo Eucaristico che la neo-chiesa di Bergoglio, lui teme e prevede, sarà presto “tolto di mezzo”. Scrive:
“Cos’ha infatti in programma la neochiesa? Ciò che da tempo avevamo preannunciato e che in molte località già avviene: la messa ecumenica. Cambiare le parole della Consacrazione per rendere invalida la Messa. E quindi eliminare l”Eucaristia”. Tutto ciò, come sapete è in atto. Eliminando la Presenza Reale e Sostanziale non avranno più senso i Tabernacoli, perché non ci sarà più “Presenza”. Ecco chi è Colui che ancora trattiene: Gesù Eucaristia. E quando verrà abolita la Consacrazione, il “mistero dell’iniquità” avrà campo libero, perché si siederà al posto di Dio. Sarà l’apice della apostasia”.

L’evidente ipocrisia

La “sedazione profonda”: forma mascherata di suicidio assistito?



(di Roberto de Mattei) Marina Ripa di Meana, la provocatoria esponente del jet set italiano morta a Roma il 6 gennaio 2018, ha scelto per morire la sedazione palliativa profonda, manifestando le sue ultime volontà in un video-testamento: «Dopo Natale le mie condizioni di salute sono precipitate. Il respiro, la parola, il mangiare, alzarmi: tutto, ormai, mi è difficile, mi procura dolore insopportabile: il tumore ormai si è impossessato del mio corpo. Ma non della mia mente, della mia coscienza. Ho chiamato Maria Antonietta Farina Coscioni, persona di cui mi fido e stimo per la sua storia personale, per comunicarle che il momento della fine è davvero giunto. Le ho chiesto di parlarle, lei è venuta. Le ho manifestato l’idea del suicidio assistito in Svizzera. Lei mi ha detto che potevo percorrere la via italiana delle cure palliative con la sedazione profonda. Io che ho viaggiato con la mente e con il corpo per tutta la mia vita, non sapevo, non conoscevo questa via. Voglio lanciare questo messaggio per dire che anche a casa propria, o in ospedale, con un tumore, una persona deve sapere che può scegliere di tornare alla terra senza ulteriori e inutili sofferenze. Fallo sapere. Fatelo sapere».

Anno dopo anno..

NON PENSO CHE IL PAPA SIA UN RELATIVISTA CONSAPEVOLE…PERO’… “La Verità” intervista Aldo Maria Valli: «Un papa non può guidare la Chiesa con i “forse”, i “dipende”, i “però”»


UN INTERESSANTE ARTICOLO – INTERVISTA DI UN ANNO FA…..
In un pamphlet su papa Francesco, il vaticanista del Tg1 è critico su questo pontificato: «Nelle sue parole segni di relativismo. Non indica una via sicura ai credenti. Vedo una grande confusione».
di Lorenzo Bertocchi (07-01-2017)
Nel 2007, un gruppo di intellettuali firmò un appello, promosso dal professor Giuseppe Alberigo, fondatore della Scuola di Bologna, perché la Gerarchia non s’immischiasse con la politica (ce l’avevano con il card. Camillo Ruini). Il gruppo progressista voleva il silenzio rispetto al dibattito allora in corso a proposito dei DiCo, versione soft di quella che poi è diventata la legge Cirinnà, in materia di unioni civili. Di questo gruppo, facevano parte, tra gli altri: Franco Bassanini, Gustavo Zagrebelsky, Valerio Onida, Vito Mancuso e Alberto Melloni. E poi c’erano un po’ di giornalisti, come Raniero La Valle, Giancarlo Zizola e Aldo Maria Valli, tutti di sinistra certificata.

Corvo elettronico?

Il ritorno dei corvi in Vaticano                  Una mail contro il direttore dello Ior

Nel testo finte scuse di Mammì per fatti pubblici e privati. Il mittente è ignoto

(Lapresse)

Un «corvo» vaticano ha posato il suo uovo elettronico avvelenato pochi giorni dopo Natale: una lunga, dettagliata email inviata a diciassette dipendenti del Governatorato e a due indirizzi della diocesi di Roma, che vuole essere un atto di accusa contro il direttore dello Ior, Gianfranco Mammì. La forma, riferisce chi ha avuto modo di scorrere la lettera, sarebbe quella di una «confessione» nella quale il dirigente bancario si scuserebbe per una serie di episodi, alcuni pubblici e altri molto privati, avvenuti durante la sua carriera: molti dei quali riguardano proprio la sua attività presso l’Istituto per le Opere di religione. Da quanto ha potuto verificare il Corriere, che ha cercato di contattare Mammì senza ricevere risposta, il direttore dello Ior ha già informato le autorità vaticane. E sembra che abbia negato qualunque responsabilità: non solo nella redazione dell’email ma a proposito del suo contenuto.

