«Venuta la sera Lui era ancora solo lassù». La preghiera notturna una speciale necessità dell’anima. La sola maniera per essere protetti contro il male è quella di ricordarsi della propria condizione creaturale e pregare sempre
di Francesco Lamendola
L’episodio evangelico, piuttosto noto, di Gesù che cammina sulle acque, è preceduto da una notazione che ci conferma quanto la preghiera in solitudine, anche di notte, in cima a luoghi elevati, fosse per Gesù una vera e propria consuetudine, una parte essenziale della sua spiritualità e del suo ascetismo. Ci piace rileggerlo e meditarlo, anche per meglio comprendere il miracolo della sua apparizione sulla superficie del lago di Tiberiade, con le acque agitate e quasi in tempesta, e con il commovente tentativo di san Pietro di imitarlo, andandogli incontro, che per poco tuttavia non si conclude in tragedia (Matteo, 14, 22-33):
Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!»