GLI INGANNI DEL "MODERNO"
Depurare mente e cuore dagli inganni del moderno. Le "prove" che, se il totalitarismo culturale viene imposto in maniera efficace, esso riesce a far passare qualsiasi verità di comodo, senza che nessuno ci trovi nulla di strano
di Francesco Lamendola
La civiltà moderna ha immerso la nostra mente e il nostro cuore in un labirinto d’inganni, di menzogne, di false apparenze di bene; ci ha persuasi, con una propaganda martellante, che il progresso è la chiave di tutto, non si può tornare indietro ma si deve andare sempre avanti; che il nostro futuro, il nostro destino, la nostra salvezza, dipendono dalla nostra disponibilità ad essere assolutamente moderni (come diceva l’ossesso Rimbaud, che terminò la sua vita vendendo armi e, forse, schiavi in terra d’Africa), e insomma che non vi è alcun Dio fuori del progresso, e nessun orizzonte al di là – o al di qua – del moderno.
La prima cosa da cui dobbiamo liberarci è il condizionamento mentale, anzi, il riflesso condizionato per cui, non appena sentiamo pronunciare, o leggiamo, la parola moderno, subito ci si forma l’acquolina in bocca, perché “sentiamo” di essere in presenza di qualcosa di altamente positivo, di qualcosa che è buono in se stesso.
In realtà, l’aggettivo moderno ha almeno due significati: uno storico e uno ideologico. Storicamente, è moderna una cosa rispetto a una cosa che la precede nel tempo: dunque indica, semplicemente, una scansione temporale, una successione dal prima al dopo. In questo senso, anche Virgilio è moderno rispetto a Omero, e Dante è moderno rispetto a Virgilio, e Ariosto è moderno rispetto a Dante. Insomma, quella del moderno non è una categoria dal valore assoluto, ma relativo: si è moderni fino a che si viene superati da qualcuno o da qualcosa che sono più moderni di noi, perché sono venuti dopo di noi. Questo, naturalmente, non significa affatto che i moderni siano migliori, ma semplicemente che sono più recenti. I giovani non sono migliori dei vecchi; hanno meno anni, meno esperienza, anche meno acciacchi, se si vuole: ecco tutto. I giudizi morali, le valutazioni di merito, non hanno niente a che fare con il fatto di essere giovane o di essere vecchio: bisogna vedere, caso per caso, che tipo di persona si ha davanti, indipendentemente dalla sua età. E per il moderno, inteso in senso storico, è la stessa cosa: un edificio, uno scritto, un evento politico, non sono migliori perché più recenti: anche perché, come si è visto, se sono più recenti rispetto a quel che è venuto prima, saranno più vecchio rispetto a quel che verrà. Niente è moderno in assoluto, come nessuno è giovane per sempre. Ideologicamente, la parola moderno ha un secondo significato: esprime, sia pure tacitamente, un giudizio di merito, e più precisamente un giudizio di segno positivo. Così, quando Arthur Rimbaud affermava che si deve essereassolutamente moderni, intendeva fare l’elogio dell’essere moderni, e suggeriva che se non si è moderni, allora si vale di meno, si è incapaci di capire il presente, non si dà un valido contribuito al bene della società (o della cultura, o della poesia, in quel caso specifico).