Last but non least

L'ULTIMA BLASFEMIA



Neochiesa, ultima blasfemia: l’Epifania dei Popoli. Affermare che noi possiamo conoscere Gesù sempre meglio, grazie al progredire della storia, è semplicemente una sciocchezza ed è una questione di fede, non di scienza 
di Francesco Lamendola   


  

Credevamo di sapere, noi cattolici retrogradi e reazionari, che cosa sia l’Epifania: vale a dire (dal greco antico) la manifestazione del Signore all’umanità, che si celebra il 6 gennaio, dodici giorni dopo il Natale, ricordando la visita dei Re Magi al Bambino Gesù. Ma non abbiamo tenuto conto delle vette sopraffine di aggiornamento teologico che può raggiungere la neochiesa, quando ci si mette d’impegno. Perché, come dice il padre carmelitano Giorgio Rossi (sulla rivista Il Carmelo oggi, Monza, n. di novembre 2012, p. 28):

Il Dogma cresce e si approfondisce : è vivo. Perché esprime ed approfondisce la persona di Gesù Cristo, la comprensione di Lui cresce lungo la storia. Noi conosciamo Gesù, ci adeguiamo al Cristo lungo i secoli; come Lui ha fatto con noi nel breve tempo del suo vivere come uomo tra gli uomini.

Tradotto in parole più semplici: i nostri nonni e i nostri padri, poverini, nella loro semplicità, credevano di adorare Gesù in spirito di verità, secondo l’insegnamento millenario della Chiesa; e credevamo che il Gesù da loro adorato fosse lo stesso che avevano adorato anche san Massimilano Kolbe, san Giovanni Bosco, il santo Curato d’Ars, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il beato Marco d’Aviano, santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce, san Filippo Neri, san Francesco di Paola, santa Caterina da Siena, sant’Antonio di Padova, san Francesco d’Assisi, santa Chiara, san Domenico, san Tommaso d’Aquino, sant’Alberto Magno… Ma ci siamo sbagliati; la conoscenza e la comprensione di Gesù crescono col progresso dei tempi, girano con la ruota della storia: per cui il Gesù che conosciamo oggi, grazie alla neochiesa e ai neoteologi, è un Gesù più “vero”, più “vivo” di quello che conoscevano e adoravano tutti costoro, poiché noi siamo più moderni di loro; come dice il gesuita spagnolo Busto Saiz, ora abbiamo davanti a noi, grazie agli sforzi di aggiornamento e di approfondimento di questa neochiesa, un Gesù più credibile, mentre quello conosciuto e adorato in passato dalle generazioni di cattolici che ci hanno preceduti, era, evidentemente, meno credibile

Tenuia volant verba..at scripta manent!

Perché Ratzinger non è eretico. La parola alla difesa

L'attacco frontale alla teologia di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI da parte di Enrico Maria Radaelli e Antonio Livi, di cui ha dato notizia a inizio d'anno Settimo Cielo, ha originato un dibattito molto vivace.
Radaelli e Livi accusano Ratzinger di aver reinterpretato la fede cristiana "con gli schemi concettuali propri del soggettivismo moderno, dal trascendentale di Kant all’idealismo dialettico di Hegel", con il risultato di invalidare proprio "la nozione base del cristianesimo, quella di fede nella rivelazione dei misteri soprannaturali da parte di Dio". A loro giudizio, infatti, nella teologia di Ratzinger "questa nozione risulta irrimediabilmente deformata dall’adozione dello schema kantiano dell’impossibilità di una conoscenza metafisica di Dio, il che comporta la negazione delle premesse razionali della fede".
A questa imputazione di sostanziale eresia, Settimo Cielo ha già ospitato una prima replica, a firma di Antonio Caragliu.
E ora eccone una seconda, scritta da un magistrato di Roma che è anche apprezzato autore di saggi di filosofia e teologia.

Auguri in modo sbagliato?

PEZZO GROSSO QUEST’ANNO NON HA FATTO GLI AUGURI PER LE FESTE. HA SEGUITO IL CONSIGLIO DEI SUOI AVVOCATI, PERCHÉ SE NO…

Vi sembrerà strano, ma Pezzo Grosso non m ha fatto gli auguri per le feste che abbiamo appena rimesso in armadio dopo l’Epifania. Non mi ha fatto gli auguri, di Natale, e neanche quelli di Capodanno. Mi sono stupito un poco, ma proprio ieri mi è giunta questa lettera che spiega tutto….
“Caro Tosatti, avrà notato che non le ho fatto gli auguri per natale e l’anno nuovo. C’è una ragione. I miei avvocati (penalista e civilista ) mi hanno scoraggiato dal farli secondo la formula che usavo (“un santo Natale …prospero, salutare e gioioso anno nuovo, ecc “), per eccessivo rischio di incorrere in punizioni grazie ai nuovi principi della Costituzione di prassi, vigente anche grazie al Pontefice massimo. (Come vede ho tolto “santo pontefice” per non incorrere nello stesso errore). I rischi di essere “incriminato” negli auguri tradizionali delle feste Cristiane, mi spiegano gli avvocati, sono infatti elevati. 

Chiodi di Paglia

  • DICHIARAZIONI CHOC

«Contraccezione? In certi casi è un dovere». Svolta in Vaticano

«Ci sono circostanze, mi riferisco ad Amoris laetitia capitolo VIII, che proprio per responsabilità richiedono la “contraccezione”». Se si voleva trovare una frase più chiara per spiegare il senso che viene dato al rinnovamento del paradigma della teologia morale sarebbe stato difficile. L’ha pronunciata don Maurizio Chiodi, teologo moralista e neo membro ordinario della Pontificia accademia della vita, recentemente rinnovata e retta da monsignor Vincenzo Paglia.
Chiodi è intervenuto lo scorso 14 dicembre alla Università Gregoriana di Roma nell’ambito di un ciclo di lezioni pubbliche in occasione dei cinquant’anni dell’enciclica di Paolo VI Humanae vitae (25 luglio 1968). Il titolo della relazione di Chiodi è molto chiaro: “Rileggere Humanae vitae (1968) a partire da Amoris Laetitia(2016)”, un titolo che a suo modo conferma le tante voci che vorrebbero in atto un progetto di rilettura dell’enciclica di Paolo VI in vista del suo cinquantenario.

martedì 9 gennaio 2018

C’è un senso in quello che sta avvenendo negli ultimi anni?

CHI E' IL PRETE ?


Si dice: un uomo di Dio. Certo: ma anche il monaco lo è così come la suora è una donna di Dio. Che cosa distingue il prete dal religioso? Riportiamo qui una riflessione di Antonio Cunial già vescovo di Vittorio Veneto 
di Francesco Lamendola  


Chi è il prete? Cosa attendersi da lui? Intendiamo: che cosa ci si può aspettare legittimamente?
Cominciamo da quello che il prete non è. Non è un sociologo, anzitutto: il suo compito non è quello di analizzare i fatti sociali o di offrire spiegazioni di carattere generale, anche se è ovvio che possiede una certa pratica, una certa esperienza in materia. Non è un sindacalista o un consulente del lavoro: non è affar suo difendere il salario minimo o il posto di lavoro dei suoi parrocchiani, per quanto sia logico e naturale che si senta partecipe dei loro problemi e che soffra con loro se versano nelle angustie. Non è un agitatore politico, tanto è vero che, per fare politica, ha bisogno di ottenere una speciale dispensa; e, anche se vi sono stati dei politici illustri che erano anche sacerdoti, come don Sturzo, resta il fatto che la politica non è, non può essere e non deve essere il normale campo d’azione del sacerdote; e ciò per una ragione ovvia: il prete è al servizio di tutti e non di alcuni, ma, se prende una esplicita posizione politica, inevitabilmente si identifica con quelli della sua parte e si separa dagli altri. Non è neppure uno psicologo: anche se si trova a dare consigli, qualora richiesto, e anche se i bisogni e i malesseri della mente non sono del tutto separabili da quelli dell’anima, si tratta pur sempre di due sfere distinte e di due prospettive differenti, l’una immanente, l’altra trascendente. Infine, va detto con estrema chiarezza che il prete non è il surrogato di alcuna figura della realtà profana: non può essere visto come un padre per l’orfano, tanto meno come un (quasi) marito per la vedova, e sia pure in senso spirituale; né come un assistente sociale per il povero o l’immigrato; e neppure, a maggior ragione, come un terapeuta o uno psichiatra per il depresso, per l’alcolista o per il tossicodipendente. Per ciascuno di costoro può essere un valido interlocutore, una specie di amico o di fratello maggiore, però evitando qualsiasi confusione di ruoli. Per tutte le problematiche specifiche di tipo puramente umano, ci sono i singoli specialisti: il prete non è chiamato a fare le loro veci, a colmare la loro assenza. Non può improvvisarsi tuttologo; e, per quanto bene intenzionato, deve stare attento a non provocare guai, cosa che accadrebbe se prendesse troppo sul serio la sua parte, in ambiti ove non ha una vera competenza.
Maestri cattolici: futuri educatori ecologici della neo chiesa?
“La civiltà cristiana non è più da inventare, e neppure la nuova città da erigere nelle nuvole. Essa è stata, essa è: è la civiltà cristiana, è la città cattolica. Non si tratta che di instaurarla e restaurarla senza sosta sulle sue fondamenta naturali e divine contro gli attacchi sempre rinnovati della malsana utopia, della rivolta e dell’empietà “. (san Pio X quando colpiva il ” Sillon ” nel 1910)
Fanno discutere – purtroppo – i tre punti del discorso dedicati dal santo Padre Francesco ai “Maestri Cattolici” per gli auguri di Nuovo Anno, qui il testo ufficiale. Vediamo i passaggi salienti:
Vorrei proporvi tre punti di riflessione e di impegno: la cultura dell’incontro, l’alleanza tra scuola e famiglia e l’educazione ecologica“.

E adesso, che cosa ci proponiamo di fare?

ORA BASTA E' TEMPO DI REAGIRE



Massoneria ecclesiastica? Ora basta leccarsi le ferite: è tempo di reagire. 4 parole con una suora "non nostalgica" che ha vissuto tutta la parabola della Chiesa: quel profondo senso di malinconia quasi di precarietà spirituale 
di Francesco Lamendola  

  

L’altro giorno ci è capitato di fare quattro parole con una vecchia suora – non proprio vecchia, diciamo un po’ oltre la mezza età; dovevamo accompagnarla a prendere il treno alla stazione più vicina, un tragitto di circa venti chilometri, e così c’è stato il tempo per una breve chiacchierata. Un po’ generica, forse, ma altamente istruttiva. Il discorso è caduto quasi immediatamente sulle “novità” e sui continui cambiamenti, per non usare altro vocabolario – né ci sarebbe parso il caso, data la condizione della nostra interlocutrice – introdotti dall’attuale (falso) pontefice e dalla sua coorte di falsi preti e vescovi modernisti, massoni e gnostici: tutte espressioni, dunque, che ci siamo guardati bene dall’adoperare, anzi, Bergoglio non l’abbiamo neppure nominato. Eppure, c’era un qualcosa di non detto che incombeva e che ha reso quella breve conversazione decisamente malinconica. Da parte nostra, eravamo più interessati ad ascoltare che a parlare: volevamo cogliere gli umori, lo stato d’animo di una suora di circa sessantacinque anni, che è suora da una buona quarantina d’anni, e che ha vissuto, dal convento e dagli asili materni nei quali ha prestato la sua opera, tutta la parabola dalla Chiesa di Pio XII, quella di prima del Concilio, ai nostri giorni, i giorni della neochiesa dilagante e spadroneggiante, quando non passano ventiquattro ore senza che un membro del neoclero non dia scandalo ai fedeli, contestando o sbeffeggiando questo o quell’aspetto della dottrina, della pastorale e della liturgia.

Ambasciator porta pena..

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Spifferi parte LVII:  il pericolo dello scisma. Giuramento di fedeltà al magistero di Bergoglio” 


Premetto che ciò che viene riportato negli Spifferi proviene da una fonte molto addentro agli ambienti Vaticani. E che mi riferisce quanto ritiene importante di ciò che riesce a “captare” in tutto l’entourage che quotidianamente bazzica a Santa Marta. Dunque io riporto esclusivamente ciò che mi viene “confidato”. E lo pubblico per dovere di Verità. Posso dirvi che la fonte è degna di attendibilità. Ne è prova il fatto che tanti Spifferi si sono ormai tristemente realizzati. Quelli che ancora non hanno avuto risvolti, non è che non avverranno. E’ solo una questione di tempo. Perché, come avrete capito, le cose a Santa Marta possono cambiare da un giorno all’altro. Dipende dagli umori. Noi siamo semplici ambasciatori. E come si dice: ambasciator non porta pena.

"La Trinità è migrante"?

PER UNA CHIESA SENZA FRONTIERE. 

Meno male che siete arrivati – ha evidenziato monsignor Tisi-: un popolo seduto è destinato a morire, voi ci fate capire che bisogna cambiare, siete angeli di Dio mandati a svegliarci, a dirci che è bello …
“Dio è  migrante. La Trinità  è migrante come lo devono essere tutti i  cristiani che non devono avere una casa”.












“Accompagnandoli” fino alle porte del’inferno.

A proposito di “segni dei tempi”



In un recente articolo apparso su questo sito: Di quali altri segni c'è bisogno?, il professor Francesco Lamendola parlava dei cosiddetti “segni dei tempi”, mediante i quali  il Cielo ci mette in guardia dai gravi pericoli che incombono sull’umanità, e in particolare dalla tragica situazione in cui versa oggi la Chiesa di Cristo.

Ebbene, se di alcuni di essi potremmo dire che si tratta di fenomeni naturali, strumentalizzati dai soliti fanatici integralisti cattolici (vedi il fulmine sulla cupola di San Pietro, oppure la colomba aggredita ed uccisa dai rapaci), ed ancora, se di altri si potrebbe parlare di semplici sviste, disattenzioni (!) del Santo Padre (come l’incompleta, ambigua benedizione Urbi et Orbi del giorno di Natale 2017), cosa dire invece di quelli sotto elencati (solo a titolo di esempio, poiché comporre una lista completa sarebbe impresa titanica) ? Semplici quisquilie, bazzecole, pinzillacchere, come direbbe la buonanima di Totò? : 

Le prefiche della neochiesa

Se un parroco è "linciato" per aver detto una verità


Dire la verità sul matrimonio può costare molto caro. Soprattutto se si è sacerdoti e se si vive come in una bolla, immuni dalle ultime tendenze in fatto di divorzio e indossolubilità. Può capitare ad esempio che si possa essere "linciati" da alcuni parrocchiani e dai giornali per avere detto semplicemente come stanno le cose. A Camposanto, in provincia di Modena il parroco don Walter Tardini non avrebbe mai immaginato che una delle sue ultime omelie avrebbe provocato la reazione scandalizzata di qualche parrocchiano.

Di che cosa si è macchiato il sacerdote? Di aver detto una ovvietà, comprovata da decine e decine di studi anche scientifici. E cioè che i bambini di genitori divorziati soffrono molto di più dei bambini di coppie stabili. Apriti cielo. A dare fuoco alle polveri ci ha pensato la Gazzetta di Modena che, imbeccata da un parrocchiano fuggito scandalizzato da quella messa, ha prima modificato le parole del parroco, attribuendogli la frase – mai pronunciata - che i “figli dei divorziati sono dei reietti della società” e poi, non contenta, gli ha sguinzagliato in paese la cronista a caccia di fedeli indignati col reverendo.

lunedì 8 gennaio 2018

La “penultima età della Chiesa”

L'AVVENTO DEL REGNO DI CRISTO NELLA 6° EPOCA DELLA CHIESA: Fondamenti biblici del Trionfo del Cuore Immacolato

Arrivati a questo punto della diamina sul tema della promessa della Vergine SS. circa il Trionfo del suo Cuore Immacolato (sul cui tema ho già pubblicato diversi articoli sia di natura più teologica che di natura più profetica: vedi l'Album IL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA E’ DAVVERO PROSSIMO?), non si può prescindere da una rapida rassegna dei fondamenti biblici che stanno alla base del discorso circa il regno di Cristo per mezzo di Maria.

Non c'é posto a Santamarta

NUOVI MARTIRI "DIMENTICATI"


Martiri "ignorati" dalla neochiesa: «Voglio solo un posto ai piedi di Gesù» oggi in molti lo hanno già dimenticato, Shahbaz Bhatti ministro pakistano e unico cattolico del governo, assassinato per mano dei fanatici islamisti
di Francesco Lamendola  


Oggi in molti lo hanno dimenticato. Eppure è passata solo una manciata di anni da quell’11 marzo del 2011 in cui Shahbaz Bhatti, quarantadue anni, ministro pakistano per le minoranze e unico cattolico a far parte del governo di Asif Ali Zardari, cadeva assassinato per mano dei fanatici islamisti, a Islamabad, per fargli pagare le sue coraggiose prese di posizione in favore dei cristiani perseguitati. Era consapevole dei rischi che correva; peraltro, il governo gli aveva negato la scorta, per cui girava da solo e anche quel giorno, mentre si recava dalla casa di sua madre alla sede del suo ministero, viaggiava a bordo di un’auto con il solo autista, senza alcuna protezione. Appena due mesi prima era stato assassinato il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, per essersi opposto, proprio come Bhatti, all’introduzione della legge sulla blasfemia, che in pratica pone una spada di Damocle su tutti i non islamici del Paese, oltre che sugli islamici considerati “tiepidi” ed invisi ai fondamentalisti, e per aver difeso, come aveva fatto il ministro, la sfortunata Asia Bibi, la giovane donna condannata a morte, appunto per blasfemia, nel 2010, con l’accusa – assai dubbia - di aver offeso il profeta Maometto. Ricordiamo, fra parentesi, che il papa Francesco, che pure ha ricevuto un appello di Asia Bibi dal carcere, non ha mai voluto neppure nominarla nel corso di questi primi cinque anni del suo pontificato. Sebbene parli ogni giorno dei diritti dei migranti e sebbene abbia più volte negato l’esistenza di un terrorismo islamico (o, magari, appunto per questo), il papa non ha ritenuto di spendere nemmeno un grammo della sua vasta popolarità internazionale in favore di Asia Bibi.  

Destinato ad allungarsi ancora..

Un altro vescovo "contro" Bergoglio su Amoris Laetitia

Il vescovo Laun, soprannominato il "Leone di Salisburgo", ha firmato la professione di fede che corregge Bergoglio. Un elenco destinato ad allungarsi

Un altro vescovo ha firmato la professione di verità sul matrimonio sacramentale. Dopo la pubblicazione del documento dei vescovi kazaki e la sottoscrizione degli italiani Negri e Viganò, era arrivata l'adesione del cardinale Pujats.

Adesso è la volta di Monsignor Andreas Laun, viennese, vescovo di Libertina e vescovo emerito di Salisburgo, che ha deciso così di "sposare" la battaglia intrapresa da Tomash Peta, Jan Pawel Lenga e Athanasius Schneider. L'elenco, insomma, per quanto contenga esponenti considerati marginali, pare destinato ad allungarsi ancora. 

Gli alieni non solo ci sono, ma sono tra voi

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Una voce dal pianeta Ambiguo

    «Metterci in contatto con extraterrestri? Credo che questo non possa avvenire in tempi brevi. Il problema sono le grandi distanze in gioco. Più guardiamo lontano dalla Terra, maggiori sono le probabilità che ci sia un pianeta con intelligenza; ma più difficile sarà comunicare con loro in modo significativo».
Lo confesso. Quando ho intercettato questa dichiarazione mi è scappato un sorriso. Dunque fratel Guy Consolmagno, grande astronomo, gesuita, direttore della Specola Vaticana, pur sostenendo che l’ipotesi dell’esistenza di extraterrestri non sia del tutto campata per aria (scusate la battuta), ritiene che le distanze siano troppo grandi per consentire un contatto.

Amorosi sensi

Bergoglio ha ragione… tutti gli altri…  torto!
Un esempio di conformismo interessato



Amorosi sensi:
Francesco-Tornielli e Bergoglio-Borghesi



Siccome ormai siamo afflitti dal vizio di leggere ciò che si scrive sulle cose di Chiesa, ecco che ci siamo imbattuti in un’intervista condotta da Andrea Tornielli e riguardante Bergoglio e chi lo critica.

Chi è Tornielli? Tornielli è un vaticanista de La Stampa che si guadagna il pane scrivendo delle cose di Chiesa, con un occhio particolare per il Vaticano e i prelati che vi abitano. Per questo si chiama “vaticanista”. Ma si chiama anche vaticanista perché scrive in simbiosi col Vaticano, cioè scrive in maniera tale da non dispiacere agli abitanti del Vaticano.
Non è esatto, obietterà qualcuno, perché ci sono dei vaticanisti che non si preoccupano di dispiacere agli abitanti del Vaticano. E’ vero, ma a parte il fatto che in genere costoro finiscono col dover fidare solo sulle loro forze, in ogni caso Tornielli è uno che si è specializzato nell’elogio del Papa regnate, e questo non lo diciamo solo noi, ma ormai sono in tanti a dirlo… e da qualche tempo.
Intendiamoci, Tornielli fa quello che ritiene sia meglio e questo è del tutto legittimo, quindi la nostra non è una critica, ma una constatazione.

Incredibile per chi?

Padre Martin: il Catechismo induce al suicidio i giovani Lgbt


Incredibile, ormai non v’è proprio più ritegno: nel corso di una recente intervista, Padre James Martin (nella foto), nei mesi scorsi nominato da papa Francesco consultore del Segreteriato per le Comunicazioni della Santa Sede, ha accusato il Catechismo della Chiesa Cattolica di contribuire al suicidio dei giovani Lgbt per il fatto di ritenere peccaminosi e intrinsecamente disordinati gli atti omosessuali.

Un re Mida di nuovo genere

IL "NEGAZIONISTA" BERGOGLIO



Non sa dire la verità chi non è nella Verità. Il caso di quel che dice con modo di argomentare balordo il (falso) papa Bergoglio "negazionista" sul terrorismo islamico non sapendo distinguere tra chi è vittima e chi carnefice 
di Francesco Lamendola  


 

Se l’uomo, mediante il dono della fede, è radicato nella grazia, cioè si apre al fluire della vita di Dio in se stesso, allora egli è nella Verità, e non può che servire fedelmente la verità, e dire sempre la verità. Ma se l’uomo rifiuta la Verità di Dio, o, peggio, pretende di adulterarla, vale a dire di accoglierla sub conditione, al fine di servirsene, manipolarla e strumentalizzarla, vuoi per la ricerca di onori e potere, vuoi per farne una delle tante ideologie che presumono di portare nel mondo la salvezza (con la minuscola), allora la verità fugge da lui, lo abbandona, come gli animali della foresta abbandonano le loro tane all’avvicinarsi di un pericolo, o nell’imminenza di un terremoto; e costui, abbandonato dalla verità, diviene incapace di dire il vero e incomincia a vivere di menzogne, e a spacciare le menzogne per verità. Gli accade come a un re Mida di nuovo genere: tutto ciò che tocca, diventa menzogna; perché, se in lui non c’è sufficiente umiltà da accogliere la Verità di Dio, non ci sarà neppure abbastanza spazio per accogliere una qualsiasi altra verità umana. Vige sempre la legge della perfezione: la perfezione assoluta include ogni singola cosa buona, ma non esiste cosa buona che sia superiore a ciò che è perfetto; pertanto, se qualcuno rifugge dalla perfezione, non sarà degno neppure di possedere un bene di secondo o terzo livello. Ciò che è perfetto comprende, e naturalmente supera, ciò che è meno perfetto; come ciò che è più grande include ciò che è più piccolo. Non per nulla Gesù Cristo aveva ammonito: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli(Mt 5, 48). Gesù non ha mai detto, come dice, ormai sempre più spesso, il clero della neochiesa dei nostri giorni: Fate quel che potete, meglio che potete; e se non potete evitare il peccato, pazienza, il Dio misericordioso vi perdonerà comunque; niente affatto, bensì raccomanda: Siate perfetti, e Lui per primo ne ha dato l’esempio, facendo sempre, in ogni cosa, pienamente e generosamente la volontà del Padre. Questa infatti è la perfezione, umanamente parlando: fare la volontà di Dio; e, da quando il Verbo si è Incarnato, prendere a modello, in tutto e per tutto, Gesù Cristo. Solo che la neochiesa ha smesso di parlare della perfezione, ossia della santità…

"Castigat ridendo mores..." ?


I LECCA-LECCA DEL PAPA. UNA LETTERA FALSA DA SANTA MARTA PER REGOLARE LA MATERIA. SORRISO DI INIZIO SETTIMANA…


Cari amici e nemici di Stilum Curiae, parliamo sempre di cose tanto serie che ogni tanto un sorriso è necessario. Direi quasi obbligatorio. E ieri ce ne sono stati due. Il primo me lo ha regalato il collega Antonio Socci, che qui ringraziamo, pubblicando su Twitter la foto che vedete.
Una foto innocentissima, come l’animo del venditore di lecca lecca che l’ha messa in vetrina. Ma a gente maligna come siamo quasi tutti l’immagine fa scattare subito il collegamento con quelli che il Pontefice regnante chiama Leccacalzini, e il collega Giuseppe Rusconi ha genialmente battezzato turiferari, includendo tutta una serie di categoria, dal turiferario semplice al superturiferario.

Cattivi scolari o pessimo maestro?

Tutti a scuola di don Milani. Ma se questi sono i suoi allievi…

Natale amaro per il Forteto, la comunità agricola toscana alla quale il tribunale dei minori di Firenze affidava giovani "difficili" da restituire a una vita serena. Rodolfo Fiesoli, 76 anni, fondatore e "profeta" di questa comunità, è stato arrestato la mattina del 23 dicembre, poche ore dopo che la corte di cassazione aveva confermato in via definitiva la sua condanna a 14 anni di carcere.
L'agghiacciante cronistoria del Forteto è stata anticipata da Settimo Cielo fin dal 2013, quando ancora la fama della comunità era alle stelle presso l'intellighenzia progressista, cattolica e laica, che dava credito alle asserzioni di Fiesoli di voler riprodurre "meglio e più in grande" l'esperienza educativa di don Lorenzo Milani (1923-1967), il sacerdote fiorentino sulla cui tomba, a Barbiana, si è recato in visita lo stesso papa Francesco (vedi foto):

> Cattivi scolari di don Milani. La catastrofe del Forteto
Fiesoli era membro della Fondazione Don Lorenzo Milani, e il nesso tra le due realtà era stato confermato ed esaltato anche dai sociologi Giuseppe Fornari e Nicola Casanova, nel saggio "La contraddizione virtuosa. Il problema educativo, don Milani e il Forteto", stampato nel 2008 dalla prestigiosa editrice "Il Mulino”, oltre che dalla costante prossimità a Fiesoli del presidente del tribunale minorile di Firenze, Gian Paolo  Meucci (1919-1986), grande amico di don Milani e figura di spicco del cattolicesimo progressista fiorentino.
Ma quello che davvero accadeva dentro il Forteto era da brividi. E le più di mille pagine della sentenza del 17 giugno 2015, ora confermata dalla cassazione, lo documentano in modo dettagliato, nelle deposizioni degli imputati, dei testimoni, delle vittime.
Nel Forteto vigeva un regime di forzata separazione tra maschi e femmine, anche se fidanzati o sposati, di divieto dei rapporti eterosessuali, di pratiche omosessuali incentivate e spesso imposte, di rottura con le famiglie d'origine, di pubblici processi e di punizioni umilianti dei disobbedienti, di culto della personalità del fondatore, di abusi sessuali sistematicamente compiuti da Fiesoli sui suoi sottoposti.
Ma l'attrattiva del Forteto si estendeva ben al di là dei confini dell'azienda agricola e della Toscana. Tra i testimoni ascoltati dai giudici c'è un sacerdote dell'arcidiocesi di Bologna, don Stefano Benuzzi, la cui deposizione occupa sei pagine della sentenza e documenta in modo impressionante la deriva ideologica dalla quale anche lui si era fatto afferrare.
Don Benuzzi, 47 anni, laureato in ingegneria, all'epoca del processo insegnava religione in un liceo di Bologna e celebrava messa in una parrocchia di periferia. Aveva incontrato Fiesoli a una marcia in memoria di don Milani, a Barbiana, nel 2001, e continuò a frequentarlo fino al 2008, sempre più "affascinato". Creò anche lui attorno a sé una piccola comune di giovani, per imitare e incrementare gli ospiti del Forteto. E nel frattempo ebbe una relazione sentimentale con una donna, relazione di cui Fiesoli e i suoi erano a conoscenza, irridendola pubblicamente.
Interrogato dai giudici, don Benuzzi non chiarì perché a un certo punto cessò di frequentare Fiesoli. Nel raccontare l'ultimo incontro che ebbe con il fondatore della comunità disse:
"Stetti in camera sua per un po' e ci furono delle effusioni. Rodolfo mi ha abbracciato e baciato. Sulle mani, sì, e poi anche in bocca, ma non c'era niente di violento né di voluttuoso da parte sua. Quel bacio era di una purezza incredibile, da parte di una persona che voleva dedicarsi a rapporti con gli altri sinceri, trasparenti".
Nel Forteto "viene seguito il modello greco", disse ancora don Benuzzi ai giudici. Lì vigeva "un'amicizia profonda, coinvolgente", perché "nel rapporto uomo con uomo, donna con donna, si possono raggiungere picchi di intesa e di coinvolgimento superiori a quelli propri della relazione eterosessuale".
Dei poteri assoluti esercitati da Fiesoli sulla comunità, don Benuzzi disse:
"Quando c'è qualcuno che mette in discussione le sue scelte, lo taglia fuori. Rodolfo non ha alcun interlocutore sopra di lui. Dopo di lui c'è Dio".
Da Fiesoli ammise di sentirsi ancora "affascinato", nonostante – scrivono i giudici riferendosi al capo del Forteto – "il suo linguaggio scurrile, le bestemmie contro la Madonna, la sessualizzazione di ogni situazione".
E scrivono ancora i giudici al termine dell'interrogatorio del sacerdote:
"È una deposizione sulla quale ogni commento appare superfluo. Pur connotata nelle parti maggiormente 'sensibili' da una evidente reticenza, ha tuttavia confermato cosa realmente fosse il Forteto e come Rodolfo Fiesoli riuscisse a fare presa su soggetti con profili psicologici particolari, con difficoltà interiori, conflitti e paure, privi di una solida capacità di critica e discernimento".
Oggi don Benuzzi è parroco a Badi, nell'alta valle del Reno, sull'Appennino bolognese.
Sono passati i tempi gloriosi in cui il suo nome compariva, in qualità di "docente del Liceo scientifico Copernico di Bologna", come relatore in un dotto convegno all'Università di Firenze dal titolo: "Crisi dell'educazione o educazione della crisi?".
Era il 2005 e a promuovere e coordinare quel convegno era Luigi Goffredi, numero due e ideologo del Forteto, oggi scampato al carcere per prescrizione dei fatti a lui addebitati. Tra i relatori c'era anche Massimo Toschi, assessore alla cooperazione internazionale e alla pace della regione Toscana, anche lui tifoso del Forteto e membro della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna diretta da Alberto Melloni.
Non solo. Il relatore principe del convegno era nientemeno che René Girard (1923-2015), venuto dalla Stanford University, l'antropologo di fama mondiale che Fiesoli e Goffredi acclamavano assieme a don Milani come sommo maestro del loro metodo educativo. "Travisando completamente il suo insegnamento", scrivono i giudici nella sentenza, dopo aver riportato le dichiarazioni di don Benuzzi, anche lui entusiasta di Girard, che aveva "incontrato a Parigi in occasione di una visita fatta assieme ad alcuni membri del Forteto", gli immancabili Fiesoli e Goffredi.
"All'evidenza – scrivono ancora i giudici – Benuzzi aveva trovato nel Forteto e nella sua guida, Fiesoli, la figura forte di cui aveva bisogno per essere sorretto e incoraggiato a fronte di problemi interiori, di conflitti, insicurezze, paure, e di una consistente confusione che lo affliggevano, attesa anche la scelta di vita sacerdotale attuata, in quegli anni, in forma alquanto 'originale'".
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Lo scorso aprile, poco prima della visita di papa Francesco a Barbiana, ha fatto rumore un passaggio di una lettera scritta da don Lorenzo Milani all'amico giornalista Giorgio Pecorini, raccolta nell'opera omnia del sacerdote, pubblicata da Mondadori a cura di Alberto Melloni:
"Quei due preti mi domandavano se il mio scopo finale nel fare scuola fosse portarli alla Chiesa o no e cosa altro mi potesse interessare al mondo nel fare scuola se non questo. E io come potevo spiegare a loro così pii e così puliti che io i miei figli li amo, che ho perso la testa per loro, che non vivo che per farli crescere, per farli aprire, per farli sbocciare, per farli fruttare? Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani più che la Chiesa e il papa? E so che se un rischio corro per l’anima mia non è certo di aver poco amato, piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!)".
E poco più avanti:
"E chi potrà amare i ragazzi fino all’osso senza finire di metterglielo anche in culo, se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’inferno?".
Don Milani subì anche in vita l'accusa di pratiche omosessuali. Ma a rimetterla in circolo è stata la dedica proprio a lui, don Milani, dell'ultimo romanzo di un affermato scrittore italiano, Walter Siti, con protagonista un prete pedofilo, e le successive giustificazioni date da Siti a questa dedica.
Da parte dei seguaci di don Milani sono venute repliche sdegnate.
Ma riguardo a un'eventuale beatificazione del sacerdote, l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, da cui dipende l'avvio del processo canonico, l'ha esclusa con decisione: "Assolutamente no, almeno fino a quando ci sarò io. Io non credo alla santità di don Lorenzo".

Settimo Cielo di Sandro Magister 08 gen 

domenica 7 gennaio 2018

Le parole orientano il pensiero

NEOCHIESA E SODOMIA



Ora la neochiesa celebra apertamente la sodomia. Infine, è caduta la maschera anche in questo particolare ambito: quello dell’omofilia, erroneamente detta omosessualità. La vera carità cristiana consiste nel dire di sì a tutti? 
di Francesco Lamendola  

  

Infine, è caduta la maschera; e, dopo aver parecchio tergiversato e zigzagato, la neochiesa ha imboccato una volta per tutte l’autostrada che porta verso la rottura totale e definitiva col passato, vale a dire con la Tradizione e la vera Chiesa di Gesù Cristo, anche in questo particolare ambito: l’omofilia, erroneamente detta omosessualità (in natura l’omosessualità non esiste; la sessualità è sempre e solo eterosessualità, le piante coi fiori ci insegnano questo fin dai rudimenti della botanica). Ma lasciamo anzitutto che a parlare siano i fatti.
Il fatto numero uno è la sfortunata vicenda di due ragazzi vicentini di ventuno anni, i quali in montagna, durante le vacanze natalizie, sono morti nel sonno, intossicati dal monossido di carbonio rilasciato dalle braci che si erano portati in camera per riscaldarsi durante le ore notturne: un tipo d’incidente tutt’altro che raro, purtroppo. Solo che quei due ragazzi, che erano andati in montagna con due amiche, sono stati subito qualificati dai media con il nome di “fidanzati”. Fidanzati, come? Non delle ragazze; le quali, del resto, dormivano in un’altra camera, e perciò si sono salvate. Ma di chi, allora? Fra di loro. Ecco: la cosa è uscita quasi subito, anche se con un po’ di fatica, perché, all’inizio, qualche giornale e qualche rete televisiva aveva preferito definirli “amici”. Insomma, erano una coppia omofila e la cosa, evidentemente, aveva creato qualche imbarazzo. 

Campagna anti vaccinazioni?

Una visita apostolica ai vescovi kazaki?


C'è preoccupazione che papa Francesco potrebbe inviare una Visita apostolica ai vescovi kazaki che hanno rilasciato una "Professione di Verità" come correzione dell'Amoris Laetitia, ha appreso il giornalista Edward Pentin.

Parlando a EWTN (5 gennaio), Pentin si aspetta che Francesco ignori la correzione, almeno in pubblico:

"Finora è stata questa la procedura, sperando che passi. I cardinali dei Dubia non sono mai stati davvero riconosciuti per la loro iniziativa".

Foto: Tomash Peta, Jan Pawel Lenga, Athanasius Schneider, © wikicommons CC BY-SA#newsWbnsdsejnk


https://gloria.tv/article/6K9e6gsaQLY83c736zdVZWPph

Un subdolo messaggio di Bergoglio ai Vescovi della Correzione Ufficiale” di Fra Cristoforo
Non so se avete notato i discorsi di Bergoglio alla Messa e all’Angelus di ieri. Pare proprio che Omissis, non in modo frontale, ma abbia voluto ugualmente lanciare un subdolo messaggio ai Vescovi della Correzione Ufficiale. Forzando ovviamente i testi biblici, per arrivare dove voleva lui. Come è suo solito fare